RFU e le porte chiuse per chi gioca all’estero: non si cambia per 8 anni

Niente nazionale per chi sceglie di andare a giocare per club lontani dall’Inghilterra. Lo dice Midi Olympique

ph.Paul Harding/Action Images

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Tra i principali motivi che hanno portato alla precoce eliminazone dell’Inghilterra da molti addetti ai lavori è stata additata la restrittiva policy che riguarda i giocatori che militano in club stranieri: chi non gioca in Inghilterra non può ambire a vestire la maglia bianca con la rosa rossa sul petto. Una policy che ha portato all’esclusione di giocatori come Steffon Armitage e Nick Abendanon, che militano entrambi in Francia e che hanno vinto negli ultimi anni il titolo di miglior giocatore d’Europa, ma che l’Inghilterra – intesa come squadra – l’hanno vista solo in tv.

 

In molti pensavano che il tracollo della suadra allenata da Stuart Lancaster al Mondiale avrebbe spinto la RFU a rivedere la sua normativa, ma non sarà così. O almeno questo sotiene Midi Olympique, con il media francese che parla di una riunione tra federazione inglese e club della Premiership al termine della quale è stato comunicato che le porte della nazionale rimarranno chiuse per chi gioca all’estero per altri 8 anni, poi si vedrà. Viene ancora mantenuta aperta la scappatoia delle “circostanze eccezionali” grazie alle quali si potrà bypassare la policy.
Midol ha raccolto anche una dichiarazione di Mark McCafferty, boss della Premiership: “Tutti hanno dato il loro parere ma noi pensiamo che il nostro rugby ottenga grossi benefici da questa politica. Il nostro obiettivo è che i nostri migliori giocatori possano migliorarsi fino a raggiungere il loro massimo livello qui in patria”.

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