L’ottavo continente: la storia rivoluzionaria di uno sport declinato al femminile

A partire dal 22 agosto, data d’inizio della Rugby World Cup, è iniziata infatti la pubblicazione di un’intervista e una storia di rugby ed empowerment femminile, per tutti i 37 giorni del Mondiale

L'ottavo continente: la storia rivoluzionaria di uno sport declinato al femminile

L’ottavo continente: la storia rivoluzionaria di uno sport declinato al femminile

In concomitanza con l’inizio della Rugby World Cup femminile è partito anche il progetto internazionale “L’ottavo continente: la storia rivoluzionaria di uno sport declinato al femminile”, ideato da Erika Morri, Consigliera FIR con delega al rugby femminile, membro della commissione sviluppo del rugby femminile e di Rugby Europe e membro del board di World Rugby.

Per quattro anni sono state raccolte oltre 100 testimonianze da 60 paesi diversi, con l’obiettivo di restituire l’immagine di un “Ottavo continente” senza confini, dove lo sport unisce e ispira nuove generazioni: “Dall’Uganda all’Argentina, dall’Iran alla Nuova Zelanda. Le abbiamo interrogate su come il rugby abbia trasformato le loro vite e soprattutto come il rugby sia nato nei loro Paesi, scoprendo che al di là delle differenze culturali, i temi ricorrenti sono simili: autodeterminazione, sorellanza, la forza di ignorare il giudizio e la capacità di gestire le emozioni. È questa consapevolezza che ci spinge a diffondere questo sport – contribuendo alla storia con un altro passo – come importante azione per costruire un “continente unico” migliore” ha spiegato la consigliera Morri sui suoi canali social, introducendo il progetto.

Leggi anche: Rugby World Cup 2025: il calendario, i gironi, le avversarie dell’Italia e dove si vede in tv e streaming

A partire dal 22 agosto, data d’inizio della Rugby World Cup, è iniziata infatti la pubblicazione di un’intervista e una storia di rugby ed empowerment femminile, per tutti i 37 giorni del Mondiale su Sportlandoffreedom.com, sito ufficiale del progetto Wo*men’s sport land of freedom, un ecosistema di progetti internazionali basato su 4 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU (Istruzione di qualità, salute e benessere, prità di genere e pace), che ha come scopo il far emergere quanto l’attitudine mentale, i valori e le capacità relazionali dello sport, siano uno strumento fondamentale per il futuro dei nostri bambini e bambine e per tutta la comunità. La parola Wo*men, infatti, vuole proprio indicare la volontà di includere uomini, donne e nell’asterisco coloro che non amano le definizioni.

Da queste storie emerge il modo in cui il rugby sia diventato una “palestra” per la crescita personale, dove le atlete sviluppano una visione di sé rafforzata, che si traduce poi in un miglioramento delle competenze emotive, sociali e affettive: un Ottavo Continente dunque abitato da donne delle Fiji, dell’Egitto, della Nuova Zelanda, della Turchia, dell’Ucraina fino ad arrivare alla Norvegia e di decine di altri Paesi che raccontano in prima persona come il rugby sia entrato nella loro vita, aprendo orizzonti, sfidando stereotipi, creando comunità, ovviamente passando anche dall’Italia. Alcune hanno iniziato per caso, altre hanno lottato per avere un pallone, altre ancora hanno usato il rugby per ricostruire loro stesse dopo momenti difficili. C’è chi parla di “famiglia scelta”, chi racconta di come grazie al rugby ha capito anche anche il suo corpo ha un posto nel mondo, chi sottolinea come giocare abbia ridato un senso alla sua vita, creando leader, sorelle, punti di riferimento.

Tutte queste storie hanno in comune qualcosa di importante: il fatto che il campo – da gioco e di vita – abbia cambiato le persone. E seppur con le loro differenze tutte queste storie raccolte sottolineano valori universali come l’autodeterminazione, la sorellanza e la forza di ignorare il giudizio. Le dinamiche di squadra, che richiedono solidarietà, cooperazione e strategia, permettono infatti di acquisire non solo competenze sportive, ma anche strumenti emotivi e sociali che impattano positivamente su tutti gli aspetti di vita.

A supporto di questa tesi, il progetto ha anche il sostegno di una ricerca scientifica condotta dall’Università di Bologna, i cui risultati saranno presto disponibili in un libro all’interno della collana editoriale “I futuri della didattica” edito da Armando Editore a fine settembre. Questa pubblicazione consolida ulteriormente la visione del “Rugby, l’Ottavo Continente” come risorsa educativa e culturale di grande valore.

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