Dopo le prime due giornate di Rugby Championship sottotono sembrano emergere alcune falle nella squadra di Rassie Erasmus. Ma è davvero così?

Sudafrica_Rugby – ph. OnRugby
L’avvio del Rugby Championship 2025 non è quello che il Sudafrica e i suoi tifosi si aspettavano alla vigilia del grande torneo australe. Invece di due belle vittorie di fronte al proprio pubblico, gli Springboks hanno prima subito una dolorosa sconfitta a Johannesburg per mano dell’Australia, che poi sono riusciti a battere a Città del Capo ma con una certa dose di sofferenza.
Una situazione che in Sudafrica ha iniziato a far muovere qualche commento e anche alcune critiche alla gestione di Rassie Erasmus e del suo staff. Ma davvero dalla possente macchina da guerra Springboks si sentono degli scricchiolii preoccupanti?
Sudafrica sconfitto (a sorpresa) in rimonta: c’è un precedente nel Rugby Championship 2024
Indubbiamente la clamorosa rimonta subita a Johannesburg per mano di un’Australia di cui diversi non avevano ancora intuito la ripresa (già emersa nel finale del tour dei Lions ma per molti semplicemente dovuta alla minore qualità della selezione britannica), ha suscitato scalpore nel mondo ovale. Che la squadra due volte campione del Mondo, in vantaggio per 22-0 dopo appena un quarto di gara, ne abbia subiti 38 nei restanti tre quarti senza più riuscire a segnare è stato un esito giustamente impressionante.
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Non bisogna però dimenticare una cosa: anche nel trionfale 2024, quando il Sudafrica vinse quasi tutti i test match e conquistò il Rugby Championship (confermando con merito il successo nella Rugby World Cup 2023), gli Springboks subirono durante il torneo australe una inaspettata sconfitta in rimonta.
Alla quinta giornata del Rugby Championship 2024, dopo aver risolto la pratica Australia e battuto in due grandi battaglie gli All Blacks che contendevano il titolo, un Sudafrica col trofeo (quasi) in mano si presentò allo Stadio Unico Madre de Ciudades di Santiago del Estero per affrontare la prima partita con l’Argentina.
Gli Springboks partirono subito fortissimo, marcando due mete in neanche 10 minuti e poi con un piazzato di Pollard allungarono ulteriormente: al 12′ il tabellino segnava già 0-17 per gli uomini di Rassie Erasmus. Da questo momento scatta però la reazione d’orgoglio dei Pumas, che trovano poco dopo una meta che inizia a dargli coraggio. Oltre a questo interviene un cartellino giallo ai danni del Sudafrica: l’Argentina approfitta della superiorità numerica per marcare altre due volte e portarsi in leggero vantaggio.
In questo caso il match proseguì in bilico anche per tutto il secondo tempo, che diventò più tattico ma anche più impreciso. E furono proprio diversi errori degli Springboks (e non solo il penalty sbagliato da Libbok) ad impedirgli di tornare avanti e rimettere in piedi la partita, che alla fine terminò 29-28 per gli argentini.
Cosa insegna questo precedente? E cosa invece è stato diverso?
Rispetto a quest’ultima, ovviamente la vicina sconfitta a Johannesburg è stata ancor più clamorosa per il divario finale nel punteggio e per l’incapacità del Sudafrica di segnare dopo il 20′. Ma riportare alla mente la partita dello Stadio Unico Madre de Ciudades ricorda come una rimonta imprevista, connessa a una grande difficoltà degli Springboks a rimetterla in piedi, è già accaduta nel recente passato e non ha cambiato più di tanto la percezione di un 2024 dominante da parte del Sudafrica.
Forse anche la reazione seguente avuta dagli Springboks ha aiutato a considerare meno la sconfitta a Santiago del Estero. La settimana seguente infatti, in casa al Mbombela Stadium, la squadra di Rassie Erasmus ha preso la rivincita sull’Argentina con gli interessi, battendola 48-7 e conquistando meritatamente il Rugby Championship 2024.
A differenza della scorsa edizione, quest’anno alla “umiliazione” di Johannesburg non è seguita una reazione uguale ed opposta. A Città del Capo il Sudafrica è sì tornato a vincere ma non è mancata una certa dose di sofferenza: nel gioco al piede l’Australia è riuscita a mettere in difficoltà la difesa avversaria, che ha anche mancato diversi placcaggi permettendo ai Wallabies di essere più volte pericolosi palla in mano. Inoltre anche l’apporto della bomb squad non sembra essere più quello che si vedeva fino a poco tempo fa. Vero che Eben Etzebeth e Lood de Jager hanno dato il loro contributo, ma vedere il tallonatore Malcolm Marx in campo fino al 78′ è una cosa che non succedeva da tempo sotto la guida di Rassie Erasmus.
Gli attuali scricchiolii nella macchina da guerra Springboks
Problemi, quello dei placcaggi sbagliati e di una difesa non impenetrabile, oltre ad una bomb squad non così impattante, che, in piccolo, erano già stati riscontrati dalla stampa anche contro l’Italia nel primo test match estivo. Poi la larga vittoria nel secondo incontro e ancora contro la Georgia non avevano fatto riemergere le questioni, poi rispuntate a seguito della serie con l’Australia.
Dall’anno scorso Rassie Erasmus ha aggiunto al suo staff tecnico Tony Brown per guidare l’attacco degli Springboks; l’ex mediano d’apertura degli All Blacks si è fatto un’ottima reputazione per la sua competenza in quell’area di gioco, durante i suoi periodi da allenatore con gli Highlanders e il Giappone. Brown ha preso in mano anche le strutture offensive della squadra, con l’intento di dare al Sudafrica un modo di giocare molto più espansivo e con un intento più offensivo, e non solo affidato ad una tradizionale difesa granitica e alla potenza della mischia.
Secondo l’ex-Springbok Jean de Villiers, intervenuto al programma Off the Ball, questo è stato uno sviluppo voluto anche per “cercare di accontentare il nostro pubblico sia vincendo, sia giocando una partita più spettacolare”; però, prosegue “tendiamo ad andare in difficoltà quando si tratta di giocare una partita aperta e libera: è un rugby meraviglioso da vedere, ma che rischia di farci perde sul tabellone dei punti”. L’ex-trequarti sostiene quindi che si propenda a cercare un gioco più chiuso, dove il Sudafrica storicamente è più a suo agio, o comunque cercare un maggiore equilibrio tra la componente offensiva (tanto in attacco quanto in difesa) e quella tradizionale.
Questo potrebbe aver inciso, almeno in parte, sulla non impermeabilità della linea difensiva. Da parte degli Springboks si notano spesso tentativi individuali di salita più rapida ma non sempre collegati con il resto del sistema, che sembra così funzionare a metà. Questo lo mette in crisi, in quanto salite difensive singole senza adeguato supporto diminuiscono la “densità” della linea dietro: una situazione in cui è più facile per gli avversari sfuggire al placcatore, spiegando l’aumento degli errori in fase di placcaggio.
Passando all’altra questione, la forse diminuita efficacia della bomb squad, ci sono almeno due motivi che possono spiegarla: da un lato le continue rotazioni e cambiamenti che sta testando il tecnico Rassie Erasmus nelle proprie formazioni; dall’altro (e questo contribuisce ad aumentare ancor di più il primo fattore) una serie di tanti infortuni proprio nel reparto degli avanti: Elrigh Louw, Juarno Augustus e Cameron Hanekom, poi Siya Kolisi, Pieter-Steph du Toit e Jean-Luc du Preez (ammalato), oltre a Jasper Wiese finora squalificato.
Questi solo per parlare delle terze linee, ma anche in prima linea si contano diversi giocatori non in forma o con scarso minutaggio. Questo è probabilmente la causa di una diminuita efficacia della bomb squad che, per poter funzionare adeguatamente, deve avere in panchina giocatori pronti a giocare i 40′ (o quasi) della ripresa come se fossero titolari, quindi col giusto minutaggio nelle gambe e in ottimo stato fisico.
Bisogna però con queste valutazioni non limitarsi solo a guardare il momento presente o al brevissimo futuro. Coach Rassie Erasmus, anche senza i tanti infortuni, probabilmente tenderebbe comunque a variare molto e testare diverse formazioni e schemi; da un lato è tipico del suo modo di allenare, dall’altro se non ora quando? Siamo nel 2025, giusto a metà del ciclo quadriennale delle Rugby World Cup e il tecnico sudafricano non ha mai nascosto il vero obiettivo: vincere il terzo mondiale consecutivo, facendo una cosa mai successa prima nella storia della palla ovale.
Quindi sì, il Sudafrica attuale (per quanto rimanga una macchina da guerra) può concedere qualcosa agli avversari, dato un gioco e schemi variabili e ancora in cerca di un nuovo equilibrio. Ma se questo porterà, una volta stabilizzato, verso un sistema che per il 2027 sarà almeno altrettanto forte di quello che abbiamo visto agli scorsi mondiali allora il tecnico sudafricano avrà avuto ragione. Forse l’unico vero nodo che verrà al pettine per quell’anno e dopo sarà l’età di molti dei giocatori Springboks, già ben oltre la trentina; ma a quel punto la domanda sarà un’altra: per il post-2027 ci sarà ancora Rassie Erasmus come head coach?
Matteo Salmoiraghi
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