Dalla township di Zwide al tetto del mondo con gli Springboks, il flanker sudafricano celebra un grande traguardo

Capitano, leader e icona: i 100 caps di Siya Kolisi ph. Reuters
In occasione di Francia-Sudafrica, una delle figure più emblematiche del rugby mondiale si prepara a scrivere un’altra pagina di storia. Siya Kolisi, leader e capitano degli Springboks, raggiungerà l’atteso traguardo delle 100 presenze in nazionale: un conseguimento personale che va ben oltre i numeri.
Cresciuto a Zwide, una cittadina a circa 15 km da Gqeberha, Kolisi è passato dal superare avversità personali alla guida di una squadra che incarna l’identità e le speranze di un’intera nazione.
La sua ascesa non è solo sportiva: è un simbolo di trasformazione, perseveranza e successo. Da primo capitano nero nella storia dei Boks, alla conquista di due Coppe del Mondo, Kolisi ha contribuito a rendere gli Springboks ancora più conosciuti a livello globale.
Dalla township al tetto del mondo
Kolisi ha ottenuto il suo primo contratto professionistico con Western Province nel 2010, un giusto riconoscimento alla passione per la palla ovale che rappresentava un modo per sfuggire a un contesto di povertà. Il debutto con i Boks arriva nel 2013, quando entra come sostituto di Arno Botha contro la Scozia a Nelspruit. Nel 2018 il primo passaggio decisivo: diventa capitano degli Springboks, aprendo una nuova era per il rugby sudafricano.
Da quel momento, Siya Kolisi è diventato il volto di una squadra che ha vinto le Coppe del Mondo del 2019 e del 2023, ma che ha saputo anche mantenere il primato internazionale a suon di grandi prestazioni. Il suo ruolo nello scacchiere tattico è sempre stato centrale anche e soprattutto grazie alle indubbie qualità tecniche. Oltre al carisma indiscusso, Kolisi è capace di portare un contributo unico in termini di fisicità, presenza nei breakdown e placcaggi: una vera terza linea a 360°.
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La leadership e l’impatto fuori dal rettangolo di gioco
I 100 caps non sono solo un segno di longevità, rappresentano anche la capacità di guidare una squadra attraverso le vittorie prestigiose e le sfide punto a punto. Tra il 2018 e il 2025, gli Springboks hanno giocato 88 test, vincendone il 72 % circa; Kolisi è stato protagonista in 28 dei 30 trionfi più significativi.
“Ogni giorno devo comportarmi in un modo che mi ricordi che devo impegnarmi sempre, perché anche gli altri stanno guardando e spero di poter essere quel piccolo barlume di speranza per loro”, ha dichiarato Kolisi, incarnando la prospettiva che lo sport possa essere sempre di più un veicolo di valori universali. A Yokohama, in occasione della prima vittoria mondiale nel 2019, Kolisi parlò di cosa significasse il trofeo per la squadra e per il Sudafrica, un Paese ancora complicato e travagliato sul piano sociale.
La sua carriera però non sempre è stata piena di momenti memorabili, anzi. In tanti, spesso, ne hanno messo in discussione le qualità, ipotizzando che il ruolo di capitano degli Springboks fosse sostanzialmente una nomina politica: Kolisi ha sempre smentito i detrattori con le prestazioni sul campo.
Il passaggio in Francia al Racing 92 non ha avuto il successo che tutti speravano, ma ancora una volta il flanker degli Sharks si è rimesso in gioco lavorando duro e conquistando un posto all’interno di una squadra che trabocca di talento.
L’ex capitano del Sudafrica alla RWC 1995, Francois Pieenar ha dichiarato che “Siya è il migliore, il suo curriculum parla per lui”. Parole a cui fanno eco quelle di un altro grande skipper, John Smit, che ha ribadito il concetto:”È abbastanza semplice, tanti trofei, i successi nel Rugby Championship, una vittoria nella serie dei British & Irish Lions, una percentuale di vittorie tra le prime 10 come capitano, due Coppe del Mondo consecutive e quasi 100 test. Chiunque continui a discutere è uno sciocco”.
Il tributo di Eben Etzebeth
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