La concretezza offensiva, la necessità di rimanere umili e l’aumento della profondità: tutti i temi affrontati dal tecnico dopo la vittoria sui Wallabies

Italia: dalla difesa alle decisioni arbitrali, le parole di Gonzalo Quesada dopo il successo sull’Australia (ph. Sebastiano Pessina)
Per l’Italia è la serata della festa il grande successo per 26-19 sull’Australia a Udine: è il secondo successo consecutivo contro i Wallabies, arrivato dopo una grande partita e soprattutto un grande secondo tempo. Una vittoria di carattere, ma frutto anche di una grande capacità di gestione da parte degli Azzurri, come spiegato da Gonzalo Quesada in conferenza stampa: “Abbiamo saputo gestire i nostri palloni, costringendo gli australiani a fare tanti falli: siamo andati di 3 punti in 3 punti senza impazzire per cercare necessariamente di più, anche quando magari avremmo avuto l’opportunità per farlo. Siamo rimasti sempre attaccati nel punteggio e credo che questa sia stata la chiave. Siamo stati ben organizzati in difesa, senza mai farci mettere troppo sotto pressione”.
Sulla meta di Carter Gordon
Inevitabile la domanda sulla meta di Carter Gordon, alla quale Quesada aveva reagito con una serie di colpi sul tavolo della postazione: “Non mi sono mai lamentato pubblicamente dell’arbitro e mai lo farò, ma in qualche modo devo comunque esprimere il mio disaccordo, non posso tenermelo dentro. Quindi chiedo scusa a tutti coloro che si occupano dei cartelloni e dei pannelli perché dovranno rifarli per la settimana prossima, ma in conferenza stampa non parlo dell’arbitraggio. Ho espresso il mio disaccordo in quel modo. Chiaramente se avessimo perso mi sarebbe dispiaciuto per i ragazzi”.
I piazzati di Garbisi e l’ingresso di Ruzza
Su Paolo Garbisi, Quesada ha spiegato: “Mi avevano chiesto perché non avevo messo un vero piazzatore per questa partita, ma direi che Paolo non è stato per niente male… anzi, è stato un fattore chiave di questa vittoria”. Sull’ingresso di Ruzza in terza linea: “Nella ripresa abbiamo deciso di inserire Federico Ruzza in terza linea perché eravamo sotto pressione in touche, quindi avere contemporaneamente lui e Zambonin in campo ci ha dato una mano. Zuliani ha giocato poco quest’anno e anche Vintcent non era al meglio, per cui abbiamo ritenuto di cambiare entrambe le terze perché le nostre seconde stavano ancora bene. Avessi saputo che la partita sarebbe andata così avrei portato un 6+2, ho fatto l’errore di portare un 5+3 e alla fine Allan non è entrato, ma del resto non si può sempre indovinare la partita, si può solo gestire con quello che abbiamo. L’ingresso di Federico ci ha permesso di gestire le touche finali, è stato importante”.
Maturità
“Questa squadra ha raggiunto una maturità tale da poter vincere partite che qualche anno fa non avrebbe vinto” prosegue Quesada: “Ovviamente l’esperienza è importante e il merito va ai giocatori e a tutto il movimento, allo staff, a tutti coloro che hanno lavorato qui prima di me. Questo è il risultato di un processo, ora dobbiamo aumentare ancora di più la profondità, ed è il motivo per cui abbiamo affrontato la tournee estiva dando opportunità a chi aveva giocato meno”.
“Dobbiamo rimanere umili, perché davanti a noi ci sono tante squadre di altissimo livello. Dobbiamo stare attenti a non ‘specchiarci’ troppo dopo questa vittoria. Oggi dobbiamo ovviamente festeggiare, ma senza perdere la testa. Se ci sentiamo troppo belli o pensiamo che il lavoro sia fatto possiamo avere brutte sorprese. Il merito è dei ragazzi che hanno costruito questa vittoria. Noi come staff abbiamo lavorato molto sull’identità, sul carattere, sulla cultura di squadra, sulla capacità di gestire i momenti. Credo che oggi abbiamo fatto un grande passo avanti. Sapevamo che non sarebbe stata una partita perfetta, lo avevamo detto: pochi allenamenti, giocatori che rientravano dall’estero… impossibile essere perfetti. Ma questi due anni di lavoro si sono visti nella gestione della partita. Non abbiamo mai perso la testa, anche dopo aver preso delle mete, perché sapevamo che avremmo avuto delle opportunità. Non avevamo bisogno della partita perfetta: avevamo bisogno di fidarci del processo. Anche con errori, falli evitabili, e difficoltà in rimessa laterale, abbiamo vinto. Questo è un passo enorme per la squadra, che aveva bisogno di fiducia” conclude Quesada.
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