Rugby di base, l’allarme di Treviso per il gap con le altre Unions

Gli ex Azzurri Grespan e Zanon, tecnici alla Ghirada, criticano organizzazione e regole di minirugby e Under 18

COMMENTI DEI LETTORI
  1. aristofane 15 Ottobre 2015, 08:13

    La federazione ha le sue enormi colpe, ma anche i club…come mai non riescono a coinvolgere un n° maggiore di ragazzi?

    • teorub 15 Ottobre 2015, 08:27

      forse perchè i ragazzi e i genitori vedono i forti problemi che incontra una società a sviluppare una programmazione coerente con le ambizioni dei ragazzi e a questo punto i ragazzi stessi non sono più interessati a giocare.

      • Joest 17 Ottobre 2015, 14:15

        e’ sempre colpa della federazione…… sbiriguda come d’antani supercazzola prematuraya

    • PierreAnge 15 Ottobre 2015, 13:29

      perche ?

      5/6 anni fa avevamo malapena 12/15 ragazzi per ciascun Under del mini rugby, adesso ne abbiamo il doppio! bello ! ma adesso devono essere sempre meno sul prato… cosa facciamo ? 3 o 4 squadre, ok ma chi le segue ? meno squadre, ma allora giocano tutti e sempre meno tempo per tutti… torneranno a giocare a spingi zucca…

  2. Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 08:15

    Il discorso di Zanon mi sembra abbia solo motivazioni di carattere corporativistico.
    I presupposti vanno ribaltati.
    Quanti giocatori di 18 anni anno il talento per giocare in eccellenza, che è il nostro paradigma attuale per stabilire chi ha una pur flebile possibilità di andare avanti?
    I migliori U20 italiani ( Accademia Ivan Francescato) giocano la serie A e non sono nemmeno in grado di qualificarsi per i play off della stessa ( che non potrebbero comunque disputare).
    Per quale motivo i ragazzi di 19 anni che non trovano posto in Eccellenza non possono andare in serie A ed eventualmente in serie B ?
    Qualore valore aggiunto di carattere tecnico porterebbe un campionato nazionale U20?
    Paragonarci alle Unions o peggio copiare le Unions, forse appartiene alla convinzione di essere una nazione di Tier 1, ma noi la quantità e soprattutto la qualità dei 19enni “unionisti” ce la sognamo.

    • ginomonza 15 Ottobre 2015, 09:03

      Scusa AdG non capisco bene!
      Se gli altri hanno campionati fino a U23 e noi terminiamo a U18 come pensi che questi possano giocare in A o addirittura in eccellenza?
      Certo i club hanno le loro responsabilità ma la FIR non dovrebbe essere la prima ad occuparsene?
      Se TV per esempio e solo come esempio non sa dove potrebbe mandare i suoi 18,19enni li deve far giocare in PRO12?

      • M. 15 Ottobre 2015, 09:17

        O li manda all’accademia, o li manda in un club con cui fa qualche accordo di serie a-b-c o nel suo eventuale secondo team che gioca in un campionato più basso. CErto se potesse ternerseli e fornarseli per altri 2 anni facendo un campionato continuo non sarebbe meglio?

        • Paolo Wilhelm 15 Ottobre 2015, 09:44

          A treviso avevano messo in piedi la seconda squadra, spendendo dei bei soldi: qualcuno l’ha fatta chiudere

          • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 10:37

            Se vogliamo fare a chi è più bravo è un conto, se vogliamo analizzare con realismo le cose è un altro.
            O non vogliamo vedere cosa combinano gli U20 nel campionato di serie A oppure gioco e risultati sono lì da vedere. Se queste performance secondo voi “reclamano” un campionato ad hoc, vuol dire che della parola livello tecnico abbiamo due opinioni differenti.

    • M. 15 Ottobre 2015, 09:15

      Ma il discorso era più vasto, perché guardare come sempre solo alla cima della piramide?
      Oggi c’è l’obbligatorietà, tutte le squadre finiscono il loro “percorso” alla under 18. Quanti ragazzi in serie C sono pronti per giocare con scafati personaggi che magari arrivano da 2 serie sopra e finiscono la loro carriera nelle serie minori? Il 50%? E gli altri? Continuano lo stesso senza vedere il campo? Vanno nel torneo amatoriale Uisp? Abbandonano? Vi siete chiesti perché il torneo amatoriale Uisp ha moltiplicato le squadre mentre i team normali fanno fatica a tirare avanti? Non è solo questione di strutture e campi e flessibilità delle date è che la Federazione non si accorge che la capillarità della diffusione è la ricetta per crescere e c’è tanta voglia e fame di rugby, se inizi la calamita della passione funziona sempre, l’ho visto in prima persona cominciando da 0 con una società nata da 0.

      Per me ogni ragazzo che perdi, anche il più scarso diciannovenne, è una perdita per il movimento che non è fatto solo dei risultati delle celtiche o della nazionale o delle squadre di eccellenza è fatto di una cultura sportiva collettiva che si costruisce con la partecipazione e l’inclusione.
      Abituare per altri 2 anni tutti i ragazzi a giocare al meglio, a 15, con mischie e tutte le cose normali, con coetanei, prolungarne il percorso di crescita e tenerli nel club, a giocare, fa solo bene, e se uno è già bravo per il salto lo chiameranno sicuramente in prima squadra anche se esiste la under 20 o la under 23…

      • M. 15 Ottobre 2015, 10:17

        Si potrebbe anche fare campionati under 20 al di fuori dell’obbligatorietà, se proprio tanti team pescano direttamente dalla under 18, cosa di cui dubito.

        • xnebiax 15 Ottobre 2015, 13:53

          Sono d’accordo con te M. quando dici che ogni giocatore perso, anche scarso, è una perdita per il movimento.
          Chi vuole giocare deve essere messo nelle condizioni di farlo.

    • mauro 15 Ottobre 2015, 09:27

      Buongiorno AdG,
      non capisco perchè il discorso di Zanon debba essere liquidato come corporativistico quando, almeno a me, sembra di un lampante buonsenso.
      Ho conoscenze superficiali del percorso dal minirugby alla fase U16-18 e per quel poco che ho visto tra i danni del metro cubo di ascione e della promiscuità fisica inadeguata ti perdi circa la metà dei piccoli talenti che con fatica ti sei portato fin là.
      Ho ricordi molto più lontani di quando si cominciava a giocare a rugby su campi spelacchiati con la rappresentativa scolastica. A Treviso c’era un campionato/trofeo interscolastico a cui partecipavano tutte le scuole superiori meno le magistrali (peccato) e vinceva quasi sempre l’ITIS perchè aveva una base maggiore su cui scegliere. Quei ragazzi poi magari proseguivano, non fosse altro perchè le ragazze guardavano più il rugby che il calcio, e magari diventavano dei grandi rugbisti. Quante storie come queste ci sono state fino all’avvento del professionismo.
      Dopo abbiamo pensato di essere diventati ingegneri perchè sapevamo disegnare un cerchio seguendo la base di un bicchiere; e vai di CdF e Accademie, togliendo i ragazzi dalla loro naturale sede di crescita che per me resta e resterà il club.
      Io, anche se non li mangio, continuo a preferire i polli ruspanti che quelli di batteria.
      Tutto questo pippone per dire semplicemente che se quando uno mette in rilievo i difetti del sistema lo liquidiamo come corporativista, allora credo sia giusto avere i risultati che otteniamo e mangiare il rugby avariato che qualcuno ci serve ogni fine settimana.

      • mezeena10 15 Ottobre 2015, 09:30

        standing ovation mauro!!!

      • Gigi da Dolo – Ve 15 Ottobre 2015, 10:03

        Mauro sono d’accordo con te, questo è anche il mio pensiero

      • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 10:06

        Io uso volutamente parole che non lascino dubbi su come la penso.
        Io faccio solo un discorso tecnico. Il difetto del sistema è profondo e grave ed è quello di produrre un numero di ragazzi che a 18 anni hanno qualità di molto inferiori a quelle dei competitors. Il paragone con le UINIONS non lo faccio io, lo fa Zanon.
        Detto questo che è evidente anche per un cieco, se “toccare” Treviso e i trevigiani ha lo stesso valore di parlar male di Garibaldi io ti lascio tutte le tue convinzioni.
        Anche perchè alle obiezioni che io ho fatto non ne hai affrontata nessuna.
        Ti invito solo a vedere cosa succedeva 20 anni fa e cioè quanti ragazzi cresciuti nel Treviso passavano dalle giovanili alla prima squadra.
        Gianni Zanon cresciuto nel Tarvisium a 19 anni esordiva nel Benetton.

        • mauro 15 Ottobre 2015, 11:12

          Guarda AdG, senza alcun spirito di polemica, mi sembrava che, senza scrivere un trattato, aver fatto intendere cosa pensavo: ragazzi di 18 anni portati lontano da casa e messi in Accademia, per me è l’equivalente del servizio militare di una volta o del seminario. Uno lo facevi perchè obbligatorio l’altro per assicurarti un futuro (salvo pochi casi). Non c’è confronto tecnico, non c’è meritocrazia, non ci sono stimoli, ma soprattutto non c’è la maturità per affrontare quel percorso al di fuori della famiglia e delle amicizie che, nella nostra società, sono fondamentali.
          Per quanto riguarda Treviso Rugby la puoi toccare finchè vuoi, non è Garibaldi nè la Madonna di Pompei. Sono tifoso ma non sono cieco… obietterò ogni volta che qualcuno ne parla giusto per denigrare

          • mauro 15 Ottobre 2015, 11:17

            Ah dimenticavo, Gianni Zanon ha esordito a 19 anni in un campionato dilettantistico. Vai a guardare il suo fisico di allora e misuralo con quello di un Minto, per non andare in SAF.
            Il povero Lello Dolfato a suo modo era un piccolo Hooper, ma se pensi di provare a metterlo dentro in questo rugby gli faresti fare la figura dello sfigato.

          • gsp 15 Ottobre 2015, 11:25

            mauro senza formazione pro il rugby pro non si fa. formazione pro significa accademie federali o di club.

            se le vuoi togliere alla FIR e darle ai club (treviso, padova, scegli tu), il ragazzino di bologna a 18 anni deve trasferisi a Treviso o a Padova. dov’e’ sta la differenza? non e’ servizio militare anche li?

            solo per capirci. ovviamente c’e’ tanta carne al fuoco e quindi e’ difficile dibattere su aspetti generali.

          • mauro 15 Ottobre 2015, 11:42

            Bologna ha/aveva un’ottima squadra di rugby che ha partecipato al super 10 🙂 . La Romagna ha una franchigia che raccoglie i migliori delle varie realtà locali.
            Dove si gioca a rugby volendo ci si organizza per tenere i ragazzi sul territorio, per farli sentire parte di un progetto della loro terra. Le accademie federali cosa hanno prodotto? Continuo a leggere opinioni di gente più preparata di me sul tema che offrono un quadro poco edificante.

          • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 11:44

            Quello che non capisco è perchè ti contrapponi a me sulle Accademie. Se dico che la Francescato ( che ne è l’apice) non ha alcuna funzione tecnica nè formativa non mi sembra di essere un fautore del sistema. In più se hai letto quel che ho scritto due gioni fa, ho detto che le società devono tornare al centro dell’universo rugbistico.
            Detto questo , per me , campionati che superano l’U18 o l’U19 non hanno alcun senso ne tecnico nè formativo. ( nel ns. attuale sistema).

          • gsp 15 Ottobre 2015, 11:46

            mauro, era un esempio. qualche ragazzo sempre si dovra’ spostare e quindi il problema del stare lontana di casa comunque si riproprone. quel tipo di formazione costa e non si puo’ pensare che ogni club possa permetterselo (magari!).

            sul fatto che non funzionano cosi’ e bisogna metterci mano, hai pienamente ragione.

          • mauro 15 Ottobre 2015, 12:05

            AdG, capisco che anche tu sei critico nei confronti delle Accademie così come concepite. OK
            Ma il campionato U20 è una giusta transizione tra l’evoluzione fisica di un diciottenne e la maturità fisica di un ultraventenne.
            Siamo qui a dirci che i nostri ragazzi si evolvono fisicamente in maniera diversa rispetto ai pari età del nord europa e quelli down under, e poi quando si tratta di differenziare l’incrocio fra di loro, noi siamo più radicali e li definiamo tutti uguali passati i diciotto. Mi sembra, con tutto il rispetto dovuto, una stronzata.

          • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 12:46

            Posto che gli eventi di natura fisiologica legati allo sviluppo sono uguali in tutti i 19enni del mondo, questo non giustifica una risposta univoca.
            Ogni ragazzo ha bisogno di un ambiente ( società+campionato) che lo tenga al contempo impegnato al maggior livello possibile dal punto di vista tecnico e agonistico e che gli garantisca una adeguata crescita e maturazione psico fisica.
            Che in Italia un campionato U20 sia in grado di garantire ciò è tutto da dimostrare ed io nutro dei seri dubbi che ciò possa avvenire.
            Brugnara e Pasquali ( 20/21 anni) giocano da due nella Academy del Leicester , fanno un campionato delle Academy e si allenano ogni giorno dando il massimo per guadagnare una convocazione in prima squadra.
            Secondo te ciò è riproducibile in Italia?
            Secondo te l’ambiente e gli stimoli di cui godono Pasquali e Brugnara sono più facilmente riproducibili in uno scarsissimo campionato U20 o stando a Mogliano o Calvisano o Recco, con allenatori mediamente validi?

          • mauro 15 Ottobre 2015, 12:53

            Il discorso si sta allargando troppo. Adesso tu mi paragoni non il sitema generico ma una precisa situazione.
            E’ Leicester che non è paragonabile con nessuna delle nostre realtà, non il campionato Academy ed un ipotetico U20.
            Ciò detto penso che stiano meglio a Mogliano con allenatori migliori che in un Accademia con allenatori mediocri (perchè, visti i risultati, non sono i migliori)

      • 100DROP 15 Ottobre 2015, 10:06

        Concordo pienamente!

        • 100DROP 15 Ottobre 2015, 10:09

          Purtroppo il sistema informatico ha posto il mio “Concordo pienamente!” dopo il commento di Alberto da Giussano. In realtà l’avevo posto per aderire a quanto espresso da Mauro (ore 9:27). Mi scuso.

          • erfuria 15 Ottobre 2015, 12:12

            Concordo anch’io con Mauro. Non ho abbastanza esperienza per dire che campionati giovanili fino all’under 20 porteranno alla scoperta di campioni, ma penso che se vogliamo che il nostro sport prenda più spazio nella società e magari faccia crescere una consapevolezza delle sue caratteristiche complessive dovremmo dare la possibilità ai giovani di praticarlo il più possibile, e penso che per l’arco d’età in questione sia utilissimo avere campionati dedicati, magari per continuare ad attrarre chi ha iniziato tardi o chi non si è ancora sviluppato al 100% e non vuole subito confrontarsi con vecchi marpioni (sbaglio o molti criticano la scuola ascione?).
            Poi per chi ha già le qualità e le possibilità le accademie o l’inserimento precoce in realtà più avanzate continuerà, ma anche gli altri avranno la possibilità di confrontarsi sui campi

      • andrease 15 Ottobre 2015, 11:49

        Condivido in pieno! Bravo @mauro!!
        Il problema più grande in Italia è che troppo spesso le critiche al palazzo vengono rimbalzate con puerili, banali e insostenibili scuse.
        A me sembra piuttosto che il corporativismo lo faccia la FIR e non le squadre…

      • greenleaf 15 Ottobre 2015, 17:43

        Non è vero che a Treviso vinceva sempre l’ITIS, 88,89 e 90 sono arrivavato secondo!
        Primi son sempre arrivati quelli dello scientifico o del geometri!
        😀
        Per il resto concordo.
        Ci sono ragazzi che a 18 non hanno ancora la maturità psichica e tecnica per fare il salto, ma che in un paio d’anni potrebbero diventare dei talenti innaspettati.
        E penso a ruoli dove, storicamente siamo scoperti (10 e 15 ad esempio).

        • mauro 15 Ottobre 2015, 18:16

          ciao greenleaf,
          mi parli di anni in cui avrei potuto insegnare in quelle scuole 🙁
          Ai miei tempi (quelli di Nello nella squadra dello scientifico) a jera n’altra storia.

    • Pilier 15 Ottobre 2015, 09:33

      Permetti un’osservazione AdG….questo tuo post conferma quanto non hai capito di quello dichiarato, soprattutto quanto ti è più comodo iniziare a scrivere prima di pensare.

      Si può condividere o meno tutto il discorso inerente l’U18…è un nodo molto difficile da sciogliere…l’allarme vero è l’aver fatto di tutta un’erba un fascio con le categorie propaganda!!!
      Il pensiero è puramente politico e spaventa…abbiamo problemi di numeri in alcune regioni? Nessun problema…diminuiamo il numero di partecipanti!
      Dimostrazione che chi programma il settore tecnico non ha alcuna idea di un minino di programmazione ma interessa solo il qui ed ora…
      Anzichè programmare con flessibilità e nell’interesse del movimento e della crescita…

      Esempio…categorie U16 in francia (non per le partite del girone paragonabile all’elite, ma ad uno territoriale), partita di campionato, due squadre si presentano al campo con un numero minore di 15? nessun problema, partita 12 vs 12! Non ho idea di come gestiscano la questione al livello di punteggio in campionato ecc…ma intanto fanno giocare i ragazzi, non li perdono e hanno pure l’occasione di fargli giocare su spazi più larghi…correndo molto di più e gestendo il pallone in modo differente…skills!!
      Parliamo di un movimento con numeri reali ben maggiori dei nostri…
      ah…ma noi abbiamo le accademie, scusate!

      • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 10:15

        Pilier, non parlare a me delle Accademie, io ti sto dicendo che dal punto di vista tecnico la “Francescato” non ha alcun senso. L’hanno scorso Mogliano aveva , mi pare , 4 diciannovenni costantemente convocati con la prima squadra. A che serviva loro andare alla Francescato.
        Forse che Kino è una pippa?
        Forse che Barrault è un esempio visivo inferiore a Minozzi?
        Forse che è sbagliato già a 18/20 anni conquistarsi il posto in squadra?
        Non se ti ricordi lo sfogo di Kino l’anno scorso verso i “giovani” che non avevano voglia di soffrire.
        Bene inventiamoci un campionato dove stanno ancora un anno o due al “sicuro” con la mamma e il papà che li consolano a fine partita e vedremo che razza di atleti costruiamo.

        • mezeena10 15 Ottobre 2015, 12:11

          “forse che” non si dice “maestro”..

          • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 13:16

            Soprattutto non si scrive l ‘ “anno scorso” con l’acca, ” signor professore”

          • mezeena10 15 Ottobre 2015, 14:14

            non mi pare di averlo mai scritto, puo essere un refuso da correttore automatico..
            il tuo è ignoranza pura!
            e soprattutto io non mi son mai vantato di esser stato un maestro!
            signor azzeccagarbugli!

          • mezeena10 15 Ottobre 2015, 14:17

            o pensi che non sappia la differenza tra anno e hanno? se vuoi te la spiego in 5 lingue!
            e impara a usare gli spazi..
            pare una battaglia navale il tuo post!

          • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 14:27

            Guarda che sono io che l’ho scritto , semplicemente non te ne sei accorto.
            A me di come tu scrivi, con o senza acca, non me ne importa una mazza, ma siccome ti sei messo in testa tu altri furbastri di questo blog di rilevare gli errori , ti facevo notare che te ne era sfuggito uno e molto grave. Chissa se messo lì apposta, boh….. non si potrà mai sapere.
            Se invece tu fossi un raffinato ed elegante blogger, ma soprattutto un ben educato utente di blog, non faresti di questi rilevi, come insegna la netiquette, ma come diceva Totò ” signori si nasce e io nacqui”

          • mezeena10 15 Ottobre 2015, 15:07

            e no, se uno si presenta come “maestro di lettere” e poi scade nei peggiori errori da 3 elementare, permetti qualche dubbio sorga spontaneo..
            per il resto anche a me frega nulla di quel che scrivi, mi diverto a punzecchiarti perche so che ti da fastidio! 🙂

          • mezeena10 15 Ottobre 2015, 15:08

            mr Boria!

          • 100DROP 15 Ottobre 2015, 15:12

            Signori si nasce e io LO nacqui…

          • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 15:33

            vedi @mez ti rispondo qui . Anche se non ti serve il mio permesso ti autorizzo a scrivere ogni cosa tu voglia sotto i miei commenti, se questo ti diverte. L’importante è che tu non pretenda le risposte. Quanto alla mia “presentazione” non c’è mai stata, ho solo risposto, gentilmente, a domande che tu o altri mi avete fatto.

          • mezeena10 15 Ottobre 2015, 17:17

            io non pretendo proprio nulla e parlo per me, gli altri possono benissimo rispondere da soli, se lo ritengono opportuno..
            come detto qualche giorno fa domandare è lecito rispondere cortesia!

        • Antonio9 15 Ottobre 2015, 16:35

          Veramente a Mogliano i 19enni hanno giocato poco o nulla, e solo se in caso di indisponibilità dei titolari.

    • Re 15 Ottobre 2015, 09:53

      La problematica che ha fatto emergere Zanon va ulteriormente approfondita in relazione alla disparità di situazioni e la mancanza di sicurezza che si avverano nel campo di gioco. Dare la possibilità di schierare in campo fino a 8 giocatori della terza annualità (per quest’anno si parla dei nati nel 1997) in un età dove lo sviluppo fisico, atletico e tattico ha evidenti differenze non può che creare problematiche di:
      – Infortuni
      – Abbandoni
      – Falsamento di risultati
      – Calcoli opportunistici da parte di alcune società
      Ne viene fuori l’irragionevolezza della scelta di questa normativa.
      In secondo luogo la scelta di non organizzare/implementare campionati di categorie superiori (U20, U 23 ecc.) fa sottendere che l’ideatore, ed i suoi sostenitori tra i quali A.d.G., non hanno la mentalità sportiva di praticamente sportivo tantomeno di lungimiranza orientato al ns sport. I risultati della nazionale sono solo l’ultimo anello di una catena formata dai praticanti, ma anche da allenatori, genitori, dirigenti ed anche di sponsor. Tanto più noi riusciremo a tenere a contatto quotidianamente questi attori tanto più il ns sport crescerà in termini numerici, di qualità e di risorse economiche, tanto più falcidieremmo i ragazzi ‘’non pronti’’ di fare il salto di categoria, tanto più il nostro sport recederà esponenzialmente.

      • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 10:53

        Io credo che chi parla di campionati U20 e U23 di rugby in Italia perche “così fan tutti” non ha la più pallida idea del paese in cui vive.
        Primo. Confrontarsi con le Unions ha lo stesso significato di confrontare la figlia di Fantozzi con Demie Moore.
        Secondo. Oggi il Calvisano può schierare in eccellenza una squadra U22 e il Mogliano forse anche. E non parliamo di livello internazionale, ciò significa che chiunque potrebbe farlo se volesse e ci fosse almeno un altro centinaio di ragazzi diciannovenni dalle necessarie qualità tecniche.

        • Re 15 Ottobre 2015, 12:03

          Il riferimento non è : ‘’così fan tutti’’, credo non elevi l’essere pensante … (non a caso tra Demi Moore e Mariangela ‘’Fantozzi’’ preferisco Charlize Theron ) e come dimostra il bravo Calvisano che riesce a schierare una under 22. Ma quante realtà (e quante altre ne potrebbero nascere nel naturale sviluppo di società blasonate o meno) se si implementassero dei diversi campionati maggiori della 18 ? Naturalmente su base volontaria e prive di obbligatorietà da rispettare, con ripartizioni regionali ed un vero campionato con titolo Italiano ? Ma la ragione dell’argomentazione sta sempre e solo nel ampliare della base sportiva cui potranno emergere anche delle qualità che, magari, nella categorie inferiori non erano affiorate oppure semplicemente tenere i ragazzi a fare il ns sport per ottenere al termine delal carriera, dirigenti, sponsor o semplicemente spettatori.

          • Pilier 15 Ottobre 2015, 14:58

            Soprattutto dare un senso al campionato U18 attualmente esistente non sarebbe male.
            Oppure che lo scrivano chiaro e tondo a caratteri cubitali nella circolare di inizio anno:
            “IL CAMPIONATO UNDER 18 NAZIONALE NON CONTA UN CASSO!”
            I campioni in carica del mogliano non hanno visto nessun loro giocatore indossare l’azzurro, l’elite è di un livello “accettabile”, passatemi il termine, il territoriale è meglio lasciar perdere…e in più i ragazzi in pratica giocano una volta al mese quando va bene….
            Almeno quelle poche cose che facciamo…che vengano fatte bene!!!

            Sono dell’idea anch’io che un campionato U20…chiamatelo riserve….chiamatelo come vi pare…possa servire e molto per dare continuità…

            C’è un problema di fondo, esiste un piano razionale che dica il perchè di certe scelte, cosa ci si aspetta da qui a 2-4-6-8 anni?
            Perchè l’unica cosa partorita è ancora lo stramaledetto progetto peso/altezza….

        • Da 15 Ottobre 2015, 12:15

          Non sono d’accordo. Per migliorare tutti prendono spunto dal più bravo. Succede nella vita di tutti i giorni e lo sport non fa differenza.
          Non conosco i numeri intesi come quanti praticanti abbiamo, in Italia, pertanto non so se è una mera questione numerica l’impossibilità di creare un torneo di categoria ma, nel caso i giocatori siano sufficienti, direi che è ora d’iniziare dato che è palese che quanto fatto sinora sia insufficiente.

          • Re 15 Ottobre 2015, 12:26

            per analogia : mercati in competizione migliorano qualità ed efficienza, mercati chiusi restano statici e presto arrivano all’obsolescenza.

          • gsp 15 Ottobre 2015, 13:01

            Re non e’ del tutto vero. Per settori ed imprese alle fasi iniziali il mercato protetto e’ molto piu’ efficace.

          • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 13:02

            I mercati per competere hanno bisogno della merce.

          • Re 15 Ottobre 2015, 17:29

            la ”merce” la trovi se vai a sbatterti nelle scuole, nei club di atletica a prendere i velocisti che non raggiungono l’elite, nei palazzetti di pallacanestro e dai loro in mano un pallone da rugby che non hanno mai toccato. La ”merce” la trovi nelle scuole elementari/medie se proponi un offerta formativa/sportiva competitiva., la merce la trovi organizzando tornei tra licei.
            Ma la ”merce” non si ”frega” come fa qualche pseudo scienziato capace solo di vendere illusioni per poi gettare nella pattumiera quello che non serve.

    • Meriba 15 Ottobre 2015, 12:42

      Mi scusi… è proprio sicuro che in Accademia Ivan Francescato ci siano i migliori!!! Io avrei qualche dubbio!

      Se fossi in Lei mi informerei come sono state fatte certe scelte!

      Le chiedo scusa, ma ci sono molte cose che non vanno, e non dipende certo dai ragazzi.

      • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 13:09

        Non li ho scelti io , nè forse sarei in grado di farlo, ma che lei mi dica che i migliori stanno tutti fuori vorrei sapere dove sono e soprattutto quanti sono.
        Ammesso anche, che lei abbia ragione e cioè che i 35 migliori 19enni d’Italia stiano tutti fuori dalla Francescato cosa cambia rispetto al discorso della formazione e della competizione interna? Forse vincerebbero qualche partita in più in serie A, ma questo cosa cambierebbe , sempre di quel livello tenico parliamo.
        Detto questo, le sembra che io colpevolizzi i ragazzi? Se avesse questa impressione le garantisco che sta sbagliando.

        • Ciccio Trillo 15 Ottobre 2015, 15:57

          Alberto, ti leggo sempre con attenzione. Però faccio un distinguo: alcuni eccellenti giocatori con la prospettiva di giocare in Eccellenza con il proprio Club hanno volutamente rinunciato alla Francescato. Altri hanno puntato semplicemente a quella perchè hanno trovato nel sistema Accademie il giusto sponsor e la giusta visibilità, dato che provengono da Club militanti i A, B, o C ( e li non dovrebbero ritornare grazie all’impegno sottoscritto – mi spiego meglio, vada pure a quel paese il Club, se vengo dal Fanfulla alla fine punto alla Francescato, che mi garantirà un posto in A, Eccellenza, Pro12 ). Quantom ad alcuni ottimi prospetti ti garantisco di averne visti fuori quota nella diciotto di quest’anno pernchè il Club, che gioca in Eccellenza, ritiene di doverli far maturare ancora da uno a tre anni prima di farli esordire ). I nomi no, non li faccio perchè automaticamente escluderei qualcuno.

          • Re 15 Ottobre 2015, 17:32

            Basterebbe dedicare qualche domenica mattina per guardare qualche partita di under 18 (anche non elite) per scoprire talenti fuori dalla magnifica accademia dei superallenatori.

    • rugbymalato 15 Ottobre 2015, 14:20

      Ci sono diversi giocatori che invece, usciti dall accademia St anno, hanno trovato spazio nelle rose delle migliori di eccellenza..

      • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 14:57

        Certo, ma Gianmarioli, per fare un nome era già pronto l’anno scorso a giocare in eccellenza. Si è fatto invece tutto il campionato di A.

    • lordec 15 Ottobre 2015, 15:21

      Credo che il problema sia alla base… in tutti i sensi. Se avessimo in tutte le società, decine e decine di iscritti alle categorie minirugby in modo da poter aver nidiate di bambini che giocano a rugby, magari con le categorie per singoli millesimi di nascita, allora si avrebbero molte più categorie anche under 20 / 21 / 23 e seconde e terze squadre… e probabilmente le accademie non sarebbero di natura federale ma legate ai club… e la qualità sarebbe sicuramente maggiore. Avremmo molti più giocatori e anche più cultura e le televisioni sarebbero interessate ai nostri diritti TV etc. etc. Di fatto, dopo l’ingresso nel 6N, la propaganda nei settori giovanili è demandata solo ed esclusivamente ai club, che navigano a vista come una barca nell’oceano, e pochissime riescono a produrre giocatori. La federazione, lo sappiamo tutti, tende ad alimentare solo ciò che le fa comodo e a breve periodo, senza programmazione, perché quei soldi che arrivano dal 6N, ci sono ora ed è bene mungere la vacca quando ha il latte!! Non ci sono alternative alla crescita, quantitativa e qualitativa, che non sia la propaganda…. progettualità a lungo termine. Tutti i campioni conclamati del nostro sport, per tutti i giocatori di Grenoble, sono usciti dal minirugby dei club, però nel periodo in cui Invernici aveva investito in questo, con Villepreux e tutta una serie di tecnici federali che studiavano il minirugby e ne facevano cultura…. Adesso abbiamo club in serie A e B, ma anche in eccellenza, che non fanno minirugby, non investono soldi per la propaganda (che è lunga e faticosa e bisogna saperla fare) ma prendono i giocatori ovunque, purchè siano discreti e fanno il campionato Italiano con i risultati evidenti a tutti in termini di qualità del gioco…. e così se ne potrebbero dire tante … ma tante!!

      • Re 15 Ottobre 2015, 17:34

        Fortunatamente alcune società non sono allineate alla politica federale

  3. fracassosandona 15 Ottobre 2015, 08:46

    Se ogni anno l.intera squadra u 18 dovesse andare in prima squadra raddoppieresti le squadre di a b e c.
    Un u18 è in quarta quinta superiore, la maturità da preparare.
    Perché non lasciarlo continuare a divertirsi con gli amici un altro paio d’anni? Non tutti devono diventare pro, senza contare quelli che sviluppano il fisico un po’ più tardi. Perdi gente per strada.

    • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 08:56

      Ma io credo che il raddoppio delle squadre di serie a e serie b sarebbe solo funzionale ad un discorso di crescita tecnica e numerica del movimento.
      Un campionato deve avere una cifra tecnica, un campionato nazionale di 10 squadre U20 che cifra tecnica avrebbe se i 35 migliori U20 veleggiano a metà classifica in serie A?
      Si risolverebbe in squadre che fanno fatica ad arrivare alle 30 unità, avrebbe un costo non indifferente e più bravini sarebbero intoccabili e senza avversari interni.

      • Re 15 Ottobre 2015, 12:26

        per analogia : mercati in competizione migliorano qualità ed efficienza, mercati chiusi restano statici e presto arrivano all’obsolescenza.

  4. Mr Ian 15 Ottobre 2015, 09:10

    i rapporti tra accademie e club andrebbero indagati meglio…il problema che molti lamentano è l atteggiamento di chi sta nell accademia, portato un po’ a montarsi la testa, finita poi l esperienza ritornano ai club ragazzi trasformati che se tecnicamente hanno acquisito un bagaglio notevole, caratterialmente diventano poco gestibili.
    Condivido in pieno le perplessità dei trevigiani…

    • malpensante 15 Ottobre 2015, 10:37

      Ian, con due striminziti allenatori, bagaglio fisico di sicuro visto che fanno allenamenti (per quantità) da pro ma bagaglio tecnico proprio no. Dove stanno i tecnici per costruirlo?

      • Giovanni 15 Ottobre 2015, 12:24

        Nella testa di Gavazzi: “Ho dovuto fare una scelta…”.

  5. TESTAOVALE 15 Ottobre 2015, 09:29

    19-20 ANNI , e’il momento cruciale per trattenere i ragazzi , come?fornendo innanzitutto un luogo attrattivo a basso costo , un centro con palestra ecc , qui i comuni dovrebbero investire pesantemente , meno ragazzi a caz…re in giro meglio e’, e magari tratteniamo anche qualche canpioncino ,come ripeto i soldi ci sarebbero , ma se li pappano gli innumerevoli inutili politicanti italioti, dovremmo avere centri sportivi con massaggiatrici , con le tasse che paghiamo caxxxxxo.

  6. pesopiuma 15 Ottobre 2015, 09:37

    Io sinceramente l’inesistenza di un campionato intermedio tra i 18 e il “professionismo” non la capisco. Gli over 18 o trovano qualche squadra in cui giocare o fannoi fuoriquota. E’ chiaro che non c’è programma di crescita. NEgli altri sport (penso al campionato primavera nel calcio) questo passaggio intermedio c’è, e da lì escono i calciatori che poi si distribuiscono tra serie A, B e Lega pro nella loro carriera professionistica. E per quanto il calcio italiano sia in crisi, la nostra u21 è sempre competitiva.
    Una soluzione potrebbe essere un campionato u20 delle 10 d’eccellenza, oppure comprendendo anche la serie A. E l’obbligo di almento 3 giocatori u20 (o u21) a foglio gara in eccellenza. Così i migliori si aggregano alle prime squadre e gli altri hanno comunque un campionato competitivo con cui confrontarsi ogni domenica.

    • GiorgioXT 15 Ottobre 2015, 09:45

      infatti , sarà solo un caso che tutti quelli che sono davanti a noi nel ranking i campionati u20 o 23 ce li hanno, in forma strutturata come in Francia , dove ci sono Reichels U.19 e U.18 e gli Espoir U.23, alla Scozia con gli Universitari a cui partecipano i club, al Sudafrica, all’Argentina che ha le giovanili per singole annate, all’Australia e NZ … è difficile trovare una nazione tier2 senza u.20 …

      • giomarch 15 Ottobre 2015, 17:08

        …e che tutti i nazionali intoccabili sino a questo mondiale siano il frutto del defunto campionato giovanile…

  7. electrocase 15 Ottobre 2015, 09:43

    che peccato
    su questo si dovrebbe essere tutti d’accordo al di là delle modalità
    scuola – +sport +numeri + selezione + talenti + attitudine + risultati
    puntissimo

  8. punto 15 Ottobre 2015, 09:49

    non credo che il sistema migliore sia sparare sempre e comunque nel mucchio della fir che governa il sistema rugby in italia, però……
    qualche anno fa ho accompagnato mio figlio al torneo topolino e mentre guardavo la partita di altre due squadre un signore al mio fianco si lamentava molto tranquillamente del perché in italia, a livello giovanile mischie e rimesse laterali, non si giocassero come nei senior, per lo meno come schieramento in modo da permettere ai ragazzi di acquisire esperienza su distanze, ingressi in maul e quant’altro, come invece si faceva nel suo paese di origine…….il tranquillo signore era Kirwan che stava guardando la partita di suo figlio. Ora qualche domanda i nostri tecnici federali forse se la dovrebbero porre osservando il calo impressionante del livello tecnico del nostro rugby, a fronte di un presunto professionismo….
    L’episodio che mi è capitato non vuol essere indicativo di una linea da percorre ma esemplificativo perché se un personaggio proveniente da un mondo più avanti del nostro pensa quelle cose probabilmente bisognerebbe rifletterci; se è vero che a livello senior è difficile se non impossibile copiare sistemi di gioco e/o organizzazione, a livello giovanile è differente perché, a meno di non essere smentito, gli uomini nascono uguali in italia come in NZ o in galles….

    • Nicola79 15 Ottobre 2015, 18:29

      Gli uomini nascono uguali, ma hanno uno sviluppo culturale differente. Un bambino nei paesi che hai nominato tu “sa già” cosa sia una maul, una ruck, una mischia, un placcaggio… perchè vede il rugby in tv, ci gioca il padre, lo zio, la zia, perchè i rugbisti internazionali sono gli “eroi” del suo mondo, ecc ecc. Senza contare il vissuto psicomotorio, molto più sviluppato con l’educazione fisica e sportiva nelle scuole. Qui da noi il rugby lo pratica o chi ha una tradizione di famiglia o chi è stato “scartato” da calcio, basket, pallavolo. Nella migliore delle ipotesi si “lavora” con atleti/bambini di quarta “scelta” con cui impegnarsi duramente per raggiungere un livello di motricità di base decente. E’ dura, te lo garantisco.
      Un’idea da sperimentare sarebbe lavorare con singoli “millesimi” di età, ma parliamo (anche) di società che fanno fatica a raggruppare 10 bimbi di due annate differenti e che non si vogliono assolutamente unire con la società che sta dall’altra parte della tangenziale.

  9. malpensante 15 Ottobre 2015, 10:31

    Tanta carne al fuoco, non liquidabile con ricette da fast food. Per questo servirebbero come il pane gli stati generali, e un lavoro approfondito per guardare fuori dal cancello dell’orto. Il discorso delle età nelle categorie giovanili è annoso, un ragazzo di 14 anni e uno di 17 sono due mondi diversi, come uno di 16 e uno di 19. Ridurre la forbice strettamente a due anni crea problemi di eccessivo e continuo ricambio, ma si potrebbe provare, magari con il mezzo anno come fanno per esempio gli australi che abbiamo incontrato in Argentina. Ma non è facile dirlo su due piedi e per opinione, occorre intelligenza ed esperienza collettiva, soprattutto che l’interesse generale si sposti sui campionati under. Per il resto, io sono per non allungare il brodo giovanile, già troppo acquoso per disinteresse conclamato e sistema accademie, e per mandare i ventenni a giocare con i seniores nelle varie categorie e magari con le seconde squadre. Come peraltro accade nei campionati under per chi ha tanto reclutamento e giovanili abbondanti, tra elite e regionali, e pure uisp. Ma l’Eccellenza così com’è è il tappo per tutto il movimento. Con la riforma della A i risultati qualitativi e quantitativi (a cascata sulla B) nel far emergere giocatori giovani (e relativamente giovani ma che non vogliono/possono fare la vita del professionista “italiano”) si vedono eccome e ha poco o nessun senso che ci sia un livello del tutto avulso, con un milone e sei di premio alle prime, e con una sola retrocessione/promozione. Allargamento, gironi, play off e out per tuti.

    • aristofane 15 Ottobre 2015, 12:30

      Secondo me bisogna distinguere tra alto livello e il resto. Se a 18-20 anni non sono pronto o non ho voglia (impegno 4 volte a settimana, palestra, partita ogni domenica etc…) di giocare in prima squadra, non vedo perché dovrei smettere di giocare. I campionati U.20 e U.23 non obbligano mica a farci giocare tutti gli U.20-U.23. Se sei bravo, ben formato, hai voglia, non vedo perché non aggregarsi alla prima squadra, ma se non rientri in questa categoria non vedo perché non dovrebbe esserci uno sbocco meno professionistico e più rilassato.

      • malpensante 15 Ottobre 2015, 12:49

        Puoi giocare dalla A in giù, ma c’è anche chi gioca in Eccellenza ed ha un lavoro. In B, di professionisti se ne vedono davvero pochissimi e i 3-4 allenamenti alla sera non sono i due al giorno. Quest’anno Colorno e altri hanno pure una seconda squadra che gioca fuori dalle regole FIR (troppo rigide per una seconda squadra che possa servire alla prima). Un campionato giovanile under 20, considerando gli accasati tra i seniores e Francescato avrebbe il senso di un parcheggio, tra Celtic e C regionale, c’è il mondo e c’è posto per tutti.

      • malpensante 15 Ottobre 2015, 12:55

        Comunque, gli stati generali servono come il pane, se no siamo perennemente nell’ambito delle opinioni e delle visioni parziali. Tra la Sicilia e la Venezia Giulia non è la stessa cosa, tra chi ha 140 ragazzi che passano i 14 anni e chi ne ha 20 non è la stessa cosa, tra chi ha i seniores e chi non ce li ha, e via discorrendo. Servono dati veri, consolidati, discussione aperta e sincera, capacità di sintesi e di progetto. Franco Ascantini presidente. 🙂

        • Re 15 Ottobre 2015, 17:39

          Caro Presidente, immagina la tua associazione sportiva come una azienda che fa affari, redigi un piano di sviluppo organizzativo, vai nelle scuole elementari e medie proponendo il tuo valido progetto, non aver fretta, i risultati arriveranno.

    • pesopiuma 15 Ottobre 2015, 12:42

      Le seconde squadre sono però spesso un fallimento. Certe squadre di serie A hanno cadette infarcite di ragazzini che non entrano in prima squadra, ma spesso ci si allenano insieme, che partono dalla C2 e si ritrovano normalmente a perdere ulteriore tempo in un campionato che non è allenante per loro, finché non vengono promosse vincendolo in carrozza. A 19-20 anni una stagione così è una stagione buttata.

  10. MAUTRE 15 Ottobre 2015, 10:40

    Quello che recepisco dall’obiezione di Zanon, che sommo al mio pensiero, è che per quanto riguarda la U.18, c’è una DISPARITA’ fisica che è dettata dall’ampia differenza fisiologica tra un neo 17enne e un 18enne precocemente sviluppato, che giocano la stessa partita.
    Il rugby è uno sport, tra le altre caratteristiche, di AFFETTIVITA’ intesa come la predisposizione ad una certa situazione che in questo caso è il contatto fisico. Quindi possiamo capire che alcuni siano più “ruspanti” e altri, seppur talentuosi, lo sono un po’ meno. Per fare un esempio,un “tale” Botha non era un cuor di leone….eppure mi sembra che qualcuno se lo ricordi ancora, a livello mondiale.
    Il rugby della mia generazione prevedeva regole seniores anche a partire dagli U15. Con le mischie “vere”. Oggi le regole attuali sono penalizzanti soprattutto per certi ruoli,ad esempio per un pilone U18, fuori quota, che può giocare nei seniores ma che ha sempre fatto mischie di 1 metro e mezzo, l’approccio psicologico è ben differente. Una U20 o affini può effettivamente servire da “transizione” tra il mondo junior e senior. Non abbiamo le usanze e i costumi culturali dei paesi più evoluti, rugbysticamente, così dobbiamo fare di necessità virtù, nonostante AdG, che entra nel politico con il suo “corporativismo”. AdG, io direi…..REALISMO !
    Lo sport in Italia è una c@cc@, a qualsiasi livello…..nelle scuole è mal praticato e culturalmente la mentalità è lontana dai canoni di nazioni prossime a noi, come la Francia. Centri Federali e Accademie, come ripetuto mille volte, sono solo una perdita di denaro nonchè un ricettacolo di voti, per le elezioni. Il CLUB deve essere interpretato come tale, CON IL SUO FONDAMENTALE SENSO DI APPARTENENZA, solo da li potremo ripartire a forgiare giocatori. E non l’ormai attuale e sterile professionismo che lascia il cuore e le p@lle, in quelche cassetto, almeno qui in Itlaia, in una falsa imitazione calciofila. Per esperienza ho avuto a che fare con ragazzi delle accademie e devo dire che per loro indossare una maglietta con lo stemma tricolore della FIR equivale a sentiri già dei Parisse, dei Castrogiovanni, dei Carte o dei McCaw, senza riuscire poi a fare nemmeno un passaggio corretto o a tnere in mano una palla. Ma fanno 200kg di stacco. Pronti, magari, per THE STRONGEST MAN e non per il 6N !!

  11. davide p. 15 Ottobre 2015, 11:18

    con quest’articolo si sfonda una porta aperta.

  12. TommyHowlett 15 Ottobre 2015, 12:24

    Allora: risultati dell’U20 negli ultimi anni, risultati della nazionale maggiore negli ultimi anni, risultati delle due squadre di Pro12 negli ultimi anni, risultati delle squadre di Eccellenza nelle coppe europee degli ultimi anni,… C’è ancora bisogno di altro per capire che il problema del nostro rugby sta nella totale mancanza di “rifornimenti” dalla base?

    • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 13:11

      Ecco, questa è la sintesi corretta: 4 righe.

  13. Katmandu 15 Ottobre 2015, 12:43

    Condivido gran parte del discorso, ma non sulla U20
    Siamo l’unica nazione che partcipa ai tornei U20 senza avere uj campionato U20, vero poi si va a vedere bene e si scopre che gli altri son tutti, o meglio buona parte, accademici con presenze in prima squadra già a 18/20 anni e non parliamo di eccellenza ma di premier, top 14 e CL
    Il sistema va rivisto ma abbiamo già un gap generazionale in più si aumenta il ritardo con un campionato U20 non si aggiungerebbe ritardo al ritardo?

    • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 13:12

      Può essere tutto. Ma le fughe in avanti non hanno mai prodotto nulla di buono.

  14. burger 15 Ottobre 2015, 13:08

    non ci sono arbitri e giocatori! Non si possono fare altri campionati
    Tutti si svegliano solo ora! I club stanno soffrendo da anni, fanno reclutamento con 2 soldi, serve un passo indietro e seminare!!

  15. PierreAnge 15 Ottobre 2015, 13:12

    Vogliono fare serbatoio per il rugby a 7 ? (coni ? olimpico = rugby ?) …
    Dal U8 al U14 meno giocatori sul terreno non può sfruttare i dislivelli di crescita dei bambini. In più, cosi diventa molto difficile trasmettere l’idea di raggruppamento / schieramento (cioè la base dell’idea del gioco di rugby).
    il bambino grassetto che non gli piace correre ha ancora meno voglia di fare, e mano mano andra su altri sport perche non si diverte piu, non ha il suo posto… succede GIA cosi, SVEGLIA ! il bambino ha bisogno di essere tutelato sul suo ruolo nello spazio, non può imparare tutti i posti, questi non hanno mai avuto fare coi bambini…
    Poi niente mischia si traduce che c’è’ nessun interessi nel gioco corrente per stare bassi sui appoggi e nessuna coscienza della forza collettiva, zero. ” io ho forza e voglio palla ” e basta.
    Poi niente calcio, difficile dare soluzioni alle difesa… questi ragazzi giocano alla playstation o guardano le partite, e’ imbarazzante dire “non potete farlo”. Perché’ castrare le loro ambizioni con questi edulcoranti di gioco ?

    questo e’ giocare a “baballe”, non siamo lontano del “spingi zucca” (calcio).

    ho riletto le regole di questo anno per i U10 che seguo, non e rugby a 15, stiamo formando una generazione di ragazzi che su un livello psicomotorie sono disequilibrati perché inadeguati allo sport che poi si gioca da adulti, non potranno reggere correttamente l’arrivo ai U20.
    Magari i blacks, o altri bei, portano il gioco pro ai dei livelli diversi, ma non abbiamo la loro cultura, la nostra e’ diversa, va coltivata diversamente, di sicuro … e poi deve rimanere un gioco, un gioco complicato, ma divertente: dove tutti trovano il loro posto, come dopo nella vita.

  16. Da 15 Ottobre 2015, 13:14

    C’è la maniera di conoscere il numero di praticanti, sul territorio nazionale, per le categorie Under 20 e Under 18 e di fare un confronto con le altre Unions?

    • burger 15 Ottobre 2015, 13:23

      Non esiste l’under20 in italia, o meglio esiste solo la squadra dell’accademia, i migliori…..
      E’ come la naz seven c’e’ la nazionale ma nn c’e’ campionato
      Per i numeri meglio nn guardare, e’ triste la situazione

      • andrease 15 Ottobre 2015, 17:40

        che poi come fanno a capire chi sono i migliori senza un campionato U20 è un bel quesito…
        Sarebbe più corretto selezionare i giocatori con un campionato…

    • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 13:35

      I numeri sono uno degli elementi. Il campionato U18 elite esiste, campione d’Italia è il Mogliano che ha battuto la Capitolina in finale.
      Quindi , teoricamente, dimezzando le squadre ( raccogliendo cioè i migliori ) potrebbe anche essere fatto un campionato U20 con 6/8 squadre.
      Ma la domanda è questa: qual è lo scopo?
      Il campionato avrebbe senso se i giocatori non trovassero un altro campionato in cui giocare e il campionato U20 offrisse loro un livello di confronto più elevato. Solo questo giustificherebbe l’investimento della società in un campionato U20.
      Ma non è così

      • Antonio9 15 Ottobre 2015, 16:53

        Il campionato U.20 elite nazionale lo abbiamo avuto fino al 2011, ovvero fino a quando la FIR ha deciso di nazionalizzare completamente la formazione dei giocatori di alto livello.
        è durato 3 stagioni , nelle quali ha formato TUTTI i giocatori delle annate dal 1989 al 1992 che poi sono arrivati in nazionale con una unica eccezione (Ugo Gori) a mia conoscenza ; tutti quelli attualmente nel “giro” azzurro, da Favero a Quartaroli, da Manici a Sarto, a D’Apice Barbini Visentin De Marchi Lovotti ecc., sono usciti da QUEL campionato che offriva 18 o 20 partite veramente impegnative e di alto livello , basti vedere i tempi di gioco effettivi.

        Non è un caso : semplicemente 240-260 ragazzi avevano l’opportunità di giocare NEL PROPRIO RUOLO al massimo livello possibile, perchè è inutile che ci raccontiamo le favole , i 19enni che giocano in mischia in T14, Premiership o Pro12 TITOLARI NON ESISTONO, o sono eccezioni dovute a momenti contingenti,

        Perché non si può tornare a quel campionato? l’ostacolo unico e grosso è che va a cozzare contro il DOGMA che c’è dietro la sua cancellazione : “I CLUB NON POSSONO FARE LA FORMAZIONE DELL’ALTO LIVELLO”

        • malpensante 15 Ottobre 2015, 18:49

          Ma di cosa stiamo parlando? Nessuno si ricorda che c’era il campionato u19? E le annate della Francescato?
          Tutti ragazzi che a 19/20 anni erano in prima squadra (e che hanno fatto quasi tutti pure la Francescato vecchio stile). Di certo non hanno fatto le accademie di condominio.

          Te li metto in ordine di età

          De Marchi ’86 Crociati 2006
          Favaro ’88 Rovigo 2008
          Quartaroli ’88 L’Aquila 2006
          D’Apice ’88 Calvisano 2008
          Lovotti ’89 Crociati 2010
          Manici ’90 Granducato 2009
          Barbini ’90 Petrarca2009

          da qui in poi è un’altra storia, con la Francescato che gioca in A
          Sarto ’92 Zebre 2012

          • GiorgioXT 15 Ottobre 2015, 23:17

            Facciamo un po’ di ordine :
            2006-2007 campionato U.19 (con fuoriquota) a gironi regionali, finale a Perugia Benevento-Petrarca con Benevento campione juniores.
            2007-2008 campionato U19 (sempre con fq) con girone Elite nazionale a 10 squadre + due gironi A e B meritocratici – Parte l’accademia di Tirrenia
            2008-2009 idem ma con cambio di definizione a Under 20
            2009-2010 cessano i gironi A e B ma il girone Elite viene portato a 12 squadre, le retrocessioni passano ai gironi regionali – Vengono create le prime accademie u.18.
            2010-2011 il campionato u.18 viene rinominato u.20 , essendo a gironi regionali non vi sarà più alcun confronto fra squadre giovanili a livello nazionale se non nelle fasi finali.

            I giocatori citati da Antonio9 , hanno tutti giocato nel u20 elite, in cui erano titolari, che poi facessero anche delle presenze in prima squadra era assodato – Barbini e Chillon Alb. per esempio hanno esordito a Newcastle contro i Falcons in Challenge Cup, ma Favero (con l’altro suo compagno terza linea biondo, compagno anche in nazionale U20 e forte quanto lui, poi perso..) lo ricordo benissimo pilastro della Benetton u.20 che perse il titolo contro la Capitolina (di Bocchino e Venditti) e pure la stagione successiva.

  17. giobart 15 Ottobre 2015, 14:08

    Bisogna adeguarci alle altre realtà del 6 Nazioni, fare un campionato Under 20 ecc. copiare dai migliori del ns emisfero il più possibile.

  18. poros 15 Ottobre 2015, 14:36

    Condivido le perplessità manifestate da Grespan e Zanon.
    A mio modo di vedere il problema è la qualità dell’offerta formativa umana e tecnico/agonistica che poche società sono in grado di offrire ai ragazzi; la capacità di seguirli e di dare all’esperienza del giocare a rugby un senso di compiutezza e di realizzazione di sé.
    A me pare che se non crescono le società, non crescerà il movimento, tanto meno la qualità del rugby italiano di alto livello.
    Beh, ragazzi, avete visto che cosa ci aspetta dal ricambio generazionale. Avete visto tutti cosa è successo contro la Romania quando è entrata la panchina: 3 mete e partita quasi riaperta!

  19. Andrea B. 15 Ottobre 2015, 14:38

    Tralascio discorsi sul rugby giovanile ( quando il pargolo crescerà, si vedrà…del resto saranno anni particolari, quelli adolescenziali, e chissà che situazioni andremo ad affrontare, non solo per lo sport), e mi concentro sull’argomento di cui ho una qualche vaga esperienza da genitore, il minirugby.

    Avendo visto di persona come affrontano la cosa all’estero, mi sento di dire che il nostro problema in Italia è che non siamo né carne, né pesce: in Francia (esempio) a parità con noi di dimensioni del campo e numero di ragazzi in squadra, giocano già con mischie (no contest) e touche (senza ascensore) già dalla U10 e possono già calciare, sia durante il gioco sia a seguito di una punizione, calciando fuori per avere poi la rimessa; in Inghilterra sono più liberi in campo, ma non fanno placcaggi fino a 11-12 anni, in pratica fanno il touch o flag rugby, introducendo gradualmente il contatto.

    Noi, come dicevo secondo me, non siamo né carne, né pesce…non sviluppiamo già da quell’età un “gioco” quanto più possibile simile al rugby vero come fanno i francesi, né alleniamo -secondo me cosa fondamentale da apprendere a quell’età e non dopo- al passaggio ben eseguito, alle linee di corsa, al posizionamento in campo, alla visione in velocità della situazione in campo e conseguente decisione, tutte cose che invece vengono acuite dal giocare senza placcaggi, come in Inghilterra.
    Tra l’altro, tornando ai francesi, l’avere sempre perlomeno quattro/cinque giocatori “assorbiti” per qualche tempo in mischie e touche, abitua i rimanenti membri della squadra a schiararsi, coprire il campo e passare la palla su una fetta di campo ampia… fetta di campo che i “nostri” invece sono abituati a coprire in molti di più…la differente qualità dei passaggi, che per i bimbi francesi devono essere per forza di cose più lunghi e più precisi, è evidente.

    Da noi invece, salvo eccezioni, va bene “il palla al bambinone grassoccio / sviluppato anzitempo” (che se non viene al rugby, dove va?) con un avversario aggrappato sulla schiena a mo’ di zaino e tutti gli altri, o quasi, attorno, a fare il mucchione…oppure palla al velocista che si fa un coast-to-coast, segna sempre un sacco di mete (magari diventando uno che non la passa mai), e che poi quando il minirugby finisce lascia tutto, perché non fare più mete a grappoli non è divertente.
    La riduzione del numero di bambini in campo decisa dalle FIR credo che sia da intendersi come un tentativo di sviluppare maggiormente il gioco alla mano ( e dovremmo aggiungere che da quest’anno si può calciare già in U10…va bene non fare “spingi zucca”, ma qualcuno dovrà pure iniziare ad imparare ad usare il piede durante il gioco, no?), anche se il dover fare giocare di meno un po’ tutti non è, effettivamante, un problema da poco.
    Personalmente fino alla 10 vedrei bene fare solo touch rugby per i motivi di acquisire certe skills che dicevo prima…potrebbe essere anche una versione da proporre nelle scuole elementari, che potrebbe fare proseliti perché meno “cruenta”…

    • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 14:54

      Concordo in pieno @AndreaB.
      C’è un cosa che oltre a quelle importanti che hai sottolineato da aggiungere. Nelle nazioni che tu hai elencato a scuola si fa educazione fisica, cosa che da noi non si fa o si fa in maniera approssimativa.
      Per ciò i ragazzi che fanno il minirugby in Francia , per esempio, hanno mediamente più abilitò psicomotire dei nostri perchè comunque allenate a scuola.
      Il rugby touch, come tu indichi, avrebbe lo scopo, da un lato di far conoscere l’esistenza della palla ovale come attrezzo per giocare e divertirsi e dall’altro supplire alle carenze di allenamento psico motorio scolastico.

      • Da 15 Ottobre 2015, 15:43

        Andrea spiega, nel suo commento, quello che intendo dire io Alberto. Facciamo anche noi quello che han pensato i Francesi per l’Under 10 (mischie no contest e touche senza ascensore).
        Cerchiamo la maniera di migliorare i ragazzi che abbiamo attualmente.
        Tu, poi, sopra mi hai detto che 6 o 8 squadre di qualità uscirebbero per un Under 20. Non è poco, se ci pensi. Lavorare su quei numeri sarebbe già un inizio.
        Se non rivoluzioniamo la base non possiamo migliorare. Dobbiamo dare una svolta partendo da quello che abbiamo.

        • Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 16:04

          L’unica cosa che mi preoccupa è offrire il meglio possibile ai ragazzi che a 18 anni finiscono con l’under 18.
          Soprattutto a quelli che tanto o poco un po’ di talento ce l’hanno, nell’attesa che si mettano in piedi interventi che aumentino questa disponibilità di talenti, che arriverà solo aumentando i praticanti.
          Io mi sono riletto gli interventi ma al netto di quelli che basta parlar male di qulacuno che tutto va bene non riesco a convincermi dell’utilità del campionato U20. Zanon poi parla di Treviso che è una realta specificialmente avvantaggiata. La mia esperienza nel campo si limita ad aver visto qualche partita del campionato U18 e la finale dello scorso anno e di vedere i ragazzi giovani che quest’anno sono a Calvisano dopo averli visti l’anno scorso qualche volta con l’accademia e con la nazionale.
          Archetti, Minozzi, Gianmarioli se l’anno scorso si fossero allenati e sollecitati come stanno facendo quest’anno avrebbero guadagnato un anno.

          • fracassosandona 15 Ottobre 2015, 16:18

            Alberto dimentichi che questi ragazzi devono anche studiare e l’anno della maturità sei già un U20…
            la nostra scuola superiore non concepisce il doppio impegno studio/sport o studio/conservatorio…
            gli agonisti difficilmente sono ben visti dagli insegnanti a scuola…

    • mauro 15 Ottobre 2015, 16:08

      concordo sia sull’analisi che sulle conclusioni.
      Anch’io auspico che ci si orienti verso il sitema inglese, touch fino ad una certa età: insegna le logiche della copertura dello spazio in difesa e della penetrazione in attacco e stimola tutti i sensi compresa la percezione (sensoriale, non visiva) di ciò che ti circonda, sia esso compagno o avversario. Vantaggio accessorio non crea problemi per l’inserimento nei programmi di educazione fisica e si può giocare in pochi e nelle palestre, non essendo più impattante sul fisico di una partitella di basket.
      Forse la vedo troppo facile, ma basterebbe avere una visione complessiva del movimento e saper ascoltare per migliorare, poi si possono metter giù anche delle strategie. Purtroppo lassù c’è troppo rumore di mascelle per poter sentire chi ti parla

    • fracassosandona 15 Ottobre 2015, 16:12

      ciao Andrea B., condivido…
      anch’io inorridisco alla vista del grappolone del nostro minirugby e sono convinto che il tag/touch rugby dovrebbe essere la base del minirugby fino all’under10-12…
      ci sarebbe molta meno paura nelle mamme ad aderire alla nostra proposta “Lasciate che i vostri pargoli vengano a noi”…

      secondo me chiunque sia stato anche ad un solo concentramento di minirugby si riconosce in queste tue magnifiche righe:

      Da noi invece, salvo eccezioni, va bene “il palla al bambinone grassoccio / sviluppato anzitempo” (che se non viene al rugby, dove va?) con un avversario aggrappato sulla schiena a mo’ di zaino e tutti gli altri, o quasi, attorno, a fare il mucchione…oppure palla al velocista che si fa un coast-to-coast, segna sempre un sacco di mete (magari diventando uno che non la passa mai), e che poi quando il minirugby finisce lascia tutto, perché non fare più mete a grappoli non è divertente.

      • 6nazioni 15 Ottobre 2015, 17:52

        la cosa essenziale in italia e’ vincere il TOPOLINO.
        Uno grande e grosso,
        uno super veloce
        stop.
        concordo in toto il tuo discorso
        frcassosandona che fortuna contro mogliano.

  20. lordec 15 Ottobre 2015, 15:57

    Credo che il problema sia alla base… in tutti i sensi. Se avessimo in tutte le società, decine e decine di iscritti alle categorie minirugby in modo da poter aver nidiate di bambini che giocano a rugby, magari con le categorie per singoli millesimi di nascita, allora si avrebbero molte più categorie anche under 20 / 21 / 23 e seconde e terze squadre… e probabilmente le accademie non sarebbero di natura federale ma legate ai club… e la qualità sarebbe sicuramente maggiore. Avremmo molti più giocatori e anche più cultura e le televisioni sarebbero interessate ai nostri diritti TV etc. etc. Di fatto, dopo l’ingresso nel 6N, la propaganda nei settori giovanili è demandata solo ed esclusivamente ai club, che navigano a vista come una barca nell’oceano, e pochissime riescono a produrre giocatori. La federazione, lo sappiamo tutti, tende ad alimentare solo ciò che le fa comodo e a breve periodo, senza programmazione, perché quei soldi che arrivano dal 6N, ci sono ora ed è bene mungere la vacca quando ha il latte!! Non ci sono alternative alla crescita, quantitativa e qualitativa, che non sia la propaganda…. progettualità a lungo termine. Tutti i campioni conclamati del nostro sport, su tutti i giocatori di Grenoble, sono usciti dal minirugby dei club, però nel periodo in cui Invernici aveva investito in questo, con Villepreux e tutta una serie di tecnici federali che studiavano il minirugby e ne facevano cultura…. Adesso abbiamo club in serie A e B, ma anche in eccellenza, che non fanno minirugby, non investono soldi per la propaganda (che è lunga e faticosa e bisogna saperla fare) ma prendono i giocatori ovunque, purchè siano discreti e fanno il campionato Italiano con i risultati evidenti a tutti in termini di qualità del gioco…. e così se ne potrebbero dire tante … ma tante!!

  21. mamo 15 Ottobre 2015, 16:04

    Ritengo abbia ragione @mal quando dice che l’argomento è troppo vasto per esser trattato a mo’ di fast food.
    Però Grespan e Zanon, nell’articolo che leggo, si focalizzano su due elementi: il primo si lamenta del fatto che da quest’anno sia stato ridotto il numero di giocatori in campo nel minirugb, fermo l’obbligo di farli giocare tutti e così si riduce il minutaggio di gioco di ogni singolo.
    Zanon suggerisce l’inserimento di un campionato under 20.
    Grespan ha ragione, per me – ovviamente -, far giocare dei bimbi pochi minuti vuol dire scoraggiarli o avvilirli. I bambini giocano i Tornei per divertirsi e anche (forse soprattutto) per farsi vedere dai loro genitori o parenti che, a loro volta, spingeranno i loro figli a continuare solo se li vedranno entusiasti ma (ahimè) soprattutto se loro stessi (genitori) saranno entusiasti.
    Ridurre la presenza in campo a un “pik indolor” credo non giovi a nessuno.
    Concordo anche con Zanon riguardo alle Under 20.
    Ho letto i vostri post e mi sembra che solo A.d.G. rimanga perplesso, se non contrario, alla creazione di un campionato di categoria.
    Sul punto credo di poter portare la mia esperienza, risalente alla fine degli anni settanta, non ero del tutto pronto per giocare in prima squadra, soprattutto non lo ero fisicamente, e se non ci fosse stata la under 23 (che ci raccoglieva dai 18 in su e che chiamavamo Riserve) avrei smesso molto prima di quando, poi lo abbia fatto (raggiunta la prima squadra).
    Non sono stato un campione, per nulla, non sono arrivato a giocare nel Petrarca o nel Metalcrom (neppure nel Fracasso, se è per questo), ma finché ho potuto ho giocato con passione, sempre al limite dei miei tanti limiti.
    Non tutte le Università avevano (e non lo hanno neppure ora) un CUS di rugby ma, soprattutto, non tutti erano in grado di arrivare ai vertici, ma con questo ?Meglio, molto meglio, che venga ripristinato un campionato Under 20 perché tanti di quegli under, altrimenti, sarebbero persi e con loro la possibilità di crescita di interesse per il nostro sport.

    • malpensante 15 Ottobre 2015, 18:58

      Anch’io penso che un campionato u20 oggi abbia poco se non nessun senso. Dalla Celtic alla C regionale, c’è a disposizione tutto quel che si vuole per un diciannovenne che abbia voglia di giocare anche se non è Hulk o un fenomeno di tecnica. Il problema vero è che i campionati ai club costano, anche quelli di fascia bassa, e la FIR spende soldi in Celtiche, Accademie, Eccellenza. Nell’ordine.

      • mamo 15 Ottobre 2015, 19:28

        Quello che dici è vero, ma – tornando alla mia esperienza – se non ci fosse stata la u23 io, a 19 anni, avrei dovuto cambiare società per poi sbattermi per farmi riprendere a 20 (quando ho iniziato a giocare in I^).
        E’ vero che oggi è cambiato tutto – con l’introduzione dell’eccellenza -, dal livello della serie A e via via scendendo fino all’introduzione di un C regionale. Tutto è scalato rispetto alle A,B e C di un tempo.
        Far parte delle c.d. Riserve ci ha consentito di crescere nella nostra società e di confrontarci con i nostri pari età, ma soprattutto, di allenarci sempre con la nostra I^ e così siamo riusciti a raggiungere il loro livello senza (necessariamente) scendere di categoria dove, forse, avremmo imparato un pochino meno.
        Allora, come del resto oggi, non tutti gli hulk o i talenti (quelli veri) a 19 anni entravano in Metalcrom o Petrarca, anzi. Le ossa se le facevano nel campionato under e nella panchina della I^.
        Hai ragione certamente su di una cosa: i costi. Quelli sì sono un problema ma qui si amplierebbe di nuovo il discorso su dove la Fir dovrebbe intervenire.

  22. cainerandrea 15 Ottobre 2015, 16:42

    E’ chiaro che per migliorare il rugby italiano bisogna partire dal basso; ma partire dal basso, significa avere professionisti educatori che si possano dedicare, in termini di tempo, competenza tecnica ed educativa e retribuzioni adeguate, ai giovani a tempo pieno (il meccanismo dopolavoristico non funziona in alcuna parte del mondo). I nostri giovani sono perfettamente uguali ai giovani di tutto il mondo, per cui se il nostro è un rugby deperiente, lo è per la mancanza di professionalità e di cultura del rugby da parte dei formatori dopolavoristi (che per fortuna sorreggono un carrozzone troppo pesante e senza ruote).
    Poi ci illudiamo con le Accademie, quando potrebbe benissimo restare quella di Formia, e stop (risparmiando qualche milionata di euro all’anno). Nelle giovanili ci sono pochissimi progetti a breve termine, e a medio e lungo, forse in ancora meno Club. Le Società non fanno economia (solo pochissime) e tutto rimane un carrozzone in mano a volontari (e meno male che ci sono) che però, tendono a riprodurre solo quello che hanno provato loro. Siamo il Paese in cui la Federazione non sa dialogare con la Scuola: a cui riferirsi per Atleti e tecnici (che io continuo a considerare educatori, almeno fino a 17 anni). Queste assurdità non le riscontro in Galles dove la qualifica di Tecnico, come in Francia, è una qualifica riconosciuta dallo Stato (però costa molto meno). ma dove vogliamo andare? O si cambiano un po’ di cose, o stiamo dove stiamo (aspettandoci nei prossimi due anni il superamento in ranking di almeno altre 2 squadre).

  23. 6nazioni 15 Ottobre 2015, 17:23

    scusate il disturbo, sono parecchi anni che vago x il centro italia x vedere
    i vari tornei regionali, elite’, u.16,18,ex u.20
    Leggendo i post vorrei rivolgere una domanda sopratutto (A.d.G.).
    Mi spieghi perche’ in tutto il mondo del rugby ci sono campionati giovanili
    under 20 ed in italia no.
    E mai possibile che noi siamo sempre i piu’ fichi,i piu’ bravi,i piu,del piu’ del piu’
    rispetto agli altri?
    Dico io, se ci sono i MONDIALI U.20 PERCHE’ LA F.I.R. ha tolto il campionato
    elite’ u.20,misteri della fede.
    A.d.G. non ricominciare con la solita solfa dell’ (*) francescato i piu’ bravi, i
    piu’ fichi, i piu del piu del piu’, visti i risultati di tutti i mondiali fatti e dei
    6n giocati. RISULTATI ZERO ASSOLUTO

  24. 6nazioni 15 Ottobre 2015, 17:25

    X A.d.G. il Calvisano u.18 ha preso la paghetta contro il pro-recco domenica.

    • Alberto da Giussano 16 Ottobre 2015, 03:43

      Vedi 6N, solo il pensare che questi U18(quelli che hanno perso a Recco) siano da tenere insieme altri due anni per fare un campionato élite U20 mi viene il latte alle ginocchia.

  25. Alberto da Giussano 15 Ottobre 2015, 18:57

    Fino al 2011 c’era il campionato U20. Dal 2011 al 2015 no.
    Per quanto attiene ai risultati dell’alto livello cosa è cambiato?
    Direi che dire nulla si dice la verità.
    Talenti internazionali fino al 2011 e dopo ben pochi.
    Il problema forse è a monte.
    Detto questo se le società desiderano investire in un campionato U20 non credo che ci sia Gavazzi che tenga,che glielo possa impedire: basta una lettera con le firme delle società interessate al consiglio federale e non vedo perché non dovrebbe partire.
    Quel che personalmente penso l’ho già espresso.

    • 6nazioni 15 Ottobre 2015, 19:32

      il problema forse e’ a collina A.d.G. se si continua con questa politica sui
      giovani tra 5/6 anni di ragazzi che giocano al rugby se ne vedranno molti di
      meno, visto che i piu’ bravi,i piu’ fichi, vengono scelti in apparenza con il
      sistema H/P del prof.

    • sentenza 15 Ottobre 2015, 19:35

      Se non ricordo male quando c’era l’u20 era obbligatoria per le squadre dell’eccellenza, ma succedeva spesso che alcuni non la presentavano e venivano sanzionati con multe e punti di penalità in classifica.
      Quindi si è tolta l’u20 evidentemente per non “falsare” il campionato.
      Ma la causa dietro è che se certe società non presentavano l’u20 è perchè evidentemente non avevano numero sufficiente di giocatori. E si torna alla storia dei numeri farlocchi di tesserati e praticanti.

    • Antonio9 15 Ottobre 2015, 21:27

      Falso : a più riprese le società di eccellenza e non solo hanno chiesto la reintroduzione del campionato U20 , il CIV ha persino chiesto un campionato solo regionale con risposta negativa, e c’erano le firme di tutte le società venete …

      • sentenza 15 Ottobre 2015, 23:21

        Falso COSA? Che alcuni non presentavano l’u20 e venivano penalizzati in classifica e multati? Che le squadre venete abbiano chiesto la reintroduzione significa solo che loro non hanno problemi. E gli altri? Tanto per dirne una che pone questioni burocratiche, le Fiamme Oro?

        • GiorgioXT 15 Ottobre 2015, 23:48

          Il campionato u.20 elite non obbligatorio per le squadre di eccellenza/Super10, tant’è vero che c’era la Tarvisium, San Donà , Benevento , ma di quelle che si erano qualificate nel precedente campionato a gironi e successivamente promozioni e retrocessioni.

          L’obbligatorietà della U20 c’era a prescindere dal campionato Elite nazionale, come le penalizzazioni, ma è stata tolta nel 2008.

          • sentenza 15 Ottobre 2015, 23:59

            Ma ci sono stati casi di penalizzazione o no? Perchè io ricordo benissimo che almeno in due occasioni il telecronista di raisport, parlo di 3-4 anni fa, durante la telecronaca leggendo la classifica dell’eccellenza disse proprio quello, penalizzata x punti (nella classifica dell’eccellena) per non aver presentato l’u20.

          • sentenza 16 Ottobre 2015, 00:06

            Al che pensai “ah beh, questi si dicono professionisti poi non riescono manco a partecipare all’u20, è tutta fuffa insomma…”. E difatti poi le cose lo hanno dimostrato.

          • Alberto da Giussano 16 Ottobre 2015, 05:05

            Ma non vi siete mai chiesti del perché il campionato U20 é finito.Fondamentalmente perché le società non avevano più i soldi per farlo.Le uniche che avrebbero un budget strutturato per farlo sono le due celtiche.
            Ma vi faccio una domanda. Supponiamo che Parma e Treviso siano ammesse a partecipare al campionato espoir francese, ci sarebbero 50 ragazzi italiani ventenni in grado di reggere alla prova?
            Io credo nemmeno 25.
            Detto questo vorrei sapere il senso tecnico di un campionato U20 italiano. Potrebbe avere un senso sociale, partecipativo ,ma tecnico proprio no.
            E siccome farlo ha un costo ,qual è lo stimolo ,la molla per spingere le società,che non riescon nemmeno a fare i loro di campionati, a investire in un’ U20?

          • sentenza 16 Ottobre 2015, 07:05

            Quando sentii quella cosa davo per scontato che le u20 dell’eccellenza giocassero parallelamente alle squadre maggiori, cioè che facessero la trasferta insieme alla squadra maggiore e giocassero prima o dopo i grandi ma sempre lo stesso giorno. Ma mi pare di aver capito che non era così. Sembrava troppo ovvio. Per l’itaglia…

          • 6nazioni 16 Ottobre 2015, 12:06

            X A.d.G. se con il sistema delle (*) non ci sono 25
            ragazzi in grado di giocare in francia, mi spieghi
            perche’ non si cambia il carrozzone che costa svariati
            milioni di euro?
            Le (*) sono circa 10 anni che sono state aperte non
            credi che e’ il sistema sbagliato?

          • Alberto da Giussano 16 Ottobre 2015, 12:56

            Come ti ho giá esplicitato più volte, secondo me il problema è ancora prima.Le accademie sono costose,alcune inutili e per niente decisive.Ma il problema vero non sono le accademie

  26. Virgilio 15 Ottobre 2015, 20:26

    Siamo ai corsi e ricorsi storici. Ogni soluzione è criticabile per diversi aspetti, le seconde squadre sono criticate dai club meno strutturati in primis, le soluzioni post U.18/U.19 degli anni trascorsi non sono state volute da alcuni dei club più strutturati (problema costi anche delle trasferte es. U.21/U.23), eccetera.
    Vero è anche che le U.20 nei territori a maggiore “densità” rugbystica sono realizzabili; unico fatto è che nulla andrà mai bene per tutti contemporaneamente.

  27. mamo 15 Ottobre 2015, 20:54

    Ho dato, dopo averli letti prima, una nuova scorsa ai post.
    Mah, non so cosa dire, mi sembra che tutte le opinioni abbiano un loro sano fondamento ma nel contempo siano opinabili e lo sono anche le mie che, rilette, mi accorgo quanto siano parziali.
    Boh.

  28. Alberto da Giussano 16 Ottobre 2015, 04:09

    Solo un pensiero finale. Spesso facciamo dei ragionamenti che presuppongono l’esistenza di un fortissimo movimento di base che spinge dal basso con la forza bruta di numeri imperiosi. Da incanalre e governare.
    In realtà sono piccoli numeri che necessitano di soluzioni ad hoc diverse a seconda della provincia o della zona e la soluzione sta in scelte organizzative studiate ad hoc senza troppi preconcetti.

    • Alberto da Giussano 16 Ottobre 2015, 05:26

      Ps.
      Leggendo fra le righe di molti interventi si ha l’impressione che i 19 anni siano la soglia di partenza di un ragazzo che fa sport.Ma a 19 anni un ragazzo é arrivato al capolinea,quanto a istruzione e apprendimento sportivo. Ho é già attrezzato tecnicamente per salire sul treno del professionismo o non lo sarà mai.
      Se un diciottenne non corre i 100 metri in 10,6/10,5 nessun gruppo sportivo gli offrirá un contratto da prof.
      Idem se non nuota i 100 m stile libero almeno sotto i 50′.
      Solo noi rugbisti pensiamo che i 18 anni sono il punto di partenza per poi “vedere”.

      • Alberto da Giussano 16 Ottobre 2015, 06:50

        ….O é già…

        • mamo 16 Ottobre 2015, 07:00

          … azz… A.d.G., ma non dormi mai ? Il tuo primo post notturno é delle 03.43 !

          • Alberto da Giussano 16 Ottobre 2015, 07:14

            Vado a letto presto la sera! Le ore del mattino han l’oro in bocca.Ah,Ah…

  29. fracassosandona 16 Ottobre 2015, 09:52

    il veneto è un’isola felice per densità di società attivamente presenti sul territorio, quanto meno a livello giovanile…
    se volessimo organizzarci un campionato u20(23?) tutto nostro a chi dovremmo chiedere permesso? alla FIR?
    padova potrebbe organizzarsi un quadrangolare tra petrarca rubano cus e valsugana in cui le trasferte si farebbero in bicicletta; treviso potrebbe avere un campionato a sei-otto squadre anche solo con i comuni contermini (anche qui, bicicletta)…
    io considero la diminuzione dei bambini in campo nel minirugby una riforma verso il basso per venire incontro alle esigenze di chi non ce la fa, tarpando le ali però a chi ce la farebbe…
    urgono soluzioni…

    • mamo 16 Ottobre 2015, 10:05

      … secessione .. 😉

    • sentenza 16 Ottobre 2015, 17:12

      Quella è una soluzione: campionati u20 a livello regionale, se è vero che costano troppo, e non più nazionale. Davo per scontato che proprio per convenienza organizzativa in eccellenza giocassero l’u20 fra di loro con lo stesso calendario della prima squadra, trasferta unica, staff unico, arbitro unico (o anche arbitro u20 pure lui). Qui invece è sbagliato dare per scontate cose che sembrano ovvie.

  30. rif 19 Ottobre 2015, 11:58

    Ciao a tutti. E’ il mio primo post per cui un (minimo) di presentazione. Serve perché, soprattutto nel rugby italiano, le opinioni sono risultato dell’esperienza che uno ha. E quindi quello che penso è il frutto – per certi versi fortunato, secondo me – dell’essere un dirigente di una società del nordest, di essere da 10 anni accompagnatore di un po tutte le Under (oggi della 18) e di non essere un ex rugbista 😉
    Poi cercherò di aggiungere qualche considerazione su questo tema che mi è caro…

  31. rif 19 Ottobre 2015, 12:24

    Vedo che in quasi tutti i post si conviene che è necessario “giocare”. Penso che su questo siamo d’accordo tutti…
    Vediamo al calendario del Campionato Veneto Under 18 di quest’anno. Simile a quello dell’anno scorso, per altro. Sarà lungo e noioso…
    Prendiamo il girone Elite. Inizia il 10 ottobre. Poi si giocano due partite, poi ci ferma due settimane, poi si giocano altre tre partite, quindi fermi tre settimane. Finiamo il 2015 con due partite e pausa natalizia (un mese). si ricomincia nel 2016 con due partite, stop di una settimana e un’altra partita. Due settimane fermi e tre partite di seguito. due stop e l’ultima di campionato. Se non ti qualifichi per la fase finale (le prime due), il 2 Aprile (APRILE!!!) ha finito di giocare. In 28 settimane hai fatto 14 partite – quasi tutte al gelo – e finisce quando il tempo, i campi, la primavera, le giornate, la logica, ti porterebbero a correre per i prati anche se non hai voglia.
    Perché? Forse perché in mezzo ci sono 6 partite delle “Accademie”? E vogliamo aggiungerci anche 4 stop per “Attività Internazionale”?
    Cioè, posso avere anche un’opinione non troppo positiva sulle Accademie – pur dando loro diversi giocatori – ma se far giocare 30 “superbravi” (?) significa mortificare 300 “schiappe” allora che si fottano le Accademie.

    Ciao, P

    PS nei gironi territoriali la situazione è anche peggio perché se una squadra si ritira (già due ad inizio campionato, le “pause” si allargano pur finendo dopo il campionato…

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