British & Irish Lions-Australia, una sfida dal peso mondiale analizzata al… GPS

Scienze, tecnologie, psicologia. E poi i media e l’assenza di BOD. Tutto sotto la lente d’ingrandimento di Antonio Raimondi

ph. Jason O’Brien/Action Images

Fuori i secondi, il ring per British and Irish Lions e Australia è pronto. Sabato a Sydney si annuncia una battaglia epica, come dodici anni fa, quando per la prima volta l’Australia ha conquistato la serie con il risultato di due a uno. E’ stato un tour fantastico, per i numeri, per la capacità di produrre utili e interesse, e per gli spunti che ha consegnato a chi non si ferma alla superficie delle cose.
Abbiamo già scritto dell’importanza economica del Tour dei Lions, sia per le Home Union che, in questo caso, per l’Australia. I Lions e per riflesso l’Australia, in questo Tour del 2013 costituiscono una nuova frontiera per la ricerca e l’innovazione applicata al rugby. Ma guardandoci bene ricerca e innovazione vanno ben oltre i confini della palla ovale e dello sport. Il valore assoluto della vittoria, nelle parole dei protagonisti come minimo allo stesso livello della Coppa del Mondo, spinge alla cura del più piccolo dettaglio e giustifica uno staff tra tecnici e preparatori fisici fatto da undici specialisti. Rispetto agli staff dei club più importanti o delle nazionali, la difficoltà aggiunta per i Lions è quella di ottimizzare il poco tempo a disposizione. Per Warren Gatland avere il gruppo di giocatori più “fit” della storia dei Lions era vitale per il successo finale. E’ un must che per il Galles è passato attraverso la crioterapia e la ricerca di spingere i giocatori oltre la zona di conforto, mentre con i Lions fondamentale è stato il GPS. Uno strumento non nuovo, la stessa Australia ci lavora da almeno un paio di anni, che però può essere utilizzato in modi differenti.

 

Il responsabile dei preparatori fisici dei Lions Adam Beard e lo sport scientist Brian Cunniffe hanno ideato un’applicazione per la performance di ogni giocatore, basata sull’elaborazione dei dati ricavati dal GPS indossato in allenamento e in partita. In media i Lions durante il tour hanno incrementato il dato di metri per minuto, ritenuto fondamentale, da 80 a 85 e alcuni trequarti si sono spinti anche oltre i cento metri. Tuttavia, se guardiamo al secondo test match, i Lions non sono riusciti a difendere negli ultimi dieci minuti, quando l’Australia ha forzato l’intensità, e il multifase ha portato alla segnatura decisiva di Adam Ashley-Cooper. Colpa della condizione fisica o dell’infortunio di Warburton che ha lasciato i Lions senza un vero “grillotalpa” capace di inquinare il breakdown? C’è da meditare, perché con il capitano in campo, i britannici hanno fatto perdere agli avversari ventisette possessi, dieci dei quali forzati nel break-down, con sette calci di punizione guadagnati e tre classici grillitalpa. Sabato Warburton mancherà per tutta la partita e Gatland ha scelto a numero sette Sean O’Brien, e la tattica nel break-down sarà differente, forse più simile a quella dell’Irlanda che sorprese l’Australia nella partita della fase a pool della Coppa del Mondo. Inoltre le qualità di ball-carrier di O’Brien, insieme con il ritorno di Roberts, indicano la volontà di giocare un rugby diretto, per guadagnare momentum e eventualmente giocare successivamente largo.

 

Senza entrare troppo nei dettagli, lo staff dei Lions ha utilizzato il GPS per migliorare la performance e non solo per registrare il lavoro fatto. Controllando, insieme con i medici, l’allenamento in condizione di disidratazione, per forzare un effetto “allenamento in altura” e aumentare così il volume del plasma. Pensando alla partita decisiva di sabato, razionalmente si potrebbe sostenere che più facilmente saranno i Lions, che sono a ottanta minuti dalle vacanze, quelli che dovrebbero rimanere con il serbatoio di energie in riserva, se non vuoto. Il confronto del minutaggio degli ultimi dodici mesi, assegna mediamente oltre quattrocento minuti in più ai Lions con in più il fatto che i Lions sono all’undicesimo mese di attività consecutiva, mentre gli australiani hanno iniziato la stagione soltanto a febbraio. Probabilmente Robbie Deans conta anche sulla presunta freschezza atletica per portare l’Australia alla vittoria. Ma sarà vero? E le forza mentale, in un arrivo in volata, prevedibile dopo i primi due test match, potrebbe essere più importante.
Il GPS ha avuto una parte importante nel programma di recupero da infortunio di George North che in nove giorni ha recuperato dal generico “hamstring”, passando attraverso anche una modifica dello stile di corsa, per prevenire delle ricadute. Simile programma ha restituito per il test di sabato Jamie Roberts, il giocatore più importante, per la realizzazione del piano di gioco originale di Warren Gatland. Con la presenza di Roberts, i Lions avranno più possibilità per puntare su un rugby di corsa, proprio per la capacità del centro gallese di portare il pallone oltre la linea del vantaggio, trovando linee di corse più naturali per il primo centro. Vedremo quindi se ci sarà importante il parametro dei metri percorsi al minuto.

 

Restando al piano medico, la necessità di recuperare i giocatori il più rapidamente possibile, ha regalato qualcosa che si avvicina al miracolo, se pensiamo a Tommy Bowe, che in tre settimane è tornato in campo, dopo una frattura alla mano, che richiederebbe dalle sei alle otto settimane. Lo staff guidato dallo storico dottor James Robson, composto tra medici e fisio, di sei persone, non è riuscito invece a riparare in tempi brevi la frattura al braccio di Paul O’Connell, uno di quelli che si sente, quando non c’è.
Chissà se nella scelta di lasciare fuori Brian O’Driscoll ci sia stata anche qualche valutazione derivante dal GPS. Agli irlandesi in realtà non interessa molto, per loro Warren Gatland ha fatto una sciocchezza. Gli inglesi pensano addirittura che il coach neozelandese abbia tradito lo spirito dei Lions, mettendo in campo dieci gallesi titolari. Queste considerazioni ci portano in un ambito che non si misura con il GPS, ma che ha valore almeno identico, e che riguarda la gestione delle persone e la comunicazione. Il mondo si aspettava O’Driscoll capitano, anche se nel secondo test si è visto più in difesa, nessuno ha placcato come lui, che in attacco.
Alun Wyn-Jones sarà il capitano e al posto di O’Driscoll gioca Jonathan Davies. Forse la scelta più logica, se ci fosse stato Warburton, mentre allo stato attuale, lascia i Lions esposti ad una mancanza di leadership. Così la scelta di Robbie Deans di inserire George Smith, assume i connotati della contro mossa, e sembra che il passato del flanker australiano, dodici anni fa ha giocato vincendo la serie contro i Lions, conti più di essere fuori dalla nazionale praticamente da quattro anni.

 

Interessanti le reazioni dei media. Quelli australiani si sono schierati a supporto della propria nazionale, nonostante non vedano l’ora di liberarsi del neozelandese Robbie Deans. Per tutto il tour hanno fatto opera di disturbo, lanciando i vari Rod McQueen, Bob Dwyer e Eddie Jones, per mettere pressione sugli avversari e sugli arbitri. Sul fronte britannico invece, non c’è un uguale supporto per i Lions e soprattutto alla vigilia del terzo test, Warren Gatland è al bivio: una sconfitta lo consacrerebbe come il più stupido degli allenatori della storia dei Lions, mentre una vittoria lo renderebbe improvvisamente un genio. Nell’epoca di twitter, oltre tutto, il disappunto si diffonde molto più velocemente ed è difficile valutare con quale ritorno all’interno del fortino Lions.
La sensazione di difficoltà che si intuisce dai media britannici, potrebbe addirittura essere di segno opposto all’interno della squadra. Gli esempi in campo sportivo sono molti, quelli più vicini a noi italiani sono i titoli vinti dalla Nazionale di calcio, nel 1982 e nel 2006. Gatland per il terzo test, si affida ai gallesi, alla sua squadra, ad un leader, forse improvvisato, ma comunque di qualità.
O’Driscoll sarà incazzato come neppure i francesi, ma il coach neozelandese potrebbe aver toccato le corde che invertono l’andamento negativo del Galles nei confronti dell’Australia, fatto di otto sconfitte nelle ultime otto partite, e sei sconfitte negli ultimi due anni. Tuttavia, davanti ad un avversario così tanto gallese, gli australiani potrebbero avere il vantaggio psicologico, di chi conosce la risoluzione del problema.
Quindi, fuori i secondi, è la terza e ultima ripresa da ottanta minuti che consegnerà vinte e vincitori e che lascerà un segno indelebile nella vita di tutti i protagonisti.

 

di Antonio Raimondi

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