All Blacks: se il mito vacilla? Perché con l’Irlanda la Nuova Zelanda è sotto esame

La squadra di Robertson ha bisogno di ritrovare continuità e credibilità, e a Chicago non può sbagliare

All Blacks: se il mito vacilla? Perché con l'Irlanda la Nuova Zelanda è sotto esame (ph. Sebastiano Pessina)

All Blacks: se il mito vacilla? Perché con l’Irlanda la Nuova Zelanda è sotto esame (ph. Sebastiano Pessina)

Nove anni fa, nel 2016, gli All Blacks sperimentarono quella doccia fredda che solo 3 anni prima avevano evitato per un soffio: al Soldier Field di Chicago l’Irlanda conquistò il primo successo della sua storia sulla Nuova Zelanda. Quel 40-29 cambiò la storia, perché dopo 111 anni di dominio gli All Blacks non sarebbero più riusciti a imporsi con continuità: dal 2016 a oggi il bilancio è infatti di 5 vittorie a testa. Non male per una squadra, l’Irlanda, che contro i neozelandesi non aveva vinto per oltre un secolo.

Anche nel 2013 gli All Blacks avevano rischiato grossissimo: a Dublino si salvarono a tempo scaduto, con la meta del pareggio di Crotty e la trasformazione vincente di Cruden, fatta ripetere da Nigel Owens dopo un primo errore causato da una carica anticipata degli irlandesi. Tre anni dopo, invece, non ci fu nulla a cui aggrapparsi di fronte a un’Irlanda dominante.

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Quanto vale questo Irlanda-All Blacks?

A distanza di 9 anni Irlanda e All Blacks ritornano a Chicago, in una partita che per entrambe vale molto più della semplice vittoria in un test match. L’Irlanda sta attraversando una delicata fase di ricambio: i grandi della vecchia generazione stanno lasciando e gradualmente lasceranno il posto ai più giovani. Dopo l’ultimo Sei Nazioni ha chiuso anche Peter O’Mahony, e dopo 2 vittorie consecutive nel torneo la squadra di Andy Farrell è parsa molto meno brillante in questo 2025. Certamente i Verdi arrivano a Chicago con tante incognite, considerando che le partite estive per forza di cose non hanno potuto dare molte indicazioni: avversari poco competitivi (male la Georgia, battuta 34-5, e nulla da chiedere al Portogallo che però ha preso 107 punti), tanto turnover dovuto al concomitante tour dei Lions e staff completamente diverso, considerando che Farrell e fedelissimi stavano guidando proprio la selezione britannica.

Gli All Blacks, però, hanno problemi molto seri al momento: il loro 2025 è stato un susseguirsi di picchi di grande rugby e disastrose ricadute al suolo. Se la sconfitta di Buenos Aires con l’Argentina è stata accolta con rabbia, quasi con sdegno, la reazione alla rovinosa caduta col Sudafrica (10-43, peggior sconfitta di sempre della storia neozelandese) è stata quasi di rassegnazione. La settimana prima gli All Blacks avevano battuto gli Springboks, e come sempre si sono dimostrati non in grado di mettere insieme due partite di fila degne del loro nome. Una cosa considerata inaccettabile in Nuova Zelanda.

Questione di credibilità

Gli All Blacks hanno bisogno di ritrovare credibilità. E per Scott Robertson questa partita vale tantissimo. Il risultato più convincente della sua gestione, al momento, è stato proprio il successo per 23-13 sull’Irlanda dello scorso novembre. Poi però, poco altro: una sconfitta di misura a Parigi, poi il 3-0 sui francesi dell’estate che dal punto di vista tecnico ha un valore molto relativo considerato il gruppo più che sperimentali con cui i Bleus si sono presentati in Nuova Zelanda. E poi questo Rugby Championship da montagne russe che non ha convinto granché gli addetti ai lavori né i tifosi.

E poi c’è una statistica non da poco: gli All Blacks in campo neutro fanno molta più fatica, soprattutto ultimamente. Dal 2008, quando hanno cominciato a giocare in sedi “terze” anche i test match, la loro percentuale di vittorie in questo tipo di partite (escludendo quindi i Mondiali) è del 61% – otto successi e cinque sconfitte – ben sotto la media storica del 76,7%. E se si guarda al decennio d’oro, quello degli anni 2010, in cui volavano all’87,2%, il confronto è quasi imbarazzante.

Qualcuno parla malignamente di “modalità vacanza”, considerando che molte di queste sconfitte in campo neutro sono arrivate in partite che all’apparenza dovevano contare poco, ma che una volta perse si sono trasformate in macchie molto difficili da cancellare. Prima del rovescio di Wellington la peggior sconfitta della loro storia risaliva al test pre-Mondiale di Twickenham del 2023 sempre contro il Sudafrica (35-7), ma di sconfitte pesanti in campo neutro ne sono arrivate altre: dalla prima storica caduta con l’Argentina nel 2020 in terra australiana (causa pandemia) fino alla già citata serataccia di Chicago, per poi tornare fino al 2010, quando James O’Connor regalò all’Australia la vittoria a Hong Kong nel 2010.

Riassumendo: una partita di preparazione ai Mondiali, un match surreale in piena pandemia, una sortita americana prima del tour europeo (proprio come oggi), una partita a Hong Kong con la Bledisloe Cup già assegnata. Tutte partite che sulla carta potevano non avere grande importanza, ma una volta perse l’hanno avuta eccome. Anche per un altro dettaglio: per la Federazione Neozelandese queste trasferte servono a globalizzare il marchio “All Blacks”, soprattutto in un periodo particolarmente delicato per le casse del rugby locale. E allora queste partite bisogna cominciare pure a vincerle, oltre a giocarle, prima che il mito cominci a vacillare.

Francesco Palma

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