Il capitano dei Dragoni difende il club di Swansea e minaccia l’addio in caso di riduzione delle franchigie professionistiche

Jac Morgan al lancio del Sei Nazioni 2025 al Colosseo – ph. INPHO/Billy Stickland
Il futuro del rugby gallese è in piena discussione e a prendere posizione con forza è Jac Morgan. Il capitano del Galles nonché simbolo degli Ospreys, avrebbe comunicato alla Welsh Rugby Union la propria intenzione di lasciare il Paese se la franchigia di Swansea dovesse sparire all’interno della ristrutturazione dei club professionistici.
Durante un incontro con i tifosi, il carismatico terza linea ha ribadito la sua posizione, che nel frattempo è già arrivata sui tavoli della federazione attraverso fonti vicine al giocatore. Il processo di consultazione della WRU, che dovrebbe chiudersi entro la prima settimana di ottobre, porterà a una decisione definitiva il prossimo mese: tra le ipotesi, quella di ridurre a due le squadre professionistiche rispetto alle quattro attuali.
La presa di posizione di Morgan assume una rilevanza notevole: unico gallese a vestire la maglia dei British & Irish Lions nella serie estiva contro l’Australia, è stato nominato per la seconda volta consecutiva giocatore dell’anno dalla Welsh Rugby Writers Association, consolidandosi come leader in campo e simbolo del movimento.
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Jac Morgan, potenziale apripista di un esodo di campioni
Il suo contratto, così come quello di Dewi Lake, Aaron Wainwright, Kieran Hardy e altri internazionali, scade a fine stagione. Club inglesi e francesi, oltre alla lega indipendente R360, sarebbero già pronti a farsi avanti per averlo tra le loro fila in caso di addio.
La Welsh Rugby Players’ Association, in un sondaggio che ha coinvolto circa 160 atleti, ha evidenziato la contrarietà diffusa al modello con sole due franchigie e la forte disponibilità dei giocatori a cercare nuove opportunità all’estero se tale progetto andasse avanti.
Il direttore del rugby della WRU, Dave Reddin, ha recentemente ammesso di aver forse sottovalutato il peso dell’identità dei club per i giocatori. Le parole e la minaccia di Morgan, però, alzano la posta: non si tratta solo di una questione tecnica o economica, ma del futuro stesso del rugby gallese.
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