I due diversissimi mondi celtici di Benetton Treviso e Zebre

Le due facce del Pro12 in salsa italiana tra successi, cambiamenti di panchine e uno stadio troppo vuoto

ph. Luca Sighinolfi

Iniziamo da chi sorride, il Benetton Treviso. La vittoria sui Cardiff Blues di sabato sera ha una doppia valenza: i veneti si liberano di una “bestia nera” che spesso li aveva sgambettati e ora sono settimi in solitaria con 39 punti, una vetta mai raggiunta da quando prendono parte al torneo celtico visto che due anni fa si erano fermati a 38 punti e la scorsa stagione erano giunti a quota 36. Male che vada il Benetton Treviso può dire che il Pro12 2012/2013 è già oggi il suo migliore in assoluto.
Ma il gruppo di Franco Smith può fare molto di più: i Blues sono ormai staccati di 6 punti e ci sono ancora quattro gare da giocare. Il Munster – ora sesto e staccato di 7 punti dagli Scarlets quinti – è distante otto punti, tanti ma forse una distanza non incolmabile. Il filotto che attende Treviso dice Connacht, Ospreys (in Galles), Edimburgo e Scarlets (in trasferta). Le due gare casalinghe vedono Pavanello e compagni partire con i favori dei pronostici, le trasferte sono molto difficili ma alla portata dei biancoverdi che hanno dimostrato di poter vincere ovunque e con chiunque.
La Red Army da parte sua deve giocare a Glasgow, in casa con il Leinster, a Newport e con le Zebre a Parma. Anche per il Munster quindi due gare abbordabili e due decisamente complicate. Una situazione che alimenta il rammarico per due o tre gare che quest’anno il Benetton avrebbe potuto tranquillamente portarsi a casa.

 

Capitolo Zebre. La franchigia bianconera sembra aver un po’ arrestato il processo di crescita ma non ha nemmeno fatto passi indietro. Probabilmente una vittoria libererebbe non poco le teste dei giocatori che spesso tendono un po’ a strafare o ad “innescarsi” sul serio solo quando la partita sembra essere già volata via, quando cioè la pressione viene un po’ a mancare. Cuore e grinta ci sono sempre – non sono mai mancati – e spesso sopperiscono a lacune tecniche e di esperienza, ma la necessità di un’affermazione è evidente. Forse il parlare che inevitabilmente si è fatto sul futuro di questa squadra con relativo cambio dello staff tecnico non ha giovato, ma questo non può diventare un alibi. Tra l’altro siamo quasi ad aprile e questo genere di “problemi” riguarda praticamente tutte le squadre. Forse il cambio della guardia in panchina per una squadra che avrebbe bisogno di tempi lunghi e stabilità ha inconsciamente colpito anche i giocatori. E non solo loro: venerdì sera in una intervista pre-gara Christian Gajan è sembrato nervoso e molto freddo, quasi amaregiato, cosa strana per un allenatore che ha sempre comunicato tranquillità e positività. Certo che con un pizzico di calma e fortuna in più staremmo qui a raccontare una storia almeno un po’ diversa.

 

E infine c’è forse il fallimento più evidente di questa prima stagione delle Zebre, che non riguarda direttamente il campo ma il rapporto della franchigia con la città che la ospita. Non è che Parma non si sia innamorata è che sembra proprio non calcolare i bianconeri. A dicembre avevamo pubblicato un articolo che faceva un primo bilancio numerico dell’affluenza media: un dato che diceva 1.875 tifosi per ogni partita di Pro12 (in casa le Zebre ne avevano giocate quattro). Un dato che ora scende a 1.659 tifosi di media con 8 gare giocate celtiche al XV Aprile. Dopo il nostro rilevamento di dicembre da un lato le Zebre hanno toccato i tremila tifosi per la gara con il Benetton (il numero più alto dell’anno) ma anche gli appena 400 per quella con i Dragons (dato peggiore di tutto il torneo 2012/2013 con le Zebre che “conquistano” anche la seconda piazza di questa speciale classifica con gli appena 700 tifosi raccolti per la gara con i Cardiff Blues).
Treviso in nove gare interne ha raccolto quasi 32mila tifosi (poco più di 13 mila le Zebre) con una media di 3.544 presenze. E’ però vero che il Benetton è una realtà ormai affermata e con un solidissimo trend di crescita, più probante quindi il paragone con una esperienza molto simile a quella della franchigia federale e cioè quella della prima stagione degli Aironi, anche quella una squadra costruita ex-novo, che nelle prime otto partite interne avevano raccolto quasi 24mila tifosi per una presenza-media di quasi tremila appassionati.

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