Il giovane talento in forza al Bath ha raccontato come sta vivendo il suo approccio con la nazionale maggiore

Italia, Enoch Opoku Gyamfi: “La prima chiamata è stata un bellissimo shock”
A soli 19 anni, Enoch Opoku Gyamfi ha vissuto uno dei momenti che ogni giovane rugbista sogna: la prima convocazione in Nazionale maggiore. Seconda linea dal fisico imponente, nato a Portogruaro e formatosi nel vivaio del Rugby San Donà, oggi milita nel Bath (dove sta giocando soprattutto a livello Academy).
Il c.t. Gonzalo Quesada lo ha chiamato per il trittico autunnale contro Australia, Sudafrica e Cile, premiando il talento e la maturità di un ragazzo che ha saputo distinguersi a livello under 20.
Intervistato dal quotidiano La Nuova Venezia Mestre, dalla chiamata in azzurro alla vita in Inghilterra, Gyamfi ha raccontato le emozioni, la gratitudine e la sorpresa di un sogno diventato realtà: “La prima chiamata è stata un bellissimo shock. Non me l’aspettavo. Quando ho visto la notizia sono rimasto scioccato e ho chiamato subito i miei genitori. Sono molto grato per quest’opportunità e fiero di me stesso, perché vedo il risultato del duro lavoro fatto in questi anni. La Nazionale era un sogno da quando eravamo tutti piccoli e finalmente lo sto vivendo davvero.”
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Enoch Opoku Gyamfi: “In azzurro riesco a essere me stesso e fare tutto quello che devo, non avendo paura di sbagliare”
Arrivato in Inghilterra per vestire la maglia del Bath, Gyamfi ha scoperto un ambiente diverso, competitivo e appassionato, dove il rugby occupa un posto centrale nella cultura sportiva.
“È uno sport molto più seguito che in Italia. Quando sono arrivato a Bath, non mi aspettavo che il rugby fosse così tanto popolare. Anche le università sono molto più conosciute per il loro lato rugbistico.”
Nel gruppo azzurro, però, l’inserimento è stato naturale, tra compagni esperti e giovani di talento.
“Mi sono trovato molto meglio di quanto mi aspettassi. Tra i più grandi c’è il giusto equilibrio tra l’esigenza, ma anche il supporto. Capiscono che è tutto più difficile e complicato, perché il livello è molto alto. Esigono che dobbiamo fare le cose giuste, anche se siamo più giovani. Ma non ci fanno sentire come se non fossimo bravi abbastanza per giocare. Questo tipo di supporto è il migliore. Riesco a essere me stesso e fare tutto quello che devo, non avendo paura di sbagliare.”
E mentre si impegna per conquistare un posto in squadra e vivere la sua prima esperienza con la maglia dell’Italia maggiore, Opoku guarda già avanti con lucidità e ambizione.
“Spero di continuare a giocare con Bath, ma anche di accumulare un po’ di caps con l’Italia. So che sono giovane, ho ancora tanto tempo davanti. Ma, se continuo per il mio percorso, sono convinto che riuscirò ad arrivarci.”
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