Il capo allenatore azzurro ha restituito la visita dello staff della franchigia durante l’estate

Italia, Gonzalo Quesada ospite degli Stormers in Sudafrica – ph. Sebastiano Pessina
Il capo allenatore della nazionale italiana Gonzalo Quesada è stato ospite della franchigia sudafricana degli Stormers durante una settimana di pre-season della squadra in vista della nuova stagione di United Rugby Championship.
Lo ha raccontato il media sudafricano News24, che ha riportato le parole dell’head coach dei biancoblu di Città del Capo, John Dobson: “Io e Dawie [Snyman, allenatore dell’attacco degli Stormers,] gli avevamo fatto visita durante la settimana del secondo test [degli Springboks] contro l’Italia per osservare il suo lavoro, e lui scherzò sul fatto che dovevamo aver passato a Rassie [Erasmus] tutte le informazioni, visto che avevano perso di brutto.”
“Abbiamo passato una settimana con lui [a luglio] con l’idea che poi, una volta che noi fossimo stati in pre-season, sarebbe venuto lui a passare una settimana con noi.”
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E così Gonzalo Quesada ha passato l’ultima settimana di agosto ad assistere al lavoro dello staff tecnico degli Stormers.
“L’idea era avere una critica a tutto tondo su ciò che secondo lui facevamo bene e quello che potevamo fare meglio – ha spiegato Dobson – Non si tratta solo di imparare, ma soprattutto di avere un feedback onesto da parte di un allenatore molto, molto bravo.”
Quesada, ha raccontato l’allenatore sudafricano, era da par suo interessato soprattutto al lavoro di team building e di costruzione della cultura di squadra degli Stormers.
“Lui ha a disposizione i suoi giocatori dai vari club e in un paio di settimana deve metterli insieme, quindi voleva imparare qualcosa da noi in proposito. In cambio gli abbiamo chiesto che ci desse una sua analisi davvero onesta alla fine settimana.”
“A volte siamo così invischiati nel nostro stesso sistema che smettiamo di vederne i difetti. Avere Gonzalo qui ci ha davvero messi alla prova in termini di livello di dettaglio, di allineamento tra noi e di come pensiamo allo spazio durante le fasi di attacco. Era esattamente il tipo di prospettiva che cercavamo.”
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