Italia, guardati alle spalle: dal Sei Nazioni a un torneo “5+1”? La Romania lo chiede

Uno spareggio annuale da giocare tra l’ultima del Sei Nazioni e la vincitrice del torneo B. Al momento è fantarugby, ma per quanto?

ph. David Gray/Action Images

Le parole sono state affidate prima a WalesOnLine, lo scorso 16 ottobre, poi ribadite in un lancio Reuters del 7 novembre. Mettiamo assieme le dichiarazioni:

 

“Esiste un Sei Nazioni B e per il rugby tutto sarebbe una cosa positiva avere ogni anno un play-off tra la squadra che arriva ultima nel Sei Nazioni che conta e i vincitori della seconda competizione.
L’anno scorso abbiamo giocato in Georgia davanti a 62mila spettatori, non credo che si possa più dire che in Romania non c’è interesse per il rugby. Mi sembra normale che Italia e Scozia non siano d’accordo con questa mia affermazione visto che prendono davvero tanti soldi per la partecipazione al Sei Nazioni, ma la verità è che non stanno giocando bene da tempo e che in una giornata particolare, se tutto dovesse andare per il verso giusto, noi potremmo battere sia l’una che l’altra.  Abbiamo sconfitto Tonga e Canada e ai Mondiali qualche sorpresa potremmo anche farla e il nostro obiettivo alla RWC è di vincere due gare, cosa che ci garantirebbe la qualificazione anche al Mondiale giapponese del 2019″.

 

A parlare così è Lynn Howells, head coach della Romania e dei Bucharest Wolves, la selezione che partecipa alle competizioni europee per club. Allenatore di grande esperienza che è stato sulla panchina del Galles come assistente di Graham Henry tra il 1998 e il 2001, ha guidato anche l’U21 dei Dragoni, il Pontypridd, il Cardiff, i Celtic Warriors, Edimburgo e Doncaster. Conosce anche il rugby italiano visto che ha allenato la Leonessa Brescia. E’ uno che ha visto un po’ il mondo ovale e qualche idea se l’è fatta.
La sua Romania in questo novembre ha perso con Giappone e USA e ha battuto ancora una volta il Canada. Nel ranking mondiale è ora al 17° posto, alle spalle degli Stati Uniti di soli 23 centesimi di punto e – un po’ più lontana – della Georgia. Che è la squadra che tallona gli azzurri, che com’è noto sono al posto numero 14.

 

Che dire delle sue dichiarazioni? E’ da tempo che ci dicamo che “dobbiamo guardarci alle spalle”. Sul piano del gioco la migliore Romania (o Georgia) può battere una brutta Italia o una brutta Scozia. Queste ultime due continuano ad essere più forti e sicuramente più abituate a giocare a certi livelli, con una levatura tecnica che nel complesso è superiore. E’ indubbio che però rumeni e georgiani sono movimenti che se ben “coltivati” possono dare dei bei frutti.
Oggi il vero vantaggio italiano, in una fase in cui i risultati sportivi latitano più del solito, rimane quello politico/economico: la nostra federazione ha un peso superiore e il nostro bacino è più ricco e interessante di quanto non possa essere quello che può offrire la federazione di Bucarest. Per qualche anno possiamo stare tranquilli ma dormire sugli allori potrebbe rivelarsi molto pericoloso. Bisogna però lavorare più di quanto non si sia fatto finora perché il posto che oggi occupiamo non ci è dovuto e va rinsaldato ogni giorno. A qualunque livello. Chi sta alle nostre spalle cresce, magari a ritmi non molto serrati e in maniera un po’ discontinua, ma cresce. E ha molta più fame di noi.

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