Alcune circostanze hanno pesato più di altre nel computo della partita: ecco quali

– ph. Sebastiano Pessina
La decima squadra del ranking mondiale, normalmente, non dovrebbe avere la possibilità di vincere una partita contro la prima. Una serie di azioni e decisioni, però, ha portato l’Italia ha trovarsi di fronte all’opportunità di conquistare il secondo successo di sempre contro il Sudafrica quando le due squadre si sono affrontate a Torino sabato 15 novembre.
Presentando la partita, su queste pagine virtuali, si era scritto che “quella che Nacho Brex e compagni affronteranno rimane una sfida tremendamente difficile, ma la scelta di una formazione completamente rivoluzionata da parte dello staff tecnico degli Springboks ha aperto un piccolissimo spiraglio di opportunità per i padroni di casa” e che “per l’Italia il dovere rimane quello di provare a incunearsi in quella piccola intercapedine di possibilità, forzarne i margini, fare leva e cercare di trasformarla in qualcosa di più grosso.”
Quella chance effettivamente si è materializzata, seppur solo parzialmente per meriti azzurri: l’Italia aveva iniziato la partita in effetti in maniera baldanzosa, ma con il cartellino rosso mostrato a Franco Mostert la gara si è fatta concretamente e definitivamente aperta.
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L’Italia, purtroppo, non è stata abbastanza brava da cogliere l’opportunità e, pur giocando una partita di buon livello per larghi tratti della gara, ha finito per doversi arrendere 32-14.
La differenza, nel match di Torino, l’ha fatta la diversa capacità delle due squadre di mettere punti sul tabellone. Soprattutto nella parte centrale del primo tempo l’Italia ha dominato possesso e territorio, ma non è mai riuscita a segnare: oltre ai due piazzati falliti da Paolo Garbisi, ci sono state una miriade di imprecisioni che non hanno permesso agli Azzurri di concretizzare la propria egemonia sul campo.
Piccole cose, che messe una a fianco all’altra cominciano ad avere un discreto peso: una rimessa laterale perduta in zona d’attacco senza che gli avversari abbiano saltato a contenderla (15′), ina serie di controlli difettosi dell’ovale in occasione di una ampia superiorità numerica alle porte dei 22 metri avversari (18′), un in-avanti su una continuità diretta forzata in prima fase da mischia ordinata (19′), un grubber colpito male (21′), una perdita di controllo della palla dopo 8 fasi dentro i ventidue metri avversari (35′).
Certo, in campo ci sono anche gli avversari: senza l’onnipresenza di uno stellare Damian Willemse, meritatamente player of the match, chissà se la retroguardia sudafricana avrebbe retto; l’estrema disciplina sudafricana è stata fondamentale nel concedere pochissimi calci piazzabili.
Malgrado tutto ciò l’Italia è comunque rimasta in partita, reagendo anche quando la strada da recuperare sembrava troppa, sul 9-20 per gli avversari. È stata, infatti, una Nazionale che ha saputo essere all’altezza della gara dal punto di vista tattico, strategico, tecnico, fisico, atletico. È stata, insomma, la proverbiale gara decisa dagli episodi. Alcuni hanno pesato più di tutti gli altri.
La mischia alla fine del primo tempo
Gli Azzurri hanno preparato la sfida in mischia ordinata con grande finezza strategica, e ne hanno riscosso i dividendi per buona parte dell’incontro, guadagnandosi anche qualche calcio di punizione a favore.
In particolare il Sudafrica ha faticato a prendere le misure agli Azzurri per tutto il primo tempo, eppure proprio una mischia ha contrassegnato uno dei momenti più importanti della gara. Sul 3-3, con il tempo già oltre il quarantesimo, l’Italia ha una mischia vicino alla propria linea di meta: serve solo introdurre, tallonare e spedire la palla in tribuna.
Invece arriva un calcio libero per gli avversari perché, a detta dell’arbitro, Marco Riccioni si toglie dalla spinta degli avversari sull’ingaggio. La situazione si trasforma in un momento difficile per gli Azzurri, che si trovano a difendere nei propri 5 metri e si fanno cogliere mal posizionati su una carica di Marco van Staden.
Invece di chiudere in parità, si va al riposo con l’Italia che deve inseguire la partita.

La mischia crolla dal lato di Riccioni. Per l’arbitro Doleman il colpevole è il pilone azzurro, che sarebbe arretrato per far allungare l’avversario e fargli perdere forza
In-avanti tra Zuliani e Menoncello

Poco dopo l’inizio del secondo tempo l’Italia si guadagna una ottima opportunità a poco più di 5 metri dalla linea di meta avversaria e lancia una combinazione da rimessa laterale.
La difesa sudafricana abbocca alla finta di drive degli Azzurri, buttandosi a capofitto nella spinta. Manuel Zuliani ha così l’opportunità di staccarsi e fissare l’avanti bokke in posizione di ricevitore, mentre Tommaso Menoncello arriva a tutta velocità con un angolo di corsa acuto.
La difesa sudafricana è presente, ma sappiamo bene quanto sia difficile fermare il numero 12 degli Azzurri lanciato a tutta velocità.
Forse la corsa di Menoncello è leggermente in anticipo, forse è Zuliani a ritardare di un decimo di secondo il passaggio: fatto sta che la trasmissione è imprecisa e la palla viene perduta in una delle più grosse occasioni degli Azzurri per operare il sorpasso.
Pollard salva il Sudafrica
Poco dopo è ancora Menoncello a rischiare di far esplodere lo Juventus Stadium, come aveva fatto un anno prima contro gli All Blacks.
La combinazione è quella diventata ormai un classico intramontabile: Nacho Brex riceve da primo in piedi, con Paolo Garbisi che gira dietro la schiena di Menoncello, lanciato in penetrazione. Il capitano degli Azzurri deve scegliere chi dei due servire e, nella circostanza, propende per il partner preferito, ben leggendo la salita di Canan Moodie su Garbisi.
Quante volte abbiamo visto Menoncello volare in mezzo ai pali dopo una combinazione così? Qui, invece, è spettacolare la copertura di Handre Pollard, difensore sopraffino per letture e per impatto fisico, che salva la situazione sia anticipando la scelta di Brex che rifilando un gran bel placcaggio a Menoncello, che forse già pensava di poter esultare.

Il tenuto di Grobbelaar
Al minuto 70, con il punteggio di 14-20, l’Italia può lanciare un attacco da una rimessa laterale sui 10 metri offensivi.
È un lancio importante: primo perché statisticamente è una delle piattaforme migliori da cui far partire una sequenza proficua, secondo perché si è da poco riportata sotto nel punteggio e il momento sembra propizio per provare a ribaltare l’incontro.
Johan Grobbelaar, che è da settanta minuti a prender botte in prima linea, decide di mettersi di traverso. L’Italia lancia Menoncello in penetrazione e il numero 2 è sontuoso nell’arrivare un centesimo di secondo prima di Nacho Brex sul punto di caduta del centro italiano, mettere giù le mani e pescare un pallone dal peso specifico enorme, forse anche maggiore di quello delle due mete sudafricane che di lì a poco decideranno il match.
L’Italia non avrà più un’altra opportunità in attacco.

Lorenzo Calamai
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