Un’Italia a trazione anteriore per cercare l’impresa: i possibili scenari della sfida con l’Australia

Le idee del tecnico sono molto chiare: sacrificare qualche chilo in mezzo al campo ma essere dinamici, veloci, abrasivi e presenti

Un'Italia a trazione anteriore per cercare l'impresa: i possibili scenari della sfida con l'Australia (ph. Sebastiano Pessina)

Un’Italia a trazione anteriore per cercare l’impresa: i possibili scenari della sfida con l’Australia (ph. Sebastiano Pessina)

Un’Italia senza paura: è questo ciò che viene fuori dalle scelte di Gonzalo Quesada per il match contro l’Australia, un match che gli Azzurri vogliono provare a vincere. Lo dimostra un reparto trequarti a trazione anteriore con Capuozzo estremo, Lynagh ala e Allan che parte invece dalla panchina, con l’imprevedibile Varney preferito al più costante e ordinato Page-Relo.

Anche davanti Quesada sorprende tutti: con Negri infortunato ci si poteva aspettare un giocatore fisicamente prestante che mantenesse quell’equilibrio che in terza l’Italia ha sempre avuto, con un 6 molto fisico e un 7 più dinamico come Lamaro (grande placcatore) o Zuliani (fetcher di alto livello). Un Izekor o un Favretto, quindi. Invece il tecnico ha sorpreso tutti schierando Ross Vintcent, che questo ruolo lo ha coperto tante volte ma che ad alto livello è sempre stato principalmente un numero 8, slot occupato da Lorenzo Cannone.

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Inoltre, se Lamaro non si fosse infortunato Zuliani e il capitano azzurro avrebbero giocato insieme dall’inizio, a dimostrazione di come le idee di Quesada sul tipo di partita da giocare fossero chiare fin da subito: sacrificare qualche chilo in mezzo al campo ma essere dinamici, veloci, abrasivi e presenti. Allo stesso modo, il tecnico ha portato in panchina giocatori con caratteristiche molto diverse per poter cambiare piano di gioco in corsa, dando spazio all’esperienza di Ruzza e Allan, alla fisicità di Izekor, alla concretezza di Page-Relo e alla duttilità di Marin. Se necessario, quindi, l’Italia non avrà problemi a passare ad un approccio tattico più conservativo, ma l’idea iniziale è quella di attaccare, di provarci, di prendersi anche dei rischi.

Pressione

Si prospetta una partita a ritmi folli: nessuna delle due squadre può fare totalmente affidamento sulla propria fisicità (anche se quel Tupou lì davanti fa sempre paura…) e questa partita la porterà a casa chi riuscirà ad avere più qualità nel possesso. Proprio per questo avere contemporaneamente in campo gente che sa battagliare nel breakdown come Fischetti, Nicotera, Vintcent, Zuliani e Lorenzo Cannone può fare la differenza, anche perché dall’altra parte i vari Wilson, McReight e Hooper faranno lo stesso. La pressione, più che puramente fisica (la difesa australiana tende a non salire sparata sul portatore di palla) deriverà dal tentativo di sporcare ogni possesso, che sia nel breakdown, in mischia o in rimessa laterale: i Wallabies hanno rovinato la festa più volte all’Inghilterra e proveranno a fare lo stesso.

Difese

In questo 2025 l’attacco azzurro ha viaggiato a fasi alterne: a volte pericolosissimo, altre volte troppo sterile. La difesa dell’Australia, in questo senso, può essere “ferro o piuma”, per citare un noto adagio: i Wallabies difendono passivi, aspettano l’avversario e chiudono tutti gli spazi. Da un lato, per una squadra che non è certo strapiena di ballcarrier come l’Italia, questo può essere un problema, perché gli Azzurri rischiano di farsi sballottare da una parte all’altra del campo senza trovare spazi. Dall’altro lato, però, potrebbe essere un modo per innescare più facilmente le giocate degli azzurri più talentuosi: Paolo Garbisi potrebbe avere qualche decimo di secondo in più dei pochissimi che gli avversari gli concedono normalmente al Sei Nazioni, così come Menoncello avrebbe la possibilità di pestare sulle gambe e arrivare a contatto a una velocità più alta.

E poi c’è Ange Capuozzo, schierato estremo (rinunciando ad Allan) non a caso in una partita dove c’è la possibilità di inventarsi qualcosa. Dall’altra parte, già con Inghilterra e Giappone si è visto che la mediana australiana non sempre brilla per lucidità e costanza: Jake Gordon ha un ottimo piede ma non è velocissimo, e Carter Gordon – oltre ad essere imprevedibile di suo, nel bene e nel male – si porta dietro l’incognita di un anno lontano dal rugby a 15. Per usare una similitudine calcistica, il 10 australiano va marcato a uomo: che sia Lamaro, Zuliani, Vintcent o Brex, avere qualcuno che gli metta il fiato sul collo su ogni possesso potrebbe mandarlo nel pallone, e con lui tutta l’Australia.

Calci

Quesada ha detto di aver fatto una scelta diversa dal solito: priorità al piano di gioco e meno ai piazzati, sacrificando Allan e schierando un reparto trequarti quanto più offensivo e imprevedibile possibile, anche prendendosi il rischio di piazzare con Paolo Garbisi che a Tolone non ha questo compito. D’altro canto, Allan potrebbe tornare particolarmente utile nel finale, così come i missili da metà campo di Page-Relo. E se vogliamo dirla tutta, con l’ingresso di Marin si aprirebbe addirittura l’opzione drop.

Per quanto riguarda il gioco al piede il discorso è lo stesso. Nessuna delle due squadre sembra intenzionata a iniziare delle lunghissime battaglie tattiche, almeno all’inizio. Più probabile, invece, che l’Australia provi a mettere l’Italia sotto pressione con i calci dalla base di Jake Gordon, che già avevano mandato in crisi Ford e compagni nel primo tempo di Twickenham con l’Inghilterra. Del resto, il gioco aereo rimane il tallone d’Achille degli Azzurri, ed è lì che i Wallabies proveranno a colpire. Anche in questo caso l’impressione è che Quesada voglia avere a disposizione più variazioni possibili: iniziare la partita calciando poco, con i soli Garbisi e Varney a occuparsi della questione, e poi cambiare tutto inserendo dalla panchina gente col piede caldo. I trequarti a disposizione infatti sono Page-Relo, Allan e Marin, tutti in grado di dire la propria nella battaglia tattica.

Francesco Palma

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