Australia e Nuova Zelanda, ora è polemica per il “bracconaggio”

Hansen attacca la federazione australiana: “Ci rubate i talenti”. E il dimissionario John O’Neill ribatte per le rime

ph. Jason O’Brien/Action Images

In inglese il verbo to poach ha diversi significati e tra questi c’è anche quello di “esercitare il bracconaggio”. Cosa c’entra tutto questo con il rugby? Abbastanza. Non in senso generale forse, ma per quanto riguarda la cronaca ovale delle ultime 48 ore… Andiamo nell’emisfero sud. Sabato a Brisbane si gioca Australia-Nuova Zelanda, ultima sfida di una Bledisloe Cup già assegnata ai campioni del mondo. E’ comunque una partita che non ha bisogno di motivazioni e in più gli All Blacks in caso di vittoria eguaglierebbero il record di vittorie consecutive (17) detenuto da loro stessi e dal Sudafrica. Ok, dal punto di vista statistico c’è la Lituania a quota 18, ma se ci fermiamo ai paesi che “contano” rugbisticamente parlando il record è quello. Succede invece che i wallabies fermano i tuttineri. Non li battono, ma li stoppano sul 18 a 18.
Eccoci al punto:  un giorno dopo la partita il ct neozelandese Steve Hansen accusa la federazione australiana di fare bracconaggio (poaching) con i giovani talenti neozelandesi. Sostanzialmente Hansen dice: ci state rubando alcuni giovani (anzi, lo ha detto in maniera letterale: “all they’re doing is putting franchises in place and stealing our players”).  Tutti noi conosciamo Quade Cooper, neozelandese di nascita ma australiano per quanto riguarda la palla ovale, ma l’allenatore dei campioni del mondo quando ha detto quelle parole pensava a Mike Harris, che a Brisbane è stato determinante con i suoi piazzati. Ovviamente indossando una maglia gialla.
Qualche ora e arriva la risposta australiana per bocca del dimissionario CEO (dal 31 ottobre) della federazione australiana John O’Neill: “I commenti del ct neozelandese sono un insulto oltre che ad essere poco corretti. E sono stati fatti senza aver presente quella che è la storia dei tanti giocatori che hanno indossato la maglia di quella nazionale pur essendo nati al di fuori dei loro confini. Non voglio nemmeno sapere quanti sono i giocatori nati nelle isole del sud del Pacifico e che giocano o hanno giocato per la Nuova Zelanda”.
Poco poetico forse, ma vero. O’Neill ha tutte le ragioni del mondo e l’Australia non ha violato alcun regolamento. Se fossimo su un campo di calcio verrebbe da dire: O’Neill batte Hansen uno a zero. Lasciano un po’ pensare invece le parole del ct neozelandese, persona educata e squisita, ma che forse – al pari dell’ambiente che lo circonda – ha un po’ disimparato a perdere. O quantomeno a non vincere.

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