E quali sono, invece, i punti di forza della squadra in green and gold che sarà in campo a Udine sabato

ph. Sebastiano Pessina
Italia contro Australia, tre anni dopo gli Azzurri ci riprovano: ottennero una storica, prima vittoria di sempre in un tiepido pomeriggio di novembre a Firenze; stavolta hanno messo nel mirino la gara in programma sabato 8 novembre allo Stadio Friuli di Udine.
Arrivano dei Wallabies che sono appena stati strapazzati dall’Inghilterra, squadra quinta nel ranking mondiale che, malgrado la sconfitta nel confronto dello scorso anno, arrivava alla partita da favorita e aveva il compito di far rispettare il pronostico.
L’Italia, invece, a Udine recita la parte dell’outsider a cui tanto è affezionata. La trappola seminata lungo il percorso della squadra australiana, che proseguirà poi il percorso con sfide titaniche a Irlanda e Francia. Lo stesso ruolo che, appunto, aveva nel 2022 e che in passato ha già portato alcune soddisfazioni in casa azzurra.
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Stavolta, però, non è detto che Joe Schmidt abbia intenzione di prendere alla leggera la trasferta nello Stivale. Anzi, contro l’Italia sembra che dovrebbe presentarsi un’Australia arricchita rispetto alla gara di Twickenham, che era fuori dal calendario internazionale, e non indebolita. Una squadra che ha saputo crescere nel corso dell’ultimo anno, malgrado le ultime prestazioni non siano state eccezionali. Una compagine che, in ogni caso, ha alcune lacune di cui gli Azzurri possono provare ad approfittare.
Una difesa passiva
L’attacco vince le partite, la difesa vince i campionati. Antico adagio sportivo, nato nell’ambiente del football americano, per dire che la fase offensiva può portarti a fare più punti e conquistare un singolo successo, ma nel lungo periodo è quello che fai nella fase di non possesso a decidere il tuo destino.
L’attuale trend del mondo del rugby è quello di impostare una difesa aggressiva in termini di rapidità di salita della linea. Le diverse squadre lo fanno in maniera più o meno estrema, ma tutte cercano di togliere spazio e tempo all’attacco avversario andando in avanti.
L’Australia è forse l’unica squadra al mondo ad andare in controtendenza e ad adottare una difesa passiva, che punta soprattutto a rimanere connessa e ad ergere un muro per non lasciare spazi agli avversari. Così facendo riesce a non farsi imbrigliare in situazioni di difficile lettura, ma si costringe a subire l’iniziativa degli avversari, concedendo spesso molti metri in avanzamento all’attacco avversario.
Su questo l’Italia può costruire molta della sua partita in chiave offensiva: con più tempo a disposizione per muovere il pallone e scegliere le opzioni migliori, gli Azzurri possono innescare i propri portatori migliori nelle giuste zone del campo, sfuggendo a un muro contro muro a volte opprimente e provando a portare la palla nello spazio, dove giocatori come Lorenzo Cannone, Tommaso Menoncello, Monty Ioane e Louis Lynagh possono far valere le proprie qualità.
La contesa aerea
Il punto di forza dell’Australia è certamente il gioco aereo. La selezione di Freddie Steward a estremo dell’Inghilterra era stata forzata da alcuni acciacchi, ma certamente anche dalla volontà di scegliere uno dei migliori giocatori al mondo quando si tratta di ricevere un palla alta contro un avversario che ha a sua volta alcuni dei più bravi in questo fondamentale.
Da quando la federazione internazionale ha dato un giro di vite al regolamento, cancellando ogni possibile tentativo di protezione del ricevitore di un calcio, ogni contrasto in aria si è trasformato in un pallone 50/50, dove entrambe le squadre hanno più o meno eguali possibilità di recuperare l’ovale.
A Twickenham è stato chiaro come l’Australia potrà provare a contare su questo fattore grazie alla precisione al piede dei propri mediani di mischia, bravi nel fondamentale del box kick, e alle qualità di giocatori come Joseph Suali’i, Harry Potter, Andrew Kellaway. L’assenza di Tom Wright, infortunato, toglie qualcosa alla squadra, la quale rimane comunque particolarmente temibile su questo aspetto del gioco, che consente di provare a recuperare la palla ottenendo grossi vantaggi territoriali con poca fatica.
L’Italia, invece, ha occasionalmente faticato in queste situazioni. Louis Lynagh ebbe una vera e propria serata da incubo nel gioco aereo a Udine un anno fa contro l’Argentina, per fare un esempio.
Attenzione anche ai calci d’invio e rinvio: grazie alle loro abilità aeree i Wallabies hanno trasformato questa fonte di possesso in un vero e proprio lancio del gioco, recuperando tantissimi palloni nella metà campo avversaria.
Il breakdown
Uno dei terreni di maggiore scontro della partita sarà il breakdown, ovvero tutto quello che accade attorno all’area del contatto e nel punto d’incontro.
Sia l’Italia che l’Australia impostano una buona parte della propria strategia difensiva attorno alla capacità di minacciare il possesso a terra. Le buone prestazioni degli Azzurri, seppur perdenti, contro gli All Blacks un anno fa e contro il Sudafrica in estate si sono basate sulla capacità di rallentare ogni singolo possesso nell’area del contatto, permettendo così da una parte alla difesa di rischierarsi ed essere molto organizzata e all’attacco avversario di non prendere momentum.
I Wallabies sono rimasti in partita a lungo a Twickenham una settimana fa grazie soprattutto alla capacità di andare a cacciare la palla a terra. Merito soprattutto di un giocatore chiave: Fraser McReight. Nel 2025 nessuno ha ottenuto più turnovers di lui, e il secondo in classifica è praticamente doppiato: il 7 australiano ne ha fatti contare 19, Ardie Savea e Pablo Matera sono fermi a 10 dietro di lui. Contro l’Inghilterra McReight ha ottenuto 5 turnovers: nessun giocatore di Tier 1 ne aveva ottenuti così tanti in una sola partita da tre anni a questa parte (Malcolm Marx v All Blacks, TRC 2022).
In mezzo al campo
La partita tra Italia e Australia sarà anche la sfida tra due delle coppie di centri migliori al mondo. Tommaso Menoncello e Nacho Brex, il duo che ci si aspetta in campo per gli Azzurri, dovranno vedersela contro Len Ikitau e Joseph Suali’i.
Della coppia italiana sappiamo ormai ogni cosa, e l’unico dettaglio su cui speculare è su come sapranno ritrovarsi dove qualche mese di lontananza, dato il passaggio di Brex a Tolone.
Ikitau è tornato tra i convocati dell’Australia dopo aver saltato la partita contro l’Inghilterra. Malgrado la Premiership fosse ferma, infatti, gli Exeter Chiefs hanno fatto valere il proprio diritto di trattenere i propri giocatori per un fine settimana fuori dalla finestra internazionale. Mentre Suali’i è il diamante più brillante e il giocatore sulla bocca di tutti, il numero 12 è il vero cuore della linea dei trequarti dell’Australia.
Un giocatore che ha saputo continuare a crescere passo dopo passo e che a 27 anni ha probabilmente raggiunto il proprio prime. Nato come giocatore principalmente dalle grandi doti fisiche a cui abbinava alcune qualità di distribuzione, ha affinato le proprie capacità fino a eccellere negli aspetti più diretti che in quelli tattici del gioco, con una capacità di lettura delle situazioni davvero eccellente.
Suali’i completa il pacchetto con un atletismo di livello elitario e quella fame per il confronto fisico ruvido e diretto propria dei giocatori di rugby league.
Anche se l’Australia è in questo momento sprovvista di un grande mediano di apertura, avere al fianco una coppia di centri di questa caratura rende tutto più semplice: sono loro la principale minaccia da cui guardarsi a Udine.
Lorenzo Calamai
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