Italia, Stephen Varney si racconta: l’esordio da giovanissimo, il mental coach, il ritorno ad alto livello

Il mediano di mischia azzurro ha affrontato periodi difficili, “ma li ho superati bene”

italia - sudafrica 2025 ph. S.pessina

Italia, Stephen Varney si racconta: l’esordio da giovanissimo, il mental coach, il ritorno ad alto livello – ph. Sebastiano Pessina

Prima l’ottimo inizio di stagione con gli Exeter Chiefs, poi le due belle prestazioni nei test match internazionali con Australia e Sudafrica: anche le attuali Quilter Nations Series hanno confermato il ritorno ad alti livelli di Stephen Varney, finora il numero 9 titolare dell’Italia.

Si tratta di un’ottima notizia per la squadra di Gonzalo Quesada, considerando che storicamente gli Azzurri hanno spesso avuto delle difficoltà a trovare mediani di mischia di qualità internazionale. Il classe 2001 aveva esordito con la Nazionale maggiore da giovanissimo, ai tempi di Franco Smith, ma per arrivare a questo livello è dovuto passare anche attraverso stagioni complicate e con scarso minutaggio.

Di questo e di molto altro ha parlato il diretto interessato in una interessante intervista in cui si è raccontato molto francamente.

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Italia, Stephen Varney si racconta: l’esordio da giovanissimo, il mental coach, il ritorno ad alto livello

“La scorsa stagione è stato un periodo difficile, nel quale ho cercato di concentrarmi su me stesso – ha raccontato Stephen Varney in un’intervista sui canali della Federazione – Ho dovuto lasciare Gloucester e poi sono andato in Francia, e probabilmente non ho giocato quanto avrei voluto, ma è anche vero che ogni giocatore ha delle stagioni in cui fa fatica: la cosa importante è continuare a lottare e a impegnarsi per rimanere al top anche quando le cose non vanno come pensiamo”.

“Ho sempre cercato di migliorare e di essere un buon giocatore, anche nei momenti più complicati. Il rugby non è uno sport semplice e ogni anno non è mai uguale ad un altro, una carriera vive di alti e bassi ma anche in questi momenti non ho mai smesso di dare il 100% di me stesso. La cosa importante è dare sempre il massimo nelle cose che possiamo controllare e continuare a migliorare, ed è ciò che ho fatto”.

L’Azzurro non ha avuto paura di chiedere una mano, grazie al supporto in questi anni di un mental coach: “Se ne parla ancora poco, ma curare l’aspetto mentale per me è molto importante. E ovviamente questo ha dei risvolti anche nel rugby, dove l’approccio mentale e la concentrazione vanno allenati esattamente come ci si allena per fornire una prestazione fisica e tecnica di livello. Ho attraversato periodi difficili, ma li ho superati bene e sono felice di questo. In questo periodo è stato importante anche l’aiuto del gruppo: alla fine si passa molto tempo insieme, e il loro supporto fa la differenza sia quando ti alleni sia durante le partite. È uno sport di squadra: si lavora insieme e si migliora insieme”.

Stephen Varney ha esordito con l’Italia a 19 anni, nell’autunno del 2020: “Debuttare così giovane è fantastico, ma comporta anche delle responsabilità e bisogna imparare a gestire la pressione. Tutto questo comporta delle sfide. In questi 5 anni ho sempre cercato di dare il massimo ogni volta in cui sono stato chiamato dall’Italia, e ovviamente è bello vedere anche come i risultati della squadra siano migliorati. Nel 2020 facevamo molta fatica al Sei Nazioni, e adesso le cose vanno molto meglio: merito di tutto il gruppo per aver lavorato così duramente e per aver avuto sempre una grande voglia di lasciare un segno”.

A distanza di 5 anni, in questo autunno la Nazionale azzurra è stata capace di battere per la seconda volta l’Australia e di affrontare a viso aperto il Sudafrica con anche qualche rimpianto: “Dispiace perché siamo stati dominanti in mischia e in molti aspetti del gioco, e credo che giocare una partita così contro i campioni del Mondo debba essere motivo d’orgoglio. Chiaramente rimane un po’ di amaro in bocca per il risultato finale, ma è anche vero che gli Springboks hanno dimostrato perché hanno vinto gli ultimi due Mondiali, giocando una grande partita anche in inferiorità numerica”.

“Il fattore chiave? Probabilmente il non aver trasformato in punti i momenti in cui siamo stati dominanti durante la partita, e contro una squadra come il Sudafrica è necessario capitalizzare tutto. Però anche questa è una lezione per il futuro e sicuramente usciamo da questa partita con altre certezze importanti. Ora per completare un bel mese di novembre dobbiamo chiudere bene battendo il Cile: è una squadra coraggiosa e insidiosa, che affronterà questa partita al massimo. Una vittoria ci permetterebbe di chiudere al meglio queste Quilter Nations Series”, ha dichiarato Stephen Varney.

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