Il Sudafrica torna in Italia dopo tre anni: che squadra affronteranno gli Azzurri? La nostra analisi

Identikit degli Springboks: che cosa attendersi nel test di Torino – ph. OnRugby
È la squadra più forte del mondo, e arriva in Europa con l’intenzione di non fare prigionieri.
Il Sudafrica numero uno del ranking mondiale si prepara a un novembre internazionale piuttosto intenso: sabato 1 novembre sfiderà il Giappone a Wembley in una partita-evento a dieci anni dal Miracolo di Brighton, l’inattesa vittoria nipponica alla RWC 2015; la settimana successiva è atteso dall’attesissima partita contro la Francia, rematch del quarto di finale della RWC 2023 che gli Springboks vinsero di un solo punto eliminando i padroni di casa.
Il tour si chiuderà sfidando Irlanda e Galles, ma non prima di aver giocato contro l’Italia a Torino il 15 novembre, tappa intermedia della tournée.
Il Sudafrica per novembre
Per il mese di novembre lo staff tecnico guidato da Rassie Erasmus ha scelto di puntare su un gruppo decisamente consolidato. Dentro ci sono tanti volti noti, protagonisti dell’ultimo mondiale e qualche vincitore della Rugby World Cup 2019.
Il merito più grande di Erasmus è stato quello di lavorare sistematicamente per allargare la profondità della squadra, permettendo grazie alle sue metodiche rotazioni di far fare esperienza ad un ampio numero di giocatori senza compromettere il livello delle prestazioni della squadra. Una strategia che sta pagando ampi dividendi e che permette agli Springboks di essere oggi la squadra d’avanguardia del rugby mondiale.
Anche a novembre ci possiamo aspettare dal Sudafrica una alternanza continua fra i giocatori, con formazioni che variano in base al valore dell’avversario, ma soprattutto alle caratteristiche delle diverse squadre.
All’interno di questo quadro spiccano alcuni aspetti degni di nota: Sacha Feinberg-Mngomezulu è diventato nel corso di questa stagione internazionale la scelta numero uno come mediano di apertura e, dopo un Rugby Championship folgorante, è arrivato il momento della definitiva esplosione; Zachary Porthen è l’unico uncapped della selezione, pilone giovanissimo che sta andando alla grande con gli Stormers in URC ed è già titolare per la partita di Wembley con il Giappone; Andre Esterhuizen viene stabilmente utilizzato sia come centro che come terza linea, in un sempre maggiore tentativo di avere in campo il massimo della flessibilità e della polivalenza; Bongi Mbonambi è il grande assente della lista dei convocati, ma potrebbe tornare a far parte del gruppo in sostituzione dello squalificato Jan-Hendrik Wessels.
In generale, il ruolo di tallonatore sembra quello dove il Sudafrica è in questo momento un po’ meno fornito: Malcolm Marx è sempre uno dei migliori al mondo, ma senza Wessels dietro di lui c’è al momento il solo Grobbelaar, che ha appena 3 caps internazionali.
Come gioca il Sudafrica
Un tempo conosciuta per il suo gioco reattivo, basato principalmente sull’utilizzo dei box kicks e su una inossidabile difesa, la nazionale sudafricana si è saputa evolvere tra le due Rugby World Cup vinte, e lo sta facendo nuovamente dopo il mondiale francese.
Dopo aver attraversato un quadriennio in cui ha giocato un rugby a tratti espansivo, la squadra di Rassie Erasmus si era ritrovata attorno ai propri fondamentali (difesa, mischia ordinata, gioco al piede) nel corso delle fasi conclusive della RWC 2023. Un ritorno alle origini che ha permesso loro di ottenere il sensazionale risultato di vincere due mondiali consecutivi.
Dallo scorso anno in poi, però, le cose sembrano essere ulteriormente cambiate. Nello staff di Erasmus è arrivato Tony Brown, 50enne allenatore neozelandese, considerato uno dei migliori tecnici dell’attacco del pianeta.
Con Brown il Sudafrica ha di nuovo cambiato pelle, e oggi è una squadra che gioca un rugby totale. Le fondamenta del DNA rugbistico sudafricano non sono state tradite: gli Springboks hanno sempre una mischia ordinata devastante e un drive da rimessa laterale con pochi eguali. Tuttavia Brown, e con lui il resto dello staff, hanno perseguito una strategia volta a portare gli avanti della squadra maggiormente in giro per il campo, in modo da massimizzarne le qualità fisiche.
Basta pensare un po’ alle loro ultime partite: non poche volte è capitato di vedere Pieter-Steph du Toit giocare su un lato del campo, dove la sua stazza può trovare sempre un mismatch e dove la sua altezza diventa un’arma per andare oltre il placcatore e offrire ai compagni continuità dirette da trasformare in linebreaks.
Lo stesso vale per giocatori come Eben Etzebeth o altri protagonisti del pacchetto, che lavorano meno vicino al punto d’incontro per far valere le proprie qualità fisiche dove gli spazi sono un po’ più larghi: così per la difesa diventa difficile raddoppiarli costantemente e fermarne l’avanzamento.
Questo ha richiesto un lavoro importante sulle qualità atletiche degli avanti sudafricani, a cui adesso è richiesto un chilometraggio superiore al recente passato e ha anche influenzato le scelte di selezione: oggi Handre Pollard è probabilmente la scelta meno probabile a numero 10 per un test match.
È un’evoluzione affascinante, che ha comportato anche qualche episodico inceppamento della macchina. Andando a ritroso si può pensare al primo turno del Rugby Championship, con la vittoria dell’Australia. E prima alla partita un po’ pasticciata contro l’Italia, nel primo test di luglio. Il tipo di partita che il Sudafrica vuole cancellare sabato 15 novembre a Torino, di nuovo di fronte agli Azzurri.
Lorenzo Calamai
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