Sei delle mete subite dai Wallabies nelle partite di novembre sono state segnate da giocatori che avrebbero potuto rappresentare la nazionale

La strana storia dell’Australia, messa al tappeto dagli australiani – ph. Sebastiano Pessina
La palma di squadra con la cifra statistica più bizzarra di questo novembre internazionale può essere assegnata senza troppi indugi all’Australia, che durante le sue cinque partite in giro per il mondo, tutte perse, ha subito ben sei mete da giocatori che avrebbero potuto vestire la maglia gialla con il wallaby cucito sul petto.
A contribuire decisamente a questo risultato ci ha pensato Mack Hansen, che ha firmato una tripletta nella batosta subita dai giocatori australiani contro l’Irlanda.
Hansen, 27 anni, è nato e cresciuto a Canberra, la capitale dell’Australia. Ha giocato per la nazionale under 20 del suo paese e ha iniziato la carriera ai Brumbies. Nel 2021, però, ha lasciato l’Australia per trasferirsi in Irlanda, al Connacht. Un trasferimento che ha avuto a che fare con il suo essere eleggibile anche per la nazionale in verde, dato che la madre è irlandese, di Cork. Dal 2022 Hansen rappresenta l’Irlanda a livello internazionale e nel 2025 è stato tra i British & Irish Lions che hanno giocato contro i Wallabies.
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In Italia-Australia le due mete con cui gli Azzurri hanno battuto gli ospiti, a Udine, sono state segnate da Louis Lynagh e Monty Ioane, entrambi potenziali internazionali australiani.
Il primo è nato in Italia e cresciuto in Inghilterra, ma è figlio di Michael Lynagh, celebre mediano di apertura tra le leggende del rugby australiano, vincitore della Rugby World Cup 1991 con la maglia numero 10 sulla schiena. Il fratello di Louis, Tom, ha scelto di rappresentare l’Australia.
Monty Ioane è nato a Melbourne, in Australia, da una famiglia samoana-figiana. Ha girato il mondo per giocare a rugby a livello professionistico, fra Francia, Nuova Zelanda, Italia e Australia. Nel nostro paese si è fermato più a lungo che altrove, passando cinque stagioni di successo con il Benetton e ottenendo il diritto di giocare per la nazionale italiana.
Infine, in Giappone-Australia, giocata lil 25 ottobre a Tokyo, prima tappa della lunghissima tournée dei Wallabies, una delle mete con cui i nipponici hanno rischiato di fare il colpaccio è stata firmata da Ben Gunter.
Gunter, terza linea di 28 anni, è nato in Thailandia, ma ancora bambino si è trasferito in Australia, dove è cresciuto a Gunnedah, una piccola cittadina del New South Wales. A 19 anni, nel 2016, si è trasferito in Giappone grazie a un contratto offertogli dai Panasonic Wild Knights, uno dei club di maggiore successo del massimo campionato nipponico. Gioca ancora lì, dopo una parentesi con la defunta franchigia dei Sunwolves, e dal 2021 rappresenta il Giappone a livello internazionale.
In tutto l’Australia ha subito 21 mete in cinque partite durante la finestra internazionale autunnale. Ha perso tutte le gare per la prima volta dal 1953. La principale problematica è stata dovuta alla scarsa profondità della squadra, che ha dovuto fare a meno di Tom Wright, Tate McDermott, Langi Gleeson, Tom Lynagh, Noah Lolesio e Will Skelton per infortunio e di Nic White e James Slipper, che si sono ritirati. Una carenza aggravata dal fatto che i Wallabies giochino tutte le partite internazionali in una sorta di unico blocco, come ha fatto notare l’allenatore Joe Schmidt: “Non avevo mai fatto qualcosa del genere prima, abbiamo giocato 15 test match in 22 settimane. Il periodo più lungo da quando abbiamo iniziato in cui sono riuscito ad andare a casa è stato di sei giorni. È dura rimanere concentrati mentalmente, in forma fisicamente per tutto questo tempo, ma è anche un grande insegnamento.”
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