Dallo strapotere sudafricano alla delusione Australia, passando per il bel novembre dell’Italia: i voti alle squadre protagoniste dei test match autunnali

Il pagellone delle Quilter Nations Series 2025 (ph. Sebastiano Pessina)
È stato un grande mese di rugby. Sfide bellissime, spesso molto tirate e ricche di spunti: spunti che confluiscono in un unico grande pagellone, che funge da sintesi di un novembre pieno di emozioni. In attesa dell’epilogo definitivo con Galles-Sudafrica, è già il momento di definire promossi e bocciati di questo mese così intenso. È stato il novembre del Sudafrica, sempre più dominante: il punto più alto? La dimostrazione di forza di Parigi, con un uomo in meno e una Francia annichilita. È stato anche il novembre dell’Italia, sempre più in alto e sempre più bella. Oltre alle partite ufficiali delle Quilter Nations Series, nelle pagelle sono state considerate anche Irlanda-All Blacks di Chicago e le partite di Giappone e Georgia fuori dalla finestra, poiché hanno lottato fino all’ultimo per la seconda fascia del Mondiale.
Leggi anche: Dalle mischie al gioco aereo: il bel novembre dell’Italia un auspicio per il Sei Nazioni 2026
Sudafrica – voto 10
Cos’altro dire? Le hanno vinte tutte, le hanno dominate tutte, e due di queste le hanno portate a casa giocando gran parte del tempo in 14. La dimostrazione di forza offerta nel secondo tempo di Parigi in 14 contro 15 è qualcosa che raramente si è vista a questi livelli: 19-3 di parziale nel secondo tempo, con un uomo in meno, per il 32-17 finale, una roba di un altro pianeta. Contro l’Italia sono stati bravi a portare gli Azzurri nell’imbuto e a toglierle brillantezza offensiva quando la partita poteva mettersi molto male. Con l’Irlanda hanno fatto la voce grossa (polemiche arbitrali a parte) dominando in mischia. In più, hanno fatto 4 su 4 ruotando continuamente i giocatori: loro si che possono davvero giocare al fantarugby, ne hanno 45 dello stesso livello. Impressionanti.
Inghilterra – voto 9
Ok, non giocano un rugby spettacolare e non sono granché belli da vedere. Però vincono, sono efficaci e dopo anni di magra sono pure costanti: non perdono dal 1° febbraio (27-22 in Irlanda alla prima del Sei Nazioni 2025) e in queste Quilter Nations Series hanno fatto un clamoroso 4 su 4, impronosticabile alla vigilia considerando che in tanti avevano dei dubbi su Borthwick e i suoi ragazzi. Non sempre sono stati brillanti, ma hanno impressionato per la capacità di trovare la soluzione giusta per risolvere ogni partita: con l’Australia, pur essendo fisicamente dominanti, non riuscivano a trovare la quadra, e l’hanno risolta col gioco aereo. Con le Fiji sono venuti fuori di forza nel secondo tempo, e lo stesso hanno fatto – e non è poco – anche con gli All Blacks, fatti sparire dal campo negli ultimi 20 minuti. Con l’Argentina hanno dominato nel primo tempo e tenuto botta alla sfuriata dei Pumas nel secondo. Non saranno belli da vedere, ma le vincono tutte, e dopo tanti anni potrebbero ripresentarsi da favoriti al Sei Nazioni.
Argentina – voto 8
Avessero rimontato pure in Inghilterra avrebbero fatto il colpo dell’anno, fatto sta che quando l’Argentina gioca da Argentina non ce n’è per nessuno. Peccato che manchi sempre quel centesimo per fare l’euro: col Galles hanno dominato, nonostante per due volte i Dragoni siano riusciti a tornare sotto approfittando dei momenti di calo dei Pumas, con la Scozia sembrava persa dopo il peggior primo tempo della gestione Contepomi e l’hanno rimessa a posto in mezz’ora, e con l’Inghilterra stavano per fare un altro miracolo. Sicuramente sono i più divertenti e i meno scontati da vedere: se Contepomi riesce a dargli anche la continuità, allora diventerà veramente un problema batterli.
Italia – voto 7,5
È stato il miglior novembre di sempre per l’Italia. Al di là dello score (2 vittorie e una sconfitta, che già basterebbe) hanno colpito soprattutto le prestazioni delle prime due partite: contro l’Australia gli Azzurri sono venuti fuori alla distanza, proprio nel momento cui solitamente arrivava il crollo. Il secondo tempo di Udine – e in particolare l’ultima mezz’ora – è stato uno dei più begli esempi di rugby italiano mai visti per qualità del gioco e furia agonistica: se 3 anni fa qualcuno poteva appellarsi al calcio di Donaldson quest’anno non ci sono scuse, l’Italia è stata chiaramente più forte. E poi, alzi la mano chi avrebbe pensato di finire una partita contro il Sudafrica con l’amaro in bocca per non aver fatto il colpaccio: dopo il rosso a Mostert, dopo il 9-10 con gli Springboks alle corde, dopo la meta del 14-20 di Capuozzo, sono tanti i momenti in cui sembrava davvero possibile fare l’impresa. Non è andata, ma rimane una prestazione di alto livello contro i migliori al mondo, che hanno giocato davvero al 100% delle loro possibilità. Con una prestazione migliore contro il Cile poteva essere un novembre da 8, e uno dei prossimi passi avanti da fare deve essere questo: dominare realmente le partite contro le Tier 2, che rimangono ancora difficili da gestire per gli Azzurri.
Francia – voto 6,5
Fermandosi ai numeri, il loro lo hanno fatto: 2 vittorie contro Fiji e Australia e una sconfitta col Sudafrica. Il problema, però, è come sono arrivati questi risultati, e soprattutto non si mai vista una Francia realmente brillante. Contro gli Springboks sembrava tutto apparecchiato per la rivincita, poi in 15 contro 14 è arrivato un crollo inspiegabile: non si può prendere un 19-3 di parziale con l’uomo in più, a casa propria, anche se di fronte ci sono i più forti del mondo. Contro le Fiji i Bleus hanno fatto il minimo sindacale: dopo 3 mete in 20 minuti si sono addormentati, salvo poi risvegliarsi a tarda ora quando si stavano rendendo conto che avrebbero pure potuto perderla. Con l’Australia è stata una sagra degli errori: da un lato una Francia intermittente, che brilla solo a tratti ma che appare particolarmente opaca, e dall’altro dei Wallabies sfiniti fisicamente e mentalmente che però sono stati tenuti in partita da una sequela impressionante di disattenzioni francesi. Alla fine i risultati valgono la sufficienza, ma per rivincere il Sei Nazioni servirà ben altro.
Giappone – voto 6.5
Poco più di un anno fa il secondo Giappone di Jones sembrava avviato verso un gigantesco fallimento, eppure il buon Eddie vedeva qualcosa in questi ragazzi, e questo qualcosa sta venendo fuori. Nel diluvio di Tokyo stavano per fare il colpaccio con l’Australia (19-15 per i Wallabies alla fine) poi col Sudafrica è andata oggettivamente malissimo (ma a chi può andare bene contro quelli lì, al momento?) mentre il 41-10 subito dall’Irlanda appare bugiardo sia per come si è svolta la partita, sia per la prestazione dei nipponici che per un’ora sono stati pienamente dentro al match. Contro il Galles il colpaccio poteva starci eccome, ma nel finale è venuta fuori quella capacità dei gallesi di venire fuori dal fango anche nei momenti peggiori. Alla fine ha deciso il calcio di Jarrod Evans a tempo scaduto. L’obiettivo era però raggiungere la seconda fascia, e i Brave Blossoms lo hanno fatto battendo a domicilio la Georgia, una cosa che non riesce proprio a tutti, soprattutto perché hanno vinto giocando per 80 minuti sotto una tempesta di fischi difficilmente riscontrabile in altri campi da rugby.
All Blacks – voto 6.5
Il novembre degli All Blacks (e in generale tutta la gestione Robertson) è un gigantesco punto di domanda. L’impressione è che questa squadra viaggi al 50% delle sue potenzialità: gioca male, non ha un piano B e commette errori banali. Poi vincono, perché sono più forti e perché alla fine hanno tanto di quel talento che batterli rimane difficilissimo – e alla fine hanno fatto 3 su 4 – e questo permette loro di strappare tutto sommato una sufficienza piena. La vittoria di Chicago è stata un bel colpo con una formazione rimaneggiata e con la Scozia l’ha risolta il buon McKenzie ma con l’Inghilterra gli ultimi 20 minuti sono stati un incubo: vedere la Nuova Zelanda dominata così è raro. Con il Galles la differenza è stata ancora troppo evidente: 52 punti a Cardiff senza mai dare l’impressione che i gallesi – nonostante siano stati attaccati nel punteggio per un po’ – potessero portarla a casa.
Irlanda – voto 6
La sufficienza, in questo caso, è veramente risicata: gli irlandesi la raggiungono per la lezione di rugby rifilata all’Australia nel secondo tempo (41-19 il finale) e per l’eroica resistenza in 12 contro 15 contro il Sudafrica. Quando qualsiasi treno sarebbe deragliato, l’Irlanda ha tenuto duro, sfiorando persino l’opportunità di rientrare in partita e perdendo alla fine 24-13 dopo 5 cartellini. Per il resto, il novembre dell’Irlanda rimane poca roba: male a Chicago con gli All Blacks, che hanno passeggiato nel secondo tempo, e anche col Giappone a dispetto del punteggio la prestazione è stata tutt’altro che brillante.
Fiji – voto 5,5
Dagli isolani ci si aspettava qualcosa di più: le partite con Francia e Inghilterra hanno seguito il tipico copione delle Fiji, attaccate nel punteggio fino all’ora di gioco e poi battute nel finale, ma una squadra ottava nel ranking può e deve cominciare a pensare di fare meglio in queste circostanze. Detto questo, sarebbero comunque due prestazioni da 6, se solo i figiani non avessero poi rischiato un clamoroso patatrac a Malaga contro la Spagna, battuta 41-33 in una partita rocambolesca dove gli iberici hanno sfiorato il colpaccio dell’anno.
Scozia – voto 5
È una delle squadre più difficili da valutare in questo novembre. Su quattro partite sono arrivate due vittorie nette contro due formazioni oggettivamente impresentabili (USA e Tonga) che al momento non spostano nulla, anche perché gli scozzesi da due anni giocano più test con le Tier 2 che con le Tier 1. Contro gli All Blacks sembrava davvero la volta buona, buttata via prima con un primo tempo inguardabile, poi – dopo una bella rimonta – con una sequela abnorme di occasioni sprecate, prima che McKenzie prendesse in mano la partita e la risolvesse per i neozelandesi. Su Scozia-Argentina è difficile trovare l’aggettivo giusto: forse non ne esistono per definire una squadra che domina per un’ora, va avanti 21-0 e poi perde 33-24.
Georgia – voto 5
È stato un novembre deludente per i georgiani, che al di là delle polemiche per la mancata ammissione alla prima divisione del National Championship hanno giocato 3 partite al di sotto dei loro standard: ok col Canada, 25esimo nel ranking, poi tanta fatica per battere dei modesti Stati Uniti, e poi è arrivata la sconfitta nella partita più importante, contro il Giappone in un vero e proprio spareggio nella seconda fascia del Mondiale, con l’aggravante di giocare in casa e dopo due partite meno impegnative rispetto a chi – contro i nipponici – si è fatto un lunghissimo tour contro le Tier 1. I Lelos sono stati dominati nel primo tempo, sono ritornati in partita nel finale e poi l’hanno buttata con un fallo insensato che ha regalato ai nipponici il piazzato della vittoria.
Galles – voto 4,5
Qualche lampo di Galles si è visto: il ritorno di Rees-Zammit, l’esplosione di Dan Edwards (che per essere un 10 di alto livello però deve migliorare in difesa, perché al momento con lui i Dragoni difendono in 14), un bel finisher come Rogers. I risultati però continuano ad essere deludenti: con gli All Blacks si è visto forse il miglior Galles dell’ultimo anno e mezzo ed è finita comunque 52-26. Col Giappone è arrivata una vittoria risicatissima dopo una partita di totale sofferenza, mentre con l’Argentina al di là di qualche lampo i gallesi non sono mai stati in partita. Manca ancora il test col Sudafrica, ma a meno di miracoli è difficile che cambi qualcosa.
Australia – voto 4,5
Gli infortuni e il fatto di giocare ininterrottamente da luglio rappresentano sicuramente un attenuante, ma l’1 su 5 di questi test autunnali è davvero troppo poco per un’Australia che in estate aveva dato importanti segnali di ripresa. Già con il Giappone i Wallabies avevano rischiato il disastro, vincendo 19-15 nonostante un secondo tempo rivedibile, poi contro Inghilterra e Italia si sono spenti col passare dei minuti, partendo bene ma crollando alla distanza. L’impressione è che questa Australia sia in grado di giocare alla pari solo finché non va sotto concretamente nel punteggio: a quel punto cede di schianto. È successo a Londra, a Udine, a Dublino e poi pure a Parigi, contro una Francia che ha pure fatto di tutto per tenere i Wallabies in partita a suon di errori.
Francesco Palma
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.






