Zebre/Italia, quando la paura di vincere è peggio dell’abitudine a perdere

La sconfitta contro gli Scarlets lascia l’amaro in bocca. Ma negli ultimi tre minuti c’è di mezzo un mondo…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Sono passati un po’ di giorni dal match perso dalle Zebre contro gli Scarlets, durante i quali l’attenzione è stata focalizzata sulla vicenda premi e relative proteste social. Ma torniamo per un attimo al match del Lanfranchi, e in particolare agli ultimi.

Perdere contro i gallesi di Llanelli ci sta, per carità, ma perdere una partita del genere, dominata per alcuni tratti e in alcuni fondamentali, suona da autentica beffa. Poco spettacolo nel corso degli ottanta minuti, ma le Zebre hanno saputo eseguire meglio nella fase di conquista e nella pulizia del breakdown, recuperando grazie alla prova del pack una partita che si era messa in modo difficile, con i gallesi abili a sfruttare le poche occasioni costruite per fare punti.
La meta di Geldenhuys a tredici minuti dal termine ha illuso, ma da lì al fischio finale gli equilibri si sono ribaltati per altre tre volte. L’ultima, decisiva, con il calcio oltre l’ottantesimo di Priestland, che dopo aver sbagliato il primo regalo ha invece approfittato del secondo. Due falli leggeri e assolutamente non necessari (unforced, dicono di là dalla Manica), arrivati da due giocatori di esperienza, ma poco importa. Ciò che ha soprattutto stupito in negativo è stato il linguaggio del corpo dei giocatori nei tre minuti seguiti al calcio del vantaggio di Garcia, e che separavano i bianconeri da una vittoria che avrebbe significato raggiungere in classifica Treviso a quota 18.

 

Un episodio su tutti? Dopo il primo calcio di Priestland, quello della “grazia”, Leonard annulla e Chillon in fretta e furia calcia un drop che si spegne nella sua metà campo rimbalzando tra i piedi dell’estremo gallese. Indipendentemente da chi abbia droppato, è la reazione collettiva al vantaggio che è mancata. A questi livelli è logico aspettarsi una reazione di chi va sotto, specie nei minuti finali, ed abbassare la guardia o peggio difendere in modo più “soft” per paura di essere indisciplinati è un errore che si paga.
O meglio, non paga se si ha la lucidità di difendere senza forzare, cosa invece che è mancata. Una volta in vantaggio la squadra ha quasi smesso di difendere, perdendo malamente le collisioni per paura di commettere infrazioni ma di fatto portandosi il nemico sull’uscio di casa. Proprio di gestione ha parlato coach Jimenez in conferenza stampa: “Nel bene e nel male la partita l’abbiamo persa noi. La gestione è sempre stata un nostro problema, le altre squadre da questo punto di vista stanno meglio di noi”.

 

Dal canto suo Mauro Bergamasco, capitano di giornata, ha parlato di mancanza di concentrazione (“foga e motivazione devono essere sempre sostenute dalla giusta concentrazione ed incanalate nel regolamento”), ma soprattutto del fatto che sconfitte del genere non aiutano certo i giovani a crescere. “Penso che i giovani non devono imparare dalle belle sconfitte. Devono imparare a vincere. Il movimento italiano deve imparare a vincere. Le sconfitte onorevoli non ci danno la possibilità di crescere. Ci sono possibilità, come con gli Scarlets, che vanno sfruttate a pieno. Questi erano quattro punti in casa nostra”.

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