Rugby, soldi e ideologia: le Accademie come l’Articolo 18

I centri federali sono spesso al centro di critiche e polemiche, ma il dibattito non fa sempre della concretezza il suo cuore

COMMENTI DEI LETTORI
  1. davo 29 Agosto 2014, 08:31

    Gia’, ma in Italia si arrivera’ mai ad una soluzione del genere per il buon senso comune? non si riesce a farlo in politica…figuriamoci nello sport..

    • micki 29 Agosto 2014, 12:31

      Caro Davo,la politica e’ sia in politica che nello sport( scusa il giro di parole) e’ solo questione di voti, amici degli amici e tanti amici…….Paolo e’ stato molto preciso, ma il “CAPO”non potrà mai accettare una soluzione fatta così …… Troppo semplice!!!!!!!!

  2. Mr Ian 29 Agosto 2014, 08:38

    I centri federali sono agenzie di collocamento professionale promessi in campagna elettorale, altrimenti non mi spiego l andamento delle ultime elezioni. L articolo è veramente molto bello e offre tanti spunti di riflessione.
    Per quanto riguarda le zone periferiche, nella stessa regione esistono club che hanno lavorato meglio di altre città che ora magicamente di ritrovano un centro federale, un ottima politica federale vorrebbe che se da un lato togli ai piccoli club i prospetti più interessanti, dall altro offri loro maggiori supporto tecnici, non sono i soldi che risolvono i problemi, puoi avere gli stessi budget del top14 ma se manca il capitale umano non fai altro che alimentare il clientelismo…i centri federali non sono i posti dove insegnare il rugby ai ragazzi, ma dove affinare la tecnica.
    Un altro aspetto da non sottovalutare è anche la formazione scolastica, legare ai centri anche degli istituti superiore che i ragazzi possano frequentare, anche chi non proviene direttamente dalla città che accoglie il centro, lo sport non deve assolutamente togliere spazio e tempo alla formazione culturale e/o professionale, perché oggi in Italia di rugby non si campa e quindi gli atleti più sfortunati devono anche essere pronti a continuare la loro vita al di fuori del rugby

    • wlfsempre 29 Agosto 2014, 15:19

      CONDIVIDO IN PIENO LA TUA RIFLESSIONE, SONO IL PADRE DI UN RAGAZZO CHE FREQUENTA UNA DELLE ACCADEMIE FEDERALI UNDER 18, PREMETTO CHE MIO FIGLIO PUR FREQUENTANTO UNA SCUOLA UN PO’ “COMPLICATA” DOVE NON SI DANNO “AIUTINI” AI RAGAZZI, E’ STATO PROMOSSO , MA CREDI CHE ABBIAMO VISSUTTO UN ANNO DA INCUBO, I RAGAZZI SEPPUR MOTIVATI TROVANO GRANDI OSTACOLI PER POTER SVOLGERE UN’ATTIVITA’ DIDATTICA E DI STUDIO COME SI DEVE, SPESSO LE ORE DEDICATE ALLO STUDIO SONO VERAMENTE POCHE
      A CAUSA SPESSO DELLA DISORGANIZZAZIONE CHE REGNA SOVRANA.
      OLTRE A CIO’ A MOLTI RAGAZZI VENGONO PROPOSTE “SCAPPATOIE” TIPO CAMBIARE SCUOLA O FREQUENTARE SCUOLE PRIVATE PUR DI OTTENERE IL “PEZZO DI CARTA” CON IL QUALE SPESSO CI SI POSSO PULIRE IL COSIDETTO…….
      ALLORA CARI CHECCHINATO E COMPANY, CONTROLLATE BENE CHI GESTISCE LE ACCADEMIE E SELEZIONATE BENE MANAGER ECC… PERCHE’ COSI’ ALIMENTIAMO SOLO UNA SFIDUCIA NEI CONFRONTI DI TALI ISTITUTI, PER CUI AL MOMENTO NON E’ VERA LA TIRITERA CHE CI PROPINATE …SCUOLA, UOMO,RUGBY, POTETE USARE LA SOLA PAROLA RUGBY.

      • Mr Ian 29 Agosto 2014, 17:11

        Ciao, purtroppo mi ricollego a quello che ho scritto sotto, l assoluta mancanza di professionalità e capacità manageriali, un vero manager pensa a queste cose e si pone spunti di riflessione. Prima di tutto deve essere un accademia di vita e poi di sport, l eccellenza deve esprimersi a tutti i livelli, anche nella formazione culturale, offrendo ai ragazzi anche il vitto, l alloggio e assistenza scolastica. Poi vabbe, sul piano sportivo ne riparleremo più avanti….

  3. Stefo 29 Agosto 2014, 08:51

    Bel pazzo Paolo, condivido in pieno il pezzo per come affronti il problema.

    PS: peccato che San Isidro sia invacanza perche’ quel “maniera molto laica” sa tanto di pieno endorsement a chi ha vinto le elezioni 🙂

    • Rabbidaniel 29 Agosto 2014, 12:43

      D’altra parte è il bello della democrazia 😀

  4. boh 29 Agosto 2014, 08:55

    Complimenti Paolo.

  5. crosby 29 Agosto 2014, 09:00

    Aspettando AdG che distruggerà l’articolo, quoto al 100% quanto scrivi Paolo…

    • mezeena10 29 Agosto 2014, 11:20

      Alberto da Giurassico? ihihih..
      il ghedini de noantri..

    • Alberto da Giussano 29 Agosto 2014, 11:26

      Guarda che del rapporto costi-benefici ho detto ieri. E’ un’ottimo articolo, come ottima è la sintesi di ieri fatta da @malpensante. I numeri sono sempre una base corretta di discussione.

      • mezeena10 29 Agosto 2014, 13:36

        e le sviolinate un infimo tentativo di riparare alle offese profuse!
        sempre imo! 😉

  6. Katmandu 29 Agosto 2014, 09:02

    Alla fine per me le accademie non son il male assoluto, ma come son strutturate non son una cura alla malattia che ci affligge, diciamo che è come ingessarsi una gamba quando si ha il raffreddore…. Poco senso
    C’è da dire anche a discolpa della FIR che i club italici non son come quelli stranieri di stampo inglese o sudamericano che son veri e propri club, o come le regions gallesi o le province irlandesi che han alle spadde una quantita importante di club che posson contribuire al progetto, le squadre Italiche posson contare quasi solo su di loro e in un mercato che non genera interesse se non all’interno del comune (o al massimo di quelli limitrofi) si fa fatica a investire e investire le cifre che investo nel resto di “Ovalia” per una squadra media non le abbiamo nemmeno sommando tutti i budget dell’eccellenza

  7. gsp 29 Agosto 2014, 09:24

    La solita solfa sulle varie testate, tanto presapppchismo e luoghi comuni. Nessuno che faccia bene il proprio lavoro end analizzi numeri, casi e li compari all’estero. Lasciate stare l’art.18!!!

    Sulle accademie, in pieno accordo con la posizione pragmatica. Ci vogliono. Poi ai club o federali poco importa purché funzionino a costi ragionevoli.

    L’unica nota che aggiungerei é che purtroppo anche i club di vertici italiani non hanno ad oggi (e da molto) né esperienza, né storia consolidata nel gestire strutture di quel tipo. Ci vuole un meccanismo che colmi quelle lacune nei club di vertice italiani, nessuno escluso.

    • Andria 29 Agosto 2014, 09:37

      La solita solfa sulle varie testate, tanto presapppchismo e luoghi comuni. Nessuno che faccia bene il proprio lavoro end analizzi numeri, casi e li compari all’estero. Lasciate stare l’art.18!!!

      Sottoscrivo.

    • boh 29 Agosto 2014, 09:39

      gsp, Prima osservazione, che le accademie, siano della fir o dei club, in certe situazioni fanno la differenza e non poco.
      Seconda osservazione, Anche i club esteri a cui noi dovremmo guardare, agli albori del professionismo, non avevano alcuna esperienza di gestione di strutture di questo tipo. E’ evidente dai risultati, che loro sono stati lungimiranti… noi lungic….ti
      Terza osservazione……parliamone dell’art. 18 per me l’accostamento è azzeccato.

      • gsp 29 Agosto 2014, 10:02

        Qual’é la differenza boh.

        Per quanto riguarda l’estero facciamola una analisi delle accademie. Le regioni sono nate col pro, anche rimpiazzando il ruolo dei club. Delle province irlandesi meglio non parlarne. Le accademie gestite dai club sono spesso gestite con soldi propri.

        Ed in tutte le situazioni c’era una tradizione formativa di livello assoluto.

        Quindi torno alla mia affermazione. Mi sta bene anche l’affidamento delle accademie ai club. Ma ci vuole un meccanismo che colmi le lacune dei club di vertice.

        • crosby 29 Agosto 2014, 10:09

          @gsp…Che realtà di vertice conosci così da vicino per dire che sono manchevoli di organizzazzione ed esperienza?
          Fammi un po’ capire su che elementi ti basi…mi piacerebbe avere i nomi dei club di vertice che hai frequentato o stai frequentando…

        • boh 29 Agosto 2014, 10:17

          C’è la differenza, e molta. Il problema, è che per l’ennesima volta stiamo impostando un ragionamento su una situazione oramai incancrenita.

    • Stefo 29 Agosto 2014, 10:04

      gsp a me non pare la solita solfa, anzi mi pare che Paolo voglia uscire dal carattere dogmatico che la vicenda ha preso e cerchi di portare la discussione dove in molto diciamo da tempo dovrebbe andare, un’analisi piu’ pragmatica e meno ideologica del problema, un’analisi di costi-benefici che mettano in luce l’effettiva efficienza del sistema.
      PAragoni con l’estero per me son sempre da prendere con le mlle gsp, perche’ comunque nel 99.9% dei casi si parla di movimenti strutturati in maniera estremamente diversa dai percorsi di sviluppo a come le Accademie sono inserite nel percorso, al fatto che in alcuni casi sono federali in altre dei club.

      • gsp 29 Agosto 2014, 10:11

        Rileggi stefo. Quella parte non si riferiva alle accademie.

        • Paolo 29 Agosto 2014, 10:16

          E a cosa allora, perché non si capisce. Soprattutto il “pressapochismo”: se riesci ad avere numeri e cifre dalla FIR…

          • gsp 29 Agosto 2014, 10:24

            Era riferita alla parte sull’art.18 La parte seria sulle accademie inizia da ‘sulle accademie’. Capisco adesso che forse non sono stato chiarissimo e manca la faccina. Ma il primo paragrafo non centra nulla con rugby ed accademie.

          • gsp 29 Agosto 2014, 10:25

            @andria ha capito il mio spirito di patata.

        • Mr Ian 29 Agosto 2014, 10:19

          Delle realtà estere noi abbiamo l esegenza e la necessità di apprendere e applicare il loro sistema manageriale, perché se prima non vengono formato i dirigenti non si arriverà mai ad un sistema di formazione di giocatori stabile e duratuto. Il nostro modello amatoriale si riscontra in primis nell amministrazione dei club più che nel gioco. Motivo per cui le accademie sono uffici di collocamento.
          Dall estero c’è solo da imparare….

        • Stefo 29 Agosto 2014, 10:24

          Scusa gsp rileggo cosa?Il pezzo di Paolo?A me sembra di aver colto quello che voleva dire se non e’ cosi’ lo chiedo a Paolo ed in caso rileggero’.
          Rileggere cosa?Il tuo commento?Ti riferivi all’art 18?Beh mi sembra tu vada abbastanza OT, l’accostamento di Paolo era sul carattere dogmatico della discussione, che in alcuni casi (non tutti e’ sempre meglio precisarlo) c’e’ anche sull’art 18.

        • gsp 29 Agosto 2014, 10:26

          Stefo rileggi il mio commento. Il primo paragrafo non ha nulla a che fare col rugby.

          • Stefo 29 Agosto 2014, 10:30

            Ho visto sopra che hai specificato…non era chiarissimo e/o e’ mattino 😉

          • gsp 29 Agosto 2014, 10:47

            Effetivamente, non era il massimo della chiarezza.

          • Andria 29 Agosto 2014, 13:09

            Scusami tanto caro il mio pilone dublinese ma se l’ho capita io era a prova di imbecille.
            😀

          • malpensante 29 Agosto 2014, 14:05

            Only dull people are brilliant at breakfast. 🙂

          • Stefo 29 Agosto 2014, 16:12

            @ Andria colpa delle concussion…class action!!!!

    • Paolo 29 Agosto 2014, 10:06

      Giusto per chiarire, l’accostamento all’art. 18 riguarda solo l’approccio al tema, non ai contenuti.

      • gsp 29 Agosto 2014, 10:12

        Era per alleggerire il discorso con una battuta. Sono pienamente daccordo che ci vuole pragmatismo.

    • ginomonza 29 Agosto 2014, 11:11

      gsp ti ho inviato ieri un mail , hai letto?

  8. Silverfern 29 Agosto 2014, 09:43

    “…E qualche domanda sul rapporto tra costi e benefici, ovvero la quantità e la qualità dei giocatori prodotti rispetto alle risorse impiegate, bisognerebbe farsela. In maniera molto laica e senza preconcetti. Che ogni euro investito nelle accademie è un euro tolto al già non troppo economicamente sostenuto rugby di base, spesso costretto a (sopravvi)vivere nelle difficoltà. E con fallimenti, chiusure e ripartenze da livelli ancora più bassi che negli ultimi anni sono stati davvero tanti. Troppi. …”
    Amen.
    Sedie da occupare e soldi pubblici da intascare.
    La classica malattia Italiota, niente riesce ad esserne esente.

    • gsp 29 Agosto 2014, 09:57

      Sul virgolettato.

      Dico solo che l’eccellenza non é la base. Ed i soldi di accademie della formazione di certo non vanno spesi per tenere in vita i club. Non ci sarebbe nulla di più sbagliato.

      • Silverfern 29 Agosto 2014, 10:08

        non sono solo le squadre di eccellenza in difficoltà, che, comunque, avrebbero dei settori giovanili da portare avanti, e quello mi sembra rugby di base.
        Se perfino in NZ (!!!!) sono sorpresi dal numero delle nostre accademie, ci sarà un motivo logico, manco fossimo tutti presi da una passione travolgente per la palla ovale.
        Le case si costruiscono dalle fondamenta, non si comincia con un tetto vistoso.

        • gsp 29 Agosto 2014, 10:21

          Sono in difficoltá anche gli altri club, ma é irrilevante se si parla di accademia.

          I soldi delle accademie non hanno molto a che fare con la base e non possono tenere in vita la base.

          Quando riporti la reazione della NZ é una di quelle reazioni capite male perché spiegate peggio. In tutti gli altri contesti di accademie ce ne sono forse anche di più, ma gestite in modo diverso. Il fatto che siano presso club, province, regioni, non significa che non esistano.

          Quello che é incomprensibile all’estero é come si faccia a spendere così poco sulla formazione, come facciamo noi. Quindi su quel parallelismo, dovrai spendere più in formazione, non meno. E meno risorse, per fortuna, ai club finti pro.

      • Paolo 29 Agosto 2014, 10:17

        Non ho mica scritto che devono tenere in vita i club, ma sostenerli e aiutarli. Quelli meritevoli

        • GiorgioXT 29 Agosto 2014, 10:41

          Per fare questo devi fare selezione , premiare i meritevoli e punire/incoraggiare gli altri.
          Ma non lo puoi fare se sei espressione di un club che in 30 anni di attività ai massimi livelli ha formato 1 giocatore da nazionale o poco più, e sei il rappresentante storico di chi ha sempre fatto così.

    • gsp 29 Agosto 2014, 10:07

      Aggiungo, qualsiasi federazione non potrebbe assolutamente affidare una accademia e rispettivi finanziamenti a nessun club che non abbia una sostenibilitá finanziaria di almeno 5 anni.

  9. GiorgioXT 29 Agosto 2014, 10:20

    Il punto fondamentale del problema – mancato purtroppo dal Grillotalpa – è un altro : la differenza fondamentale con le altre nazioni più avanzate non è la presenza o meno federale , ma l’apertura alla competizione e la selezione.

    Solo da noi si è preteso, in nome del credo “Io sono Io e voi nun siete n’cazzo” di scegliere ragazzi a 14 anni e poi farne una casta intoccabile , e lo stesso purtroppo per allenatori e coach .

    E’ da sempre la ricetta peggiore per avere risultati e si vede.

    Almeno nei club se un allenatore non funziona lo si cambia, o si sopporta perché viene gratis, ma non lo si deve riconfermare per forza e chiamarne i protetti per giustificare a forza l’investimento fatto, e soprattutto non succede dappertutto.

  10. malpensante 29 Agosto 2014, 10:43

    I numeri, quelli veri, non quelli dei voti elettorali, li ha passati meritoriamente Angelone nell’altro thread:
    nr. 193 squadre di Under 18 …..giocano ogni domenica circa 3000 ragazzi ;
    nr. 243 squadre di Under 16 …..giocano ogni domenica circa 3700 ragazzi ;
    nr. 389 squadre di Under 14 …..giocano ogni domenica circa 5000 ragazzi.
    Non parliamo di Eccellenza o seri A e B, gsp, converrai con me che questi sono i primi piani della casa, sotto ci sono le fondamenta: educazione motoria, scuola, minirugby eccetera. Quanto spende la FIR per queste grosso modo 3-400 club? Per i campionati in cui giocano e per cui si allenano e si formano grosso modo 20000 ragazzi? Sono campionati formativi, selettivi, produttivi? Qualche federale si prende la briga di andarli a veder giocare tutte le settimane? C’è una struttura di raduni, tornei, competizioni, stage territoriali per questi ragazzi? C’è una struttura che segua e orienti gli staff che li formano e li gestiscono? Il rugby giovanile, come per tutti gli sport, ha costi non banali e richiede professionalità elevate se vuoi buoni risultati: cosa ci guadagna chi investe tanto in soldi, impegno e persone, chi è più bravo? Le accademie, come concetto, ci sono in tutto il mondo, così come i centri di formazione, si chiamino pippo o pluto. Ma sono un di più rispetto ai campionati, non l’intero mondo del rugby giovanile e sono parte degli investimenti per l’alto livello, non di quelli per la base. Giustamente dici che i club di Eccellenza non sono il rugby di base, ma le accademie italiane lo sono anche di meno. La mia ricetta? Metti in competizione e investi su quel che è rimasto dei club bravi a tirar su giocatori, e se vuoi intervenire direttamente vai dove club di quel tipo non ce ne sono. Soprattutto fai pulizia sui numeri fasulli che determinano i voti elettorali, se no sarà difficile che il consorzio dei trippai promuova l’alimentazione vegetariana.

    • malpensante 29 Agosto 2014, 10:44

      Scusate la lunghezza.

      • Alberto da Giussano 29 Agosto 2014, 11:28

        A me le tue “lunghezze” piacciono. Fidati.

        • mezeena10 29 Agosto 2014, 11:32

          “cos’ avrà voluto dire”???

          • Giovanni 29 Agosto 2014, 12:15

            Nulla. Sua “magnanimità” ha solo voluto esprimere il proprio benevolo paternalistico assenso.

          • soa 29 Agosto 2014, 12:49

            Hahahaha grande mez! AdG doppi sensi così non si vedevano da un pezzo! Degni del miglior Mike Bongiorno! Con simpatia 🙂

          • mezeena10 29 Agosto 2014, 14:14

            ahahahah veramente!

    • gsp 29 Agosto 2014, 11:05

      Mal, su quello sfondi una porta aperta con me. Lo dicevo a @silverfern.

      Quella di cui parli tu per me é base, e lo scandalo internationale é la scarsitá di fondi per quelle attivitá.

      Le accademie sono una cosa diversa, necessarie per il rugby pro.

      • Stefo 29 Agosto 2014, 11:20

        gsp un attimo stai tornando ad un’analisi dogmatica della cosa non pragmatica.

        Le Accademie sono necessarie per il rugby pro…vero, ma puoi dire che la Fir non vende le Accademie e cerca di farne un progetto per la base di fatto quindi snaturando il concetto di Accademia come dovrebbe essere?
        Secondo quanti club pro veri ci sono in Italia?E quante accademie invece?
        Quante Accademie sono effettivamente (e sottolineo effettivamente) legate al mondo pro come invece avviene in tutto il mondo?

        • gsp 29 Agosto 2014, 11:45

          Infatti non parlavo delle nostre accademie. Ma di concetto di accademie in generale (club, fed o come sia) senza il quale non potrai mai competere a livello giovanile internazionale. Quel tipo di completamento formazione a tempo pieno, quasi professionale, che si fa intorno ai 18 anni.

        • gsp 29 Agosto 2014, 12:12

          Su quello che fa la FIR, non so le accademie, ma é evidente per me che la FIR vende/usa i cdf come infrastrutture per la base. Ed una certa logica, se eseguite bene, potrebbe anche starci.

          • Stefo 29 Agosto 2014, 12:16

            gsp non sono base neanche i cdf, anche li’ fai selezione e sviluppo di quelli che reputi migliori e basta

          • Stefo 29 Agosto 2014, 12:17

            di fatto i cdf sono solo un aumento del dosaggio della medicina sbagliata

          • gsp 29 Agosto 2014, 13:09

            Non sono base i cdf, ma non sono neanche accademie.

            L’elemento di infrastruttura per la base io CE lo vedo nel fatto che allenatore e fisio dei cdf, pagati dalla fed, lavorano con i club limitrofi.

      • GiorgioXT 29 Agosto 2014, 17:40

        “gsp scrive:
        29 agosto 2014 alle 13:09
        Non sono base i cdf, ma non sono neanche accademie.
        L’elemento di infrastruttura per la base io CE lo vedo nel fatto che allenatore e fisio dei cdf, pagati dalla fed, lavorano con i club limitrofi.”

        Toh. ma questo era il programma di Zatta !

        • gsp 30 Agosto 2014, 15:38

          quello è proprio il succo dell’atteggiamento pragmatico.

    • Stefo 29 Agosto 2014, 11:12

      “Giustamente dici che i club di Eccellenza non sono il rugby di base, ma le accademie italiane lo sono anche di meno”
      Condivido tutto il tuo intervento mal ma voglio soffermarmi su questa frase che secondo me e’ importantissima: lo spacciare le Accademie come rugby di base o investimento sul rugby du base e’ estremamente sbagliato, sono uno step molto avanzato della selezione nel percorso formativo dei giocatori…come poi viene gestito GiorgioXT porta un’argomentazione molto corretta.

    • 6nazioni 29 Agosto 2014, 21:23

      ovazione x mal grande gavazzi prendi nota.

  11. tergestum 29 Agosto 2014, 10:59

    Caro Paolo, condivisibile al 100%.
    Il numero abnorme di queste strutture ed il loro posizionamento geografico , la remunerazione al rugby di base- di buone società ce ne sono tante- che è stato di 900.000 euro scarsi per l’anno scorso, a me ricordano la proliferazione delle municipaliizate nell’ultimo ventennio- infatti ora cercheranno,forse, di ridurle.
    ribadisco e condivido : una drastica riduzione del numero, riallocamento nelle zone rugbisticamente depresse e creazione di scuole-monitorate- a livello di club

  12. mezeena10 29 Agosto 2014, 11:31

    intanto il consiglio federale riconferma la stessa identica cifra degli anni scorsi per il rugby di base: 980mila euro su un totale di quasi 50 milioni..
    ogni commento ulteriore mi pare superfluo!

  13. pepe carvalho 29 Agosto 2014, 12:20

    Ottimo articolo Paolo, quello che non condivido é l’accostamento con l’art 18, su questa questione l’unico atteggiamento ideologico l’hanno i contrari specie dopol le modifiche fatte dal governo Monti che invertono l’onere della prova dalll’azienda al lavoratore in caso di discriminazione. Questo detto da uno che segue per mestiere questo genere di problemi. Tornando alle accademie e ai centri ritengo poco funzionale e utile il sistema, con alti costi e di fatto troppo clientelismo, penso sarebbe più utile usare quei soldi per costruire una struttura di formazione per i formatori delle varie società e un sistema di selezione tramite campionati con anche premi a livello giovanile. E se avanzano aumentare la dotazione di un fondo per prestiti a chi intende dotarsi( o ristrutturare) di strutture proprie evitando strane situazioni come quella di Calvisano e l’accademia di Remedello. Per questo eviterei di dare i soldi direttamente alle società che spesso li userebbero non per formare ma per comprare giocatori già fatti, insomma legherei tutto in un progetto formativo che parta dal Minirugby e si fermi alla U18. IMHO

    • Alberto da Giussano 29 Agosto 2014, 13:33

      Il tuo post tocca l’altro aspetto fondamentale della discussione. Tolto le franchige che sono la naturale struttura che dovrebbe “governare” un’accademia, le società hanno la struttura logistica e i mezzi per sostenere un’accademia? Oppure due accademie legate alle franchige bastano e avanzano per i numeri del ns. movimento?

      • pepe carvalho 29 Agosto 2014, 15:44

        Per come la vedo io, basta lasciare al Benetton e alle zwbre la possibilità di iscrivere una squadra espoirs in serie A o in eccellenza per fare in modo di ricreare la piramide. É evidente che potrebbero drenare i prospetti migliori dalle altre società.

      • pepe carvalho 29 Agosto 2014, 15:50

        Sui numeri del movimento le acca dellle franchigie bastano per altro se le limiti alla U23 ne avresti 2 contro una sola U20 di oggi

        • GiorgioXT 29 Agosto 2014, 17:39

          La piramide si ricrea , e soprattutto funziona, solo se è permessa la salita , quindi niente posti garantiti per regolamento ma campionati meritocratici .

          In Francia ci tengono ad organizzare tornei nazionali (Balandrade, Gaudermen ecc.) per far confrontare fra loro anche le giovanili che non sono riuscite ad arrivare alle fasi nazionali… da noi le fasi nazionali si eliminano più che si può…

          • pepe carvalho 29 Agosto 2014, 19:43

            Concordo la seconda di zebre e Benetton deve andare su e giù rispetto ai risutati. Sui campionati under anche io penso che si debbano incentivare

  14. 6nazioni 29 Agosto 2014, 21:18

    CHIUDERE STOP.
    COSTI/RISULTATI ZERO.
    IL CARROZZONE (*) FIR E’ SOLO PROSELITISMO ELETTORALE STOP.
    36 centri di formazione per formare cosa non si sa…………
    9 (*) cosa formano non si sa…………
    parma cosa forma non sia sa…………………….
    povero rugby italiano,tra qualche anno neanche i mondiali si disputeranno.
    I piccioli dateli ai club che veramente formano i ragazzi.

  15. tony 30 Agosto 2014, 10:58

    Vorrei fare una precisazione le accademie vere e proprie sono 8+1+1….le altre sono un’invenzione di chi contesta le accademie…..e le usa come strumento…. infatti sono aiuti finanziari e tecnici presso società .Poi partendo da ciò Io propendo per due accademie legate alle ‘Celtiche’ le altre sono da discutere…..Però se qualcuno ha letto un’intervista rilasciata da Vialli in relazione alla formazione è molto significativa sui problemi che affliggono lo sport…altrimenti rischiamo di farne solo una battaglia ideologica su accademie sì o no…..

    • GiorgioXT 30 Agosto 2014, 11:12

      Non è vero. i Centri di Formazione U.16 sono fatti presso le società, ma la gestione e le decisioni sono SOLO dei responsabili federali, che sono scelti dalla FIR senza alcun parere del club (cosa che mi può andare bene)

      Le verità è che è proprio il sistema che è nato da una ideologia ben precisa : “I CLUB NON POSSONO E NON DEVONO FARE L’ALTO LIVELLO” da qui nasce la concezione di un sistema separato e senza travasi né confronti.

      Il progetto iniziale prevedeva una filiera FEDERALE AL 100% dai 16 anni in su.

      • tony 30 Agosto 2014, 12:38

        @G ok continua con la tua battaglia ideologica invece di andare alla sostanza…questione di formazione mentale.

        • GiorgioXT 30 Agosto 2014, 20:02

          Veramente di sostanza io ne ho messa da tempo tanta :
          – Verifica numeri giocatori tramite modelli B e resoconti concentramenti (così si parte dalla realtà )
          – Graduatoria dei club con criteri obiettivi numeri+risultati
          – Campionati nazionali meritocratici U18 e U20 con sostegno FIR per le trasferte
          – Campionato U16 con fase nazionale a 10-12 squadre
          – Accademie dove non vi sono club in grado di fare un lavoro di qualità , o dove i numeri sono troppo piccoli
          – Sostegno anche economico alle fusioni fra club
          – Cancellazione delle “deleghe” , a noi serve la formazione di giocatori, se non interessa fai una serie C amatoriale
          – “Trials” fra probabili/possibili per ogni formazione nazionale.
          – Squadre di tecnici stipendiati FIR ad INSEGNARE ai tecnici dei club , invece di andare a vedere le u.14 una volta ogni due mesi per cercare i più grossi

          Basta ? , ne ho ancora…

          • tony 31 Agosto 2014, 09:04

            @ok quindi deve intervenire la federazione sempre nella Tua sostanza…..quindi sei per un modello privato con sperpero di contributi pubblici modello ‘Alitalia’….

      • pepe carvalho 30 Agosto 2014, 14:05

        Per altro a Milano il CF che io sappia é fatto presso una struttura privata: il Leone. XIII scuola privata con annesso campo non omologato in sintetico. Nulla a che fare con società

  16. Jacopo986 30 Agosto 2014, 11:50
  17. Francesco.Strano 30 Agosto 2014, 14:09

    Intanto ho appena avuto notizia che ieri a Galvisano era presente Il dott.emerito ASCIONE….CON tanto di foglio dove annotarsi gli appunti sui giocatori……… Poveri noi

  18. ross 30 Agosto 2014, 14:23

    LA SELEZIONE U18 CRV SCONFIGGE LARGAMENTE 
    LEICESTER U18 G.S.

    Netta affermazione dei ragazzi di Pavin e Scaglia contro gli inglesi, in preparazione la stagione internazionale delle nostre selezioni giovanili
    Si apre con un deciso successo …………………………….. 6 mete a 1 lo score definitivo, una prova molto convincente da parte di tutto il collettivo che lascia ben spera …………
    La selezione CRV U18 era composta dai seguenti 27 giocatori, nessuno dei quali in forza all’Accademia di Mogliano Veneto

  19. Zagor 30 Agosto 2014, 19:37

    980000€ al rugby di base mentre la FIR paga affitti a Calvisano solo perché Gavazzi fra un lavoro e l’altro,vuole essere comodo agli uffici.A Parma erano gratuiti e non mi pare corretto buttare soldi per nulla.

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