Il capo allenatore degli Azzurri sulle scelte di formazione sue e degli avversari, le possibili sorprese e la voglia di confrontarsi con i migliori al mondo

Italia, le dichiarazioni di Gonzalo Quesada prima di Italia-Sudafrica – ph. Sebastiano Pessina
“Il nostro mantra è: alzare lo standard” dice Gonzalo Quesada, head coach dell’Italia che si prepara ad affrontare una sfida durissima davanti al pubblico di Torino nel pomeriggio di sabato 15 novembre.
Allo Juventus Stadium arriva il Sudafrica campione del mondo, ma gli Azzurri sono reduci da una fine settimana contro l’Australia che li ha convinti del loro valore: “Per me non c’è un singolo punto dove dobbiamo fare molto meglio rispetto alla partita contro l’Australia. Ci sono anzi tantissimi punti positivi da prendere da quella partita perché, anche se è vero che in alcuni momenti momenti della partita abbiamo avuto dei problemi di precisione, siamo sempre ritornati in pista e abbiamo trovato soluzioni.”
“Il punto, però, è che siamo tutti ambiziosi, noi dello staff e i giocatori, e quindi sappiamo che se abbiamo fatto bene possiamo fare ancora meglio e vogliamo fare meglio. Soprattutto perché contro questa squadra che arriva a Torino sabato sera sarà ancora più dura.”
Leggi anche: Quilter Nations Series: perché il Sudafrica non porta un tallonatore in panchina contro l’Italia
Gli Springboks sono una squadra che ruota spesso molti giocatori, ma stavolta ha davvero cambiato radicalmente volto rispetto alla vittoria contro la Francia a Parigi. Non che questo, dice Quesada, significhi trovarsi di fronte una squadra indebolita: “La formazione del Sudafrica è una bellissima squadra con bellissime individualità. Sappiamo come lavorano loro: nella settimana prima della Francia hanno già comunicato internamente il gruppo dei 23 che avrebbero giocato contro l’Italia. Si sono preparati già tutta la settimana scorsa insieme, magari facendo opposizione ai compagni scelti per giocare con la Francia. E così hanno lavorato assieme per utilizzare pienamente le due settimane per arrivare pronti alla nostra partita, affinando gli automatismi. Ecco perché non vedo troppi punti di debolezza nel loro XV.”
“Credo che il modo in cui hanno scelto di gestire la panchina sia brillante – aggiunge il tecnico argentino dell’Italia, in riferimento alla mancanza di un tallonatore sul banco dei sostituti – Mi sembra di capire che il motivo per cui van Staden sia stato scelto come tallonatore è perché gli permette di portare sia Kwagga Smith che Esterhuizen in panchina. Una gestione che mi sembra molto intelligente, anche se con qualche rischio.”
“Credo che anche se ci rispettano, vogliano evitare il rischio che i loro giocatori più abituati a giocare le partite importanti e che sono molto motivati quando affrontano squadre come Francia, Irlanda, Inghilterra, non arrivino a giocare contro l’Italia meno carichi. Portano invece in campo una squadra di giocatori che devono farsi vedere, che hanno qualcosa da giocarsi, che devono essere in campo con tutto il potenziale che hanno.”
Il compito degli Azzurri, quindi, è chiaro: “Metterli sotto pressione per vedere se tutti questi giocatori, che hanno giocato poco insieme e che hanno poca familiarità tra loro, riescono a rimanere fluidi ed esprimere il loro potenziale. Hanno tanti giocatori capaci di fare la differenza individualmente, ma sta a noi metterli sotto pressione perché questo è un gruppo che non ha mai giocato insieme, non hanno mai condiviso una partita, potrebbero non avere molti automatismi. Il rugby, in fondo, è un gioco fatto di connessioni.”
Squadra regina delle sorprese, il Sudafrica mostrò alcune imprevedibili novità nel secondo test contro l’Italia della scorsa estate. Qualcosa a cui fare attenzione, secondo Quesada, anche stavolta: “In inglese si dice expect the unexpected, aspettati l’inatteso, e per noi quello è stato un po’ il tema della settimana, perché hanno sempre qualche innovazione pronta. Già con questa con la panchina che hanno scelto iniziano a far vedere un po’ di unexpected.”
“Per me come allenatore confrontarsi prima con Joe Schmidt, che oltre che essere un grande amico è un ispiratore e un modello per me, e la settimana successiva trovarsi di fronte alla squadra di Rassie Erasmus mi spinge a cercare di dare più del meglio di me stesso – chiosa il capo allenatore della nazionale – Affrontiamo i migliori al mondo, giocatori e staff: per noi è una grandissima opportunità di imparare, fermo restando sì una grande umiltà, ma anche tutta la fiducia in noi stessi, il carattere e l’orgoglio di giocare in Italia, davanti al nostro pubblico. Abbiamo voglia di essere molto fieri di quello che avremo fatto alla fine della partita.”
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.






