Come ritrovarsi in 14 contro la Francia e batterla comunque: i segreti del Sudafrica di Rassie Erasmus

Il tecnico degli Springboks ha raccontato cosa si è detto nello spogliatoio e il gran gesto di Siya Kolisi

Sudafrica, Siya Kolisi: "Siamo i numeri uno al mondo. Vogliamo prenderci tutto, non solo i Mondiali"

Come ritrovarsi in 14 contro la Francia e batterla comunque: i segreti del Sudafrica di Rassie Erasmus – ph. Sebastiano Pessina

Dopo la grande impresa di Udine contro l’Australia, le Quilter Nations Series dell’Italia proseguono a Torino dove gli Azzurri sfideranno una squadra che ha compiuto un’impresa ancora più grande: battere in rimonta a Parigi la Francia pur restano in 14 per tutta la ripresa. Solo una nazionale poteva fare una cosa simile, il Sudafrica di coach Rassie Erasmus.

Al 39′, sotto nel punteggio per 14-13, l’arbitro Gardner estrae il cartellino rosso definitivo ai danni del sudafricano Lood de Jager per aver colpito duramente, con la spalla sinistra, il volto e il collo di Thomas Ramos. Gli Springboks si ritrovano a dover giocare tutto il secondo tempo con un uomo in meno contro una Francia vogliosa di trovare una rivincita che attendevano da due anni (dall’eliminazione ai quarti di finale della Rugby World Cup 2023). Eppure la ripresa è un assolo del Sudafrica che, grazie a un incredibile parziale di 3-19, dimostrano una volta ancora perché i campioni del Mondo sono loro.

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Ma come ha fatto il Sudafrica di Rassie Erasmus, pur rimanendo in 14 per tutta la ripresa, non solo a recuperare ma a dominare il secondo tempo a Parigi contro la Francia? Lo stesso head coach ha svelato qualche dettaglio ai giornalisti che aiutano a capire come hanno fatto gli Springboks a realizzare una simile impresa.

Come ritrovarsi in 14 contro la Francia e batterla comunque: i segreti del Sudafrica di Rassie Erasmus

Innanzitutto i giocatori hanno imparato a restare imperturbabili anche di fronte alle decisioni arbitrali più sfavorevoli per loro. “Abbiamo imparato ad accettare le decisioni”, ha detto Rassie Erasmus quando gli è stato chiesto dell’espulsione di De Jager. “Ci sono stati tempi in cui pensavamo davvero a questi fattori e la cosa ci disturbava per i successivi 10, 15 minuti. Ma ora stiamo insieme dal 2018. Abbiamo imparato che soffermarsi su una cosa del genere non porta da nessuna parte”.

“Che sia stata la decisione giusta o sbagliata, abbiamo ricevuto un cartellino rosso, punto”.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Negli spogliatoi c’è stato un evento che è stato decisivo (oltre che davvero educativo, aggiungiamo noi) per far focalizzare tutti su quello che rimaneva l’obiettivo nonostante tutte le difficoltà: la vittoria.

Per vincere Rassie Erasmus e il suo staff tecnico hanno valutato che era necessario avere in campo un nuovo saltatore di ruolo in touche dopo l’espulsione di De Jager e che la squadra avrebbe tratto beneficio dalla sua sostituzione con Siya Kolisi.

Si trattava non solo di mettere in panchina, al 40′ e in situazione di difficoltà, il capitano della squadra: il terza linea stava festeggiando il compleanno ovale delle sue 100 presenze con la maglia del Sudafrica proprio con quella partita. Era diventato un “centurione” degli Springboks con quel match e adesso doveva già essere tolto dal campo.

“È stata una decisione difficile”, ha spiegato Rassie Erasmus. “Ma quando gliel’ho detto, l’ha presa sul serio e ha capito”.

“Tutta la squadra durante l’intervallo mi ha visto dire a Siya: ‘Non giocherai il secondo tempo, metteremo in campo Ruan (Nortjé)’ e l’impatto di ciò è stato già abbastanza notato. Poi i ragazzi che sono rientrati in campo hanno capito: ‘Ehi, il nostro capitano ha giocato 100 partite, ed è disposto a non scendere in campo nel secondo tempo per far vincere la squadra’.

Rassie Erasmus ha poi proseguito: “Penso che i ragazzi che hanno iniziato abbiano ammorbidito l’avversario, e poi la panchina ha potuto concludere il lavoro iniziato da loro. Anche quando è entrato Manie (Libbok) e Sacha (Feinberg-Mngomezulu) si è spostato ad estremo, ho pensato che tutti abbiano avuto un buon impatto e dato il loro contributo”.

“Questo è dovuto al fatto che i giocatori hanno capito che la vittoria arriva dallo sforzo di 23 uomini e degli allenatori che hanno elaborato dei buoni piani. Questa mentalità rende più efficace il compito dei giocatori che non sono nel XV ma entrano dalla panchina”. Più che il puro (e banale) ingresso di tanti giocatori degli avanti tutti insieme, forse è questo il vero segreto della Bomb Squad del Sudafrica.

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