L’Heineken Cup, la Challenge e il futuro: il Tinello di Vittorio Munari va in Europa

Si parte da Benetton Treviso e Zebre e si arriva in Galles, dove potrebbe esserci l’inizio della fine…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. jazztrain 15 Ottobre 2013, 08:40

    Si parla di Eccellenza a 8, sarebbe questa la soluzione per il rilancio del massimo campionato italiano di rugby? Oppure tenerla a 10?

    • crosby 15 Ottobre 2013, 08:59

      Oggi come oggi hai sponsor e qualità tecnica per 6 squadre…riformiamo subito l’Eccellenza.
      Poi sia chiaro, se tempo 1-2-3 anni ci saranno sponsor interessati e una qualità tecnica così elevata da far aumentare il numero di squadre, ben venga quel momento.
      Ma se l’alto livello e’ oggi limitato a 2 celtiche, possiamo permetterci 11 squadre nel campionato che riteniamo appena sotto? E tra queste 11 le varie Fiamme Oro, Capitolina, Reggio, Lazio e San Donà che contributo stanno dando? Tecnico forse? Non credo…

      • ala 15 Ottobre 2013, 16:33

        hai ragione non danno nessun contributo,e non me ne vogliano gli interessati *ci sta in mezzo anche la mia squadra*ma la situazione è proprio questa purtroppo. due celtiche più o meno, un campionato svilito e da rottamare ,aggiungi intervista di Tebaldi nella quale parla di differenze sostanziali fra noi e resto d’europa [con risultati ben diversi<<<]…ne risulta che non sappiamo, ne costruire ne valorizzare,ne ottimizzare quel poco che abbiamo.e non venitemi a paralre di cultura rugbystica che essendo dentro al 6 nazioni abbiamo solo di calarci il berretto sulla faccia

    • dogriccio 15 Ottobre 2013, 11:51

      se il progetto dev’essere piramidale con all’apice la nazionale, IMHO, non può essere che così:
      -Eccellenza a 10 squadre: 8+2 seconde squadre della Celtic
      -Celtiche a rose più ampie e con la possibilità di schierare liberamente l’U20

      • Katmandu 15 Ottobre 2013, 12:34

        @ dog ma quanto costa organizzare una seconda squadra celtica… vorrei solo farti notare che a TV son in 38, 23 son in lista per le partite della CL/HC e i rimanenti andrebbero a fare il campionato nazionale, a parte il divario tecnico imbarazzante, in quanti si presentano alle partite? in 15 magari con in campo pure gli infortunati? e non venirmi a dire che si potrebbero schierare i panchinari della partita della “prima squadra” perchè oramai quasi tutte le riserve entrano nel secondo tempo e almeno un quarto d’ora se lo fanno… a meno che Smith o chi per esso non sacrifichi la prima squadra per vincere le partite di eccellenza….

      • ala 15 Ottobre 2013, 16:36

        puoi piramidare finchè vuoi ma se non si lavora [a partire da allenatori e non solo giocatori]secondo meritocrazia e capacità parliamo della solita fuffa all’infinito

      • San Isidro 16 Ottobre 2013, 02:01

        l’idea delle due seconde squadre di Zebre e Treviso in Eccellenza non mi piace per niente…

    • william 15 Ottobre 2013, 12:49

      Lo spettacolo lo si migliora solo giocando con i migliori. Noi i soldi per far venire i migliori in eccellenza non li abbiamo. Quindi, IMHO, dovremmo valorizzare la celtic. 8 squadre in eccellenza, 4 legate alle zebre, 4 legate alla benetton. I giocatori dovrebbero poter fare dentro e fuori dalla celtic all’eccellenza. Questo non vuol dire solo che chi non gioca in celtic possa giocare in eccellenza, ma anche che i giovani e meritevoli possano venir convocati in celtic come permit player settimana per settimana.
      Inoltre i vari club legati alla franchigia dovrebbero avere dei progetti tecnici comuni.
      Altrimenti possiamo fare 8 squadre, 10 squadre, 2 squadre, ma non cambia niente. Il livello cambia solo se l’eccellenza incomincia a respirerare aria di celtic, altrimenti rimarra’ sempre indietro (posso essere giovane e di talento, ma se chi mi allena non e’ preparato ad un alto livello, e idem i miei compagni, io non cresco)

      • piotor 15 Ottobre 2013, 17:44

        Ti diro’ di piu’. La Celtica dovrebbe avere i 20 tra “titolari” e panchina(migliori 15 Italiani + 5 stranieri) tesserati solo per se. Gli altri dovrebbero essere tesserati per i club e chiamati ad allenarsi e giocare a rotazione al piano di sopra, pagando ingaggio temporaneamente. In questo modo non falsi il campionato in quanto i giocatori sono tesserati per la societa’ fin dall’inizio e vengono prestati alla celtica. In questo modo dividi bene fra gente “pronta” e gente che e’ meglio giochi tutte le settimane (Ambrosini,Trevisan,Esposito) in modo da non perdere il ritmo, pur allenandosi al piano che gli compete.

  2. mistral 15 Ottobre 2013, 08:54

    si parta lavorando per far diventare il rugby nelle scuole materia disciplinare, se si è ancora in tempo… tutto il resto (enti scolastici compresi) è fuffa!

    • Stefo 15 Ottobre 2013, 11:10

      mistral hai ragione sul principio ma per fare questo non sarebbe piu’ solo una questione Fir e basta ma di riforma nella scuola stessa visto come l’educazione fisica e’ trattata nel sistema scolastico italiano (e volendo essere pignoli la riforma al riguardo sarebbe prima di tutto necessario per problemi di salute, obesita’ giovanile ecc).

      L’unica alternativa sono programmi come quello che avvicino’ me al rugby quando avevo 6-7 anni: due tecnici locali di rugby che iniziarono rugby al pomeriggio, in periodo al di fuori dall’orari scolastico alle mie elementari (non mi si chieda se era un programma federale o iniziativa personale dei due avevo 6-7 anni quindi non mi ponevo la questione ed era una 30na di anni fa).

      • mistral 15 Ottobre 2013, 11:35

        è sicuramente una iniziativa “politica” che deve essere al di fuori dell’ambito FIR, una iniziativa di lobbing diffusa e trasversale che coinvolga quelle migliaia e migliaia di persone (imprenditori, amministratori, dirigenze pubbliche e private e a cascate singole realtà locali) sensibili al discorso etico del rugby, al di sopra delle società e della federazione… se una parte di elettorato comincia a rompere le scatole ai propri rappresentanti (lo so, vien da ridere anche a me il solo pensare a come “trovare” di questi tempi i propri rappresentanti politici, ma facciamo finta di vivere in una democrazia rappresentativa e non solo autoreferenziata), si troverà da qualche parte una “brambilla” della situazione che invece di sbattersi (legittimamente, per carità) per gli animaletti abbandonati e trascurati, si dedichi ad una battaglia ovale nelle e per le scuole… probabilmente sto sognando a occhi aperti, ma possibile che non ci sia tra le migliaia di appassionati, un centinaio che abbia voglia di fare rete virtuosa e cominciare a demolire certi schemi mentali e localistici?… non voglio fare il grillino (è lontanissimo dai miei valori e convincimenti) ma il metodo “grillo” nel breve termine funziona, può essere uno strumento, ci vuole però almeno un referente qualificato che abbia voglia di metterci la faccia… e poi avere una strategia di perenizzazione dei risultati che non sia solo legata al sacrificio “missionario” di qualcuno…

      • fr78it 15 Ottobre 2013, 11:37

        Effettivamente la scuola italiana è in generale talmente arretrata da un punto di vista strutturale e formativo rispetto al resto del mondo che quello del rugby come materia disciplinare non può essere certo uno dei primi punti da affrontare.
        Non si pensi che nelle scuole francesi/inglesi/irlandesi il rugby sia privilegiato rispetto a tennis/nuoto e mi fermo subito con l’elenco di tutti gli sport che puoi praticare in quegli ambienti.
        Tralasciando il fatto strutturale, in italia non è pensabile che un ragazzo faccia sport a scuola mentre all’estero può accadere che facciano anche equitazione, rimane il fatto più concreto che un ragazzino italiano proverà sicuramente a dare un calcio a un pallone rotondo, forse a fare un canestro o una schiacciata, difficilmente a prendere in mano la palla ovale.
        Se anche solo estendessimo a tutte le regioni d’italia la percentuale di ragazzi veneti che giocano (o hanno provato a giocare) a rugby, state certi che qualcosa di buono ne uscirebbe. E questa mi sembra una cosa non così difficile da realizzare.

        • mistral 15 Ottobre 2013, 11:47

          concordo sul fatto che non si “debba” privilegiare il rugby, (non conosco sufficentemente la realtà anglosassone e irlandese, so per certo che in gallia il rugby è una delle tante discipline proposte, nell’ambito dei programmi scolastici), semplicemente lo si deve inserire con pari dignità nelle attività ordinarie… lo scoglio sul quale si incaglia anche il più volenteroso dei formatori scolastici è quello del rischio (coperto o meno da assicurazione) al quale si espongono i pargoli peninsulari nel momento in cui non fanno calcio, pallavolo o pallacanestro… ma questa è materia del legislatore, non vi è altra strada che quella parlamentare per cambiare le regole ottocentesche della scuola italiana…

          • Stefo 15 Ottobre 2013, 16:18

            mistral partiamo dal fatto che ad oggi l’educazione fisica che le scuole devono obbligatoriamente fare e’ di 2 ore settimanal, pochissime ma in realta’ 2 ore settimanali e’ bene o male quanto obbligatoriamente fa parte del curriculum scolastico (cioe’ devono venir fatte) nella maggior parte dei paesi Europei.
            Gran parte dell’attivita’ fisica e degli sport fatta oltre le due ore e’ in piu’, cioe’ non e’ obbligatorio proporla, non e’ obbligatorio farla ma in particolare nei paesi anglosassoni si da grande importanza alle attivita’ extracurricula a livello scolastico, siano esse sportive o culturali (molte scuole in Irlanda hanno per esempio programmi di educazione musicale coi mazzi ed i contromazzi oltre ad avere programmi di rugby/gaa/calcio). Ovviamente da questa analisi lascio fuori le boarding school o altri istituti privati che ovviamente possono avere regole loro.
            Il problema e’ che in Italia questa attenzione a cio’ che va oltre il curriculum scolastico e’ poco importante.
            fr78it aggiunge poi un problema di infrastrutture importante, ti diro’ io elementari e medie le scuole che ho fatto avevano palestre decenti, il liceo che ho fatto non aveva una palestra dovevamo andare 15-20 minuti di andata 15-20 minuti di ritorno altrove per fare educazione fisica, aggiugnigi 5 minuti prima e dopo per cambiarsi finivamo per fare 1 ora-1 ora e 10 minuti di educazione fisica…ed ho avuto per fortuna anche professori bravi sia alle medie che al liceo che provavano a farci fare sport diversi ogni mese…ma conosco tanta gente il cui prof di educazione fisica era poco piu’ che un babysitter, dava loro il pallone e via giocate a calcio o calcio a 5 ed amen.
            Da un punto di vista scolastico l’educazione fisica va rivista in toto al di la’ dell’introduzione di questo o quello sport, va rivista come concetto di life style, fare esercizio regolarmente, momento di aggregazione e socializzazione ecc ecc.
            Il discorso assicurativo poi diventa un altro problema ancora, ma quello si potrebbe superare facendo entrare a livello scolastico touch o tag rugby a livello di educazione fisica.
            La necessita’ poi e’ di offrire programmi tramite i club privati, un club che si lega alle scuole ed offre programmi al pomeriggio. Ti faccio un esempio mio figlio ha appena iniziato le elementari, fa due ore di educazione fisica di cui una fa tennis e l’altra normale educazione fisica per bambini (imaprare a correre correttamente ecc ecc). Il sabato mattina (qui non si va a scuola al sabato) fa GAA perche’ le lementari dove lo abbiamo alla fine iscritto e’ fortemente legata al GAA ed il club locale offre uno sconto sulla membership annuale dei bambini della scuola. Il rugby in quella scuola non e’ presente (stranamente visto che e’ nell’area di Dublino con forte tradizione rugby e ci sono 4 club nel raggio di un km dalla scuola) e quindi quello lo organizzero’ da solo per mio figlio (so c’e’ che club preferisco ma voglio anche capire dove la maggior parte dei suoi amici di scuola in caso sono perche’ penso sia importante che sia con loro da un punto di vista sociale).
            Tutto quello che tu dici sono cose condividibilissime nel principio pero’ c’e’ un problema di riforma generale del sistema e della mentalita’ in Italia da fare non semplice a partire proprio dalla visione dello sport…l’Italia di fatto ormai e’ l’unico paese occidentale in cui non esistono programmi sports for all, sport da fare per una vita piu’ sana, sport come strumento da utilizzare in aree socialmente degradate ecc ecc.

          • mistral 15 Ottobre 2013, 16:48

            grazie per l’illuminante quadro gaelico, che in parte conferma quanto ho scritto… in italia si è coniato (in altri tempi) il famoso motto “mens sana in corpore sano”, poi ci siamo tutti troppo intelletualizzati creando una scuola di nozioni e non di contenuti… la responsabilità è storica e trasversale, la ricerca di soluzioni deve per forza anche esserlo… io credo che il rugby, nel suo piccolo, possa trasmettere valori (al di la della preparazione fisica, pur necessaria), e che ci si debba impegnare in tal senso, ognuno nel proprio settore di competenza e/o influenza… farebbe bene al movimento, ma anche, e soprattutto, alla scuola…

          • Stefo 15 Ottobre 2013, 17:17

            mistral come detto condivido la tua osservazione, pero’ allargo il problema come hai capito e sottolineato ricordando il “mens sana in corpore sano” a come lo sport in generale viene visto in Italia.
            Per me quando si parla di mancanza di cultura sportiva si parte proprio da quello, se le istituzioni stesse non sono ancora arrivate al concetto di sport al di la’ del professionismo e della competizione ma come strumento ben piu’ importante (o hanno dimenticato il mens sana in corpore sano) siamo in alto mare.
            Poi in realta’ il problema che ha il rugby nelle scuole lo hanno tantissimi sport: atletica o nuoto i primi due che mi vengono in mente.
            La soluzione in questo marasa sta nei club locali che si attivino e nel singolo Preside che abbia una mente aperta…sempre tornando al mio liceo a Venezia, per anni prima che io ci andassi facevano voga veneta in una remiera vicina, cosa bellissima insegnare ai ragazzi ed alle ragazze qualcosa di altamente radicato localmente e parte della tradizione, sport che richiede non poco energie e che volendo pone non pochi rischi di carattere assicurativo…progetto poi saltato per storiacce di personaggi alla remiera che spiavano le ragazze che si cambiavano.

          • San Isidro 15 Ottobre 2013, 19:37

            @Stefo, nel tuo commento ho letto che la scuola di tuo figlio è legata al GAA, ciò significa che i ragazzini fanno entrambe gli sport (hurling e calcio gaelico) o devono sceglierne uno?
            ps: se avessi fatto il Morosini ti avrebbero fatto fare un sacco di sport…

          • Stefo 15 Ottobre 2013, 20:24

            San mio figlio ha 5 anni cosa vuoi che facciano gia scegliere…fanno esercizi basilari al momento, sulla corsa e calciare il pallone o tirare il pallone contro il muro e riprenderlo al volo. Il club comunque fa sia football che hurling.
            Sul ps, se avessi fatto il Morosini sarei stato un birillo di xxxxx…guarda lo odiavo cosi’ tanto che quando non studiavo e portavo a casa voti brutti la minaccia dei miei era “ti mandiamo al Morosini” minaccia che io sapevo pero’ fosse fasulla perche’ sapevo che i miei reputavano il Morosini peggio di quanto lo reputassi io…

  3. Rabbidaniel 15 Ottobre 2013, 12:30

    Per quanto ne so io nelle scuole (parlo del trevigiano) le squadre locali tentano di andare. Molto spesso tutto è legato alla buona volontà e alla passione del professore. Quando ero al liceo ricordo anche i giochi della gioventù di rugby a XV, con esiti spaventosi, in quanto andavi a giocare contro i licei di Treviso che avevano 14 su 15 della Benetton e tu in squadra ne avevi 10 che non sapevano tenere in mano il pallone.
    In ogni caso, un progetto scuola serio sarebbe stato auspicabile, magari investendo meglio risorse che rischiamo di non avere più. Un’ipotesi realistica è quella di fare dei piccoli tornei a 7 tra le scuole.

    • william 15 Ottobre 2013, 12:52

      Io credo che il touch sia una risorsa immensa per il rugby scolastico. Non ci si fa male, si pruomuove anche il rugby femminile e si imparano alcuni gesti tecnici di base e lo spirito perverso del passare la palla indietro e andare in avanti con la squadra.

  4. ugotruffelli 15 Ottobre 2013, 13:43

    Il al liceo avevo fatto 6 settimane in cui le lezioni di educazione fisica erano solo sul rugby, con l’allenatore della squadra più vicina (Cogoleto Rugby), movimenti, passaggi, regole basi, touch rugby…

  5. Hrothepert 15 Ottobre 2013, 15:30

    Come ho scritto nei giorni scorsi, nella mia scuola a Glasgow, il Rugby eara disciplina obbligatoria, me lo fa ricordare bene (il fatto che fosse obbligatorio) il mio amico Paul, il quale ha sempre detestato la palla ovale preferendogli quella rotonda, che ogni volta nel tragitto che portava al campo riusciva misteriosamente a volatilizzarsi, penso che il coach in tutti gli anni di studio l’ abbia visto si e no 3/4 volte all’ inizio del primo anno!!

    • Stefo 15 Ottobre 2013, 16:00

      hro vado sulla base di quello che e’ anxhe qua, non e’ che sia obbligatorio giocare a rugby ma le scuole molto spesso tendono a legarsi ad uno sport, ad avere una tradizione di uno sport e specializzarsi in quello…tu eri in una “rugby school” magari a 500 metri di distanza c’era una “soccer school”.

      • Hrothepert 15 Ottobre 2013, 16:50

        Infatti Stefo non ho scritto che in tutte le scuole era obbligatorio ma che nella mia lo era.

  6. fracassosandona 15 Ottobre 2013, 16:27

    nulla da dire sulla tradizione dei club gallesi…
    fatto sta che dopo l’avvento del professionismo e la fondazione della Celtic League il Galles partecipò inizialmente a tale manifestazione con i propri club storici, non riuscendo a competere con le province irlandesi e nemmeno con gli scozzesi… alle prime edizioni partecipavano 4 irlandesi 3 scozzesi e 9 gallesi…

    dopo tre anni di sberle prese la WRU ha imposto la nascita delle regioni con fusioni a freddo sicuramente mal digerite da club e tifoserie rivali che hanno partorito prima cinque squadre, poi quattro…
    a distanza di dieci anni non mi sembra che le quattro regioni siano delle derelitte senza alcun seguito, anzi…
    da allora mi sembra che qualche soddisfazione, soprattutto gli Ospreys, se la siano tolta… anche la nazionale ne ha beneficiato dopo qualche anno in cui veniva messa sotto persino da noi…

    Munari ha buon diritto di essere innamorato del rugby gallese che ha conosciuto a cavallo degli anni ’70 ed ’80…
    da allora però c’è stata la svolta professionistica ed il galles l’ha affrontata con l’istituzione delle rappresentative regionali…

    in galles sono quattro gatti ma hanno una base di giocatori superiore alla nostra…
    il sistema sportivo scolastico è una magnifica tradizione britannica che noi non abbiamo ed è di più difficile importazione che non qualche buon tecnico da affiancare ai settori giovanili delle nostre squadre…

    io rimpiango il nostro bel campionato che si chiamava ancora serie A1 di fine anni’80 – ’90…
    quella è stata la fucina dei giocatori che hanno portato la nazionale italiana ad ottenere quel minimo di rispetto che le spettava in Europa ed un posto al 6N…

    chi ha mandato a meretrici quel bel giocattolo?
    questa è una domanda a cui vorrei una risposta…

    ritengo che qualche responsabilità ce l’abbia anche la cara vecchia LIRE, che ha dimostrato che i nostri club in fin dei conti non sono tanto meglio della federazione: un super10 le cui società in otto anni hanno lasciato più debiti che bei ricordi, i nostri migliori giocatori andati tutti a giocare all’estero, mai più ingaggiato uno straniero forte… esperienza chiusa in contrasto con la FIR che ha voluto l’iscrizione di due compagini alla CL…

  7. Stefo 15 Ottobre 2013, 16:32

    Tornando su latri temi del Tinello: Munster: fa piacere che Munari parli di crisi di indentita’, e’ quello che scrivo da un po’ mi sembra che Penney non solo stia cercando di cambiare gioco ma facendo cosi’ stia “violentando” (messo tra virgolette spero che si capisca il senso lato del termine) l’identita’ del Munster come squadra e club, lo stesso ritorno che la squadra fa al suo dna molto spesso mostra secondo me che c’e’ una qualche crisi di rigetto verso il tecnico.
    Sulle regioni gallesi dice cose verissime, giustamente riprende Tebaldi che nell’entusiasmo del momento magico che sta vinvendo agli Ospreys si e’ lasciato un po’ andare ed ha confuso la ricchezza del movimento base gallese con l’identita’ dei club storici.

    • gsp 15 Ottobre 2013, 16:47

      vero, pero’ lui secondo me riconduce anche cambi delle regioni rugbystiche dei cambiamenti nel vivere lo sport che sono invece successi uno po’ in tutta la societ’a. e’ cambiato il calcio, la societa’, la politica dagli anni ’70.

      • Stefo 15 Ottobre 2013, 17:05

        Non condivido gsp, le Provincie irlandesi erano qualcosa di gia’ esistente le regioni Gallesi no e sono state paracadutate dall’alto ed hanno avuto ed hanno tuttora parecchie difficolta’ ad attecchire, c’e’ ancora in Galles chi le vede come un qualcosa che sta distuggendo la tradizione storica dei club locali.
        Piano paino migliorano i loro dati di pubblico e seguito?Si ma non e’ stata e non e’ ancora indolore come situazione.

        • gsp 15 Ottobre 2013, 17:09

          Daccordo, ma io ho detto na cosa diversa. e’ cambiato purtroppo il modo di vivere lo sport rispetto agli anni ’70. lovedi anche nel calcio dove anche in serie minori si facevano numeri incredibili.

          • Stefo 15 Ottobre 2013, 17:18

            Scusa frainteso, si questo e’ vero

      • fracassosandona 15 Ottobre 2013, 20:09

        se vogliamo prenderla larga è cambiato tutto da allora…
        demografia, diritti dei lavoratori, spirito di sacrificio, educazione dei giovani, socialità…

        un tempo era normale che il fratello più grande accompagnasse quelli più piccoli a fare il suo medesimo sport: ora i ragazzi sono quasi tutti figli unici e devi accompagnarli e riprenderli sino a 14 anni compiuti…
        la gente lavorava il giusto e vicino a casa, senza troppa flessibilità, orari spalmati o turni assurdi, e aveva tempo di andare anche ad allenarsi la sera e giocare una partita nel fine settimana…
        le mogli erano quasi tutte casalinghe e gli uomini non avevano la loro quota di faccende domestiche da svolgere e, in ogni caso, facevano comunque quello che volevano… i figli non erano affar loro…
        si andava a fare sport con l’unico intento di divertirsi con gli amici e vincere il maggior numero di partite nel torneo, senza nessuna pretesa di poterne fare né un lavoro né una fonte integrativa di reddito… non esisteva facebook e nemmeno il cellulare: se volevi sparare cazzate con gli amici c’era solo il bar o lo spogliatoio…
        la gente faceva a pugni con quelli del paese confinante e le partite di calcio erano l’occasione per regolare i conti sul campo: ora quelle squadre sono fuse in un’unica società e al posto del nome hanno solitamente un’assurda sciarada…

        sono passati più di trent’anni da allora e dobbiamo adeguare le nostre abitudini, anche quelle più sane, alle mutate esigenze…

        se l’hanno potuto fare i gallesi, con tutta la loro storia e tutta la loro tradizione, penso che qualche sacrificio lo si possa fare anche noi…

  8. malpensante 15 Ottobre 2013, 18:16

    Se ti presenti al ministero della pubblica istruzione con un assegno a sei zeri e un progetto organico, con i tempi che corrono, credo proprio non direbbero di no.

    • Giovanni 15 Ottobre 2013, 21:59

      Certo, solo che con quei soldi mettono mano alle strutture scolastiche che stanno cadendo a pezzi e, se tutto va bene, fanno fare un torneo topolino, organizzato in quattro e quattro otto all’ultimo momento. La politica ti fa 1001 promesse e, arrivati al dunque, ti lascia in braghe di tela.

      • malpensante 15 Ottobre 2013, 22:11

        Ma i soldi in FIR ci sono, e tanti. E sarebbe una risorsa non da poco da mettere sul piatto: per esempio pagare insegnanti propri di educazione motoria per le scuole elementari e medie per ore integrative che intanto passino le basi del gioco. Con un milionata, sai quante ore ci stanno?

  9. San Isidro 15 Ottobre 2013, 19:13

    Vorrei sapere a chi si riferisce Munari quando parla del giocatore delle Zebre che “rifiuta” il placcaggio…secondo me parla di Ratuvou…il fijano è un giocatore dal gran potenziale (sulla carta), ma ci ha fatto vedere poco, anzi pochissimo, per ora è una mezza delusione…

    • Katmandu 15 Ottobre 2013, 20:41

      San ora di preciso non so a chi si rifeisse Munari ma certo è che visti i 7 minuti di highlights ratuvu è un buon indizziato ma pure bortolami e il tallonatore titolare non hanno scherzato quanto a buchi creati 🙁

  10. Katmandu 15 Ottobre 2013, 20:51

    Il buon Munari ha ragione su molte cose ma
    1 i club italiani, anche di vertice hanno comunque risorse limitate e vedrei bene che la federazione mettesse delle regole precise dal punto di vista economico
    2 ha ragione da vendere quando dice che il rugby dovrebbe entrare negli istituti ma la vera domanda è Munari è entrato in una palestra scolastica? Il ministro dell’istruzione non ha i soldi per garantire stipendi agli insegnanti figurarsi se si mette a fare un programma serio di 10/15 anni sulla formazione scolastica, io come educatore volontario e grazie ad aggamci in provveditorato ero riuscito ad entrare ma tra professori reticenti alla palla ovale e tra poco tempo il mese di lezione si traduceva in 6 ore per classe, troppo poco per mettere in piedi un campionato studentesco e poi in autunno i ragazzi si sporcano e non possono lavarsi, in inverno se si fanno male guaia, in primavera speriamo non ci sia poiggia….
    3 Munari ha ragione la world cup ha un ritono grandissimo come media e la champions pure ma munari si è informato se son i club a gestire le competizioni uefa? Non si muove foglia che blatter e platini non vogliano per cui non si dovrebbe lasciare un potere così grande in mano privata
    Da grandi poteri derivano grandi responsabilita (cit)

    • Stefo 15 Ottobre 2013, 22:45

      Kat su punto 3 hai ragione, l’esempio di Munari e’ molto poco calzante perche’ tutte le competizioni internazionali nel calcio sono gestite dalla federazione e non dai club, anzi aggiungo che negli anni ’90 ricordo il GX (non ricordo il numero ma era l’associazione dei club piu’ grandi e richhi d’Europa) avevano iniziato una battaglia contro la Uefa persa poi. Ed aggiungo di piu’ una delle cose fatte da Platini da quando e’ a capo della UEFA e’ stato rivedere i sistemi di qualificazione alla Champions ridando spazio ai club di Nazioni piccole.
      Paolo accenna nell’intervista al absket, presumo si riferisse alla Euroleague che da una decina o piu’ di anni e’ gestita dai club e non le federazioni dopo una battaglia anche in quel caso (con tanto di stagione con due coppe concorrenti)…non quanto Paolo segua il basket ma di certo la Euroleague dei club non e’ un gran successo, i clubs coi soldi nel basket sono sempre di meno, la competizione e’ peggiorata rispetto agli anni ’90…se vogliamo un esempio quindi e vero che c’e’ ma non e’ un esempio che depone a favore dei clubs anzi.

  11. nino22 16 Ottobre 2013, 07:41

    Come sempre è un piacere sentir parlar Munari, una persona con cui mi fai volentieri un paio di birre parlando ininterrotamente di rugby.
    Impossibile non condividere ciò che dice.

  12. mezeena10 16 Ottobre 2013, 11:18

    su Munster il discorso dovrebbe esser ampliato e completato parlando del rinnovamento a cui è stata sottoposta la squadra..
    per curiosità andate a vedere chi ha lasciato solo negli ultimi 2 anni della vecchia guardia e in quali ruoli..
    Penney è un grandissimo allenatore e i risultati ottenuti parlano per lui, a livello junior e senior, vero d’ altra parte che ha tentato di snaturare troppo il classico gioco dei Munster men (a mio avviso un approccio meno “invasivo” sarebbe stato piu opportuno, un mix tra il classic Munster e il gioco alla “NZ” che ha tentato di imporre Penney!)..
    i giovani entrati in squadra son tutti di grande livello, devono solo fare esperienza!

  13. 6nazioni 18 Ottobre 2013, 20:07

    il rugby nelle scuole e’ pura utopia.
    il sig. munari valichi il rubicone.
    e’ inutile paragonare il calcio con il rugby non ci sara’ mai partita in italia.
    non e’ neanche questione di soldi perche’ i benetton se vogliono la H.C. nel
    giro di due anni la vincono (vedi campionati mondiali di formula1).
    mancano tecnici preparati di livello internazionale le accademie cosi’
    strutturate non servono a nulla.

  14. Stebez89 30 Ottobre 2013, 22:07

    Ma il nuovo tinello quando arriva??????????

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