Ovalia che cambia: la Top League giapponese come l’Eccellenza degli anni ’90?

Un paese e un torneo capace di attirare grandi e grandissimi nomi. E che sta puntellando una crescita davvero solida

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

I Panasonic Wild Knights, tra gli altri, hanno ingaggiato Ben McCalman dai Western Force e Hayden Parker dagli Highlanders. I Toshiba Brave Lupus hanno preso Liam Messam, mentre i Nec Green Rockets potranno contare su Scott Higginbotham e Nick Ross. I Kintetsu Liners avranno i sudafricani Pierre Spies e Damian de Allende, i Ricoh Black Rams hanno messo sotto contratto Bernard Foley e Tim Nanai-Williams, Willie Britz ha invece firmato un contratto con gli NTT Shining Arcs. I Toyota Verblitz hanno pescato a piene mani nel Super Rugby (Wycliff Palu, Renaldo Bothma, Ruan Smith), in ITM Cup (Robbie Robinson) e NRL (Sam Bernstrom). E che dire dei Docomo Red Hurricanes che potranno schierare Handré Pollard, Eben Etzebeth e – pare – Israel Folau? 
Non è finita: Willie Le Roux e François Hougaard giocheranno con la maglia dei Canon Eagles, Sam Wykes con quella dei Coca Cola Red Sparks, Grant Hattingh con i Kubota Spears; JJ Engelbrecht, l’ex Zebra Andries Ferreira e Bryce Hegarty andranno alla Toyota Industries Shuttle, mentre Digby Ioane e Bjorn Basson raggiungeranno gli Honda Heat.

 

Quelli che abbiamo appena elencato sono i nomi che – a oggi – saranno i protagonisti della prossima Top League giapponese. Un campionato, quello nipponico, capace di attirare tanti giocatori di primissimo livello e se fino a qualche anno fa erano soprattutto (o quasi esclusivamente) atleti a fine carriera a prendere la strada di Tokyo e dintorni, oggi non è più così.
Il massimo campionato nipponico è cresciuto tanto al pari del movimento che rappresenta, con una nazionale che ormai è stabile attorno alla 10a posizione del ranking di World Rugby, con una franchigia che prenderà parte al Super Rugby a partire dal prossimo gennaio e che nel 2019 avrà l’onore e e l’onere di organizzare ed ospitare il Mondiale Seniores.
Una crescita che è tutto tranne che un caso, ma è frutto di un lavoro di programmazione che nonostante gli inevitabili inciampi è ormai ben indirizzato e solido.

 

Come è stato possibile? Soldi, soprattutto. In quel paese grandi aziende e multinazionali hanno investito e investono cifre davvero importanti, quando non sono addirittura dirette proprietarie di squadre. Questa è la benzina che alimenta il motore nipponico, ma fermarsi ai soldi sarebbe limitante.
I giocatori sono ottimamente seguiti e tra loro il tam-tam e il passaparola funziona benissimo. Da non sottovalutare anche il fatto che alla Top League è stata trovata una collocazione nel calendario pressocché perfetta: giocando tra autunno e inverno (ottobre-fine febbraio/inizio marzo) di veri intoppi non ce ne sono. A novembre il torneo nazionale giapponese si ferma per la finestra internazionale dei test-match e il Super Rugby inizia nelle stesse settimane in cui il campionato del Sol Levante finisce. Questo ha spinto le federazioni dell’emisfero sud a non mettere bastoni tra le ruote ai giocatori che da Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda vogliono passare alcuni mesi in Giappone. E comunque meglio lì che non in Europa, dove non solo ARU (ora un pochino meno dopo l’introduzione della nuova policy sull’eleggibilità), NZRU e SARU “perdono” il controllo sui propri atleti ma dove i tornei sono sicuramente più stressanti da un punto di vista fisico e nervoso.

 

La Top League come l’Eccellenza degli anni ’90? Ovvero un torneo periferico capace però di attirare grandi nomi? Sì, ci viene da dire, anche se nel caso giapponese il tutto ci sembra più solido. I tempi sono ovviamente cambiati molto e fare paragoni tra spazi geografici e temporali così diversi può essere fuorviante, ma sicuramente dei punti di contatto ci sono.
In Giappone stanno arrivando molti tecnici stranieri e dalla prossima stagione tra i nomi nuovi sulle varie panchine delle squadre della Top League ci sono anche quelli di Jimmy Stonehouse, Allister Coetzee, Matt Proudfoot e Os du Randt. Da non sottovalutare però anche i movimenti di giocatori giapponesi in uscita verso le franchigie di Super Rugby: Hendrik Tui (ai Reds), Kotaro Matsushima (Waratahs), Fumiaki Tanaka (Highlanders), Shota Horie e Keita Inagaki (Rebels), Akihito Yamada (Western Force), Ryohei Yamanaka (Sharks).
Il tempo ci dirà quanto questa crescita sia robusta, e se a quelle latitudini saranno in grado di equilibrare l’arrivo di una numerosa comunità di stranieri senza andfare ad intaccare la “produzione” di giocatori a livello locale. Se saranno cioè in grado di non sostituire la seconda con la prima.

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