Foto del giorno: Stadio Flaminio, una storia (troppo) italiana
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Piacerà parecchio alla famiglia Nervi..
Nessuna linea architettonica e’ stata toccata… chi troppo vuole nulla stringe.
Ho pensato lo stesso anch’io. Si deve principalmente a loro il fatto che questo impianto resti per più totale abbandono.
Adesso aspetteranno che cada… un po’ come tutti i monumenti Romani….
E qua ce sta er colosseo B…
che vergogna!!!
abbandonare questo gioiellino anche se un po datato per andare a giocare in uno stadio vergognoso per il rugby…
che vergogna !!!!
non ci sono parole..
Questo è il nostro livello…..di rugby. Altro che olimpico
oh mamma!!!
questo ci meritiamo!
Una vergogna! Assurdo che sia andata a finire così…da romano a me piace il 6N all’Olimpico, ma lasciare alla deriva lo Stadio Flaminio (al quale comunque sono legati molti miei ricordi ovali) è un atto irresponsabile, non voglio indagare nello specifico di chi siano le colpe, ma è uno spreco…mi sarebbe piaciuto se il Flaminio si fosse continuato ad utilizzare per altri eventi rugbystici (magari una delle partite in casa del 6N poteva essere dirottata lì), ma mi avrebbe fatto altrettanto piacere se fosse passato al calcio (per molto tempo si è detto che il Flamino sarebbe diventata la nuova casa della Lazio), almeno così sarebbe continuato a vivere…
A proposito di Stadio Flaminio, mi permetto di postare l’ottimo cortometraggio (circa 6 minuti) “Frullato Flaminio” fatto da un gruppo di ragazzi (regia di Aureliano Capri e Federico Russotto), che ha è arrivato secondo poco tempo fa alla quarta edizione del “Mamma Roma Film Festival”…uno spaccato sul quartiere Flaminio e le sue problematiche (eh si, anche nella benestante zona del Flaminio non mancano degrado e situazioni analoghe ad altre zone della capitale), immancabili le immagini dell’abbandono dello Stadio Flaminio…
Un vero schifo, mi sa tanto che qui si vuole arrivare a buttare giù tutto per farci palazzine o un centro commerciale. Mi verrebbe quasi voglia di occuparlo, e farci giocare tutti i bambini di Roma!!!
Rinverdire l’usanza dello sciopero a rovescio potrebbe essere un’idea. Essa ha una nobile ( mio parere) e lunga tradizione (fu attuata per quanto ne so, una prima volta, dai contadini veneti rientrati sulle terre occupate dagli austriaci, dopo Caporetto). Ma anche in Sicilia, nel Lazio dopo la II° GM i contadini si attivarono per realizzare opere di interesse pubblico e per … la fame.
Però, però…. così facendo ai Nervi salteranno i nervi?
Il solito cattivo vezzo italiano, IMHO.
Si lascia la roba andare a remengo (perchè “la manutenzione costa” -_-), poi arriva il “benefattore” di turno col progetto in mano, si vende il solito fumo della “riqualificazione” e alla collettività toccano quattro gabinetti pubblici e un parcheggio (“a costo zero”) a ridosso della solita speculazione.