Peter O’Mahony: “Rassie Erasmus è un dittatore completamente pazzo con un lato emotivo straordinario”

Al podcast The Good, The Bad and The Rugby l’ex terza linea irlandese ha raccontato diversi aneddoti sui periodo in cui i due hanno lavorato insieme a Munster

Peter O'Mahony: "Rassie Erasmus è un dittatore completamente pazzo con un lato emotivo straordinario"

Peter O’Mahony: “Rassie Erasmus è un dittatore completamente pazzo con un lato emotivo straordinario”” (ph. Sebastiano Pessina)

Peter O’Mahony e Rassie Erasmus si sono incrociati tante volte da avversari, e per un anno e mezzo sono stati nella stessa squadra. L’irlandese giocava a Munster, dove il Sudafricano ha allenato nel 2016 e nel 2017 prima di rispondere alla chiamata degli Springboks, in crisi nera in quel periodo.

Al podcast The Good, The Bad and The Rugby condotto dagli ex giocatori inglesi James Haskell e Mike Tindall, O’Mahony ha raccontato alcuni aneddoti su Erasmus: “È completamente pazzo. Ed era esattamente ciò di cui Munster aveva bisogno in quel momento”. Erasmus, infatti, arrivò a Munster come Director of Rugby, mentre l’allenatore era Anthony Foley che morì tragicamente per un malore. Il club irlandese propose a Erasmus di prendere il suo posto, e lui accettò.

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“Quando Axel (il soprannome di Foley, ndr) morì eravamo completamente persi. Rassie non aveva in programma di fare l’allenatore, osservava, era sempre al lavoro al centro sportivo, non stava in campo. Dopo la morte di Axel dovette prendere in mano la squadra, ed era proprio l’allenatore di cui avevamo bisogno in quel momento. Serviva qualcuno che facesse piazza pulita delle st******e che c’erano nel club” ha proseguito O’Mahony.

L’irlandese ha poi spiegato l’approccio di Erasmus e il modo in cui toglieva pressione ai giocatori: “Erasmus ha un approccio completamente diverso, se lo paragoni a Joe Schmidt o a Andy Farrell, è un personaggio completamente differente ma ha un modo di fare fuori dal comune. Si prendeva sulle spalle una quantità di pressione impressionante così che i giocatori non avessero alcun peso. Creava polemiche in modo che l’attenzione fosse su di lui e non sui ragazzi, e se c’era una sconfitta si prendeva tutte le colpe. E poi aveva un lato emotivo straordinario, riusciva a caricarti con i suoi racconti. Ti parlava di esperienze vissute nella sua carriera, episodi forti. Alcune cose che ho sentito dire ai sudafricani nei documentari sugli Springboks le aveva dette anche a noi. Storie potentissime, impossibile non reagire in modo positivo”.

“Certo, se lo confronti con Johann Van Graan (allenatore di Munster dal 2017 al 2022, ora a Bath, ndr) sono completamente diversi: Johann seguiva la politica della ‘porta sempre aperta’, mentre Rassie la teneva ben chiusa. Te la apriva solo se avevi un problema serio: prima dovevi provare a risolverlo da solo un paio di volte, e solo dopo potevi bussare. Ma anche così è stato fantastico per noi” ha proseguito O’Mahony.

“Era un tipo dittatoriale e chiaramente al comando, non c’è dubbio” ha detto O’Mahony: “Questo faceva parte del suo modo di fare, zero scuse e zero st******e. Ricordo che quando arrivò ci chiese: ‘Di cosa avete bisogno? Cosa manca nel club?’ Creò spazi per le famiglie. Per quanto Munster fosse un club organizzato, non c’erano aree riservate alle partner e ai figli dei giocatori. Mise a disposizione un asilo per chi aveva figli. Diceva: ‘Di cosa avete bisogno per non dover pensare ad altro e potervi concentrare solo sulla partita del weekend?’ Noi gli dicemmo: ‘Ci serve questo, quello e quell’altro’, e lui rispose: ‘Fatto, ci penso io’”.

Infine, O’Mahony ha ricordato un “classico” delle regole di Erasmus, chi non si allena il lunedì non gioca: “C’erano dei ragazzi che il lunedì avevano qualche acciacco e preferivano non allenarsi. Lui mise una regola chiara che vale ancora oggi con il Sudafrica: se non puoi allenarti il lunedì non sei selezionabile per il weekend. Devi presentarti, anche solo al 60 o 70%, ma se non sei in campo, non giochi”.

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