L’esordio delle Azzurre si avvicina: punti di forza, punti deboli e aspettative di una squadra che ha tanta voglia di stupire

Italia, è il momento di sognare: cosa aspettarsi dalle Azzurre alla Rugby World Cup
Via alle danze. Sabato alle 21.15 comincia il Mondiale dell’Italia: a Exeter, contro la Francia, nella sfida più difficile del Girone D, che vede ai nastri di partenza anche Sudafrica e Brasile. Le ragazze e il tecnico Fabio Roselli lo hanno detto in tutte le salse: meglio la Francia subito, vada come vada. Del resto, le Azzurre sono state chiaro fin da subito: chiaramente bisogna prima di tutto confermare i quarti di finale di 3 anni fa, ma tutto il gruppo ha fatto capire di sognare anche qualcosa di più, una semifinale che avrebbe un significato enorme per tutto il rugby italiano. Impresa non impossibile ma molto, molto dura. Andiamo con ordine però.
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Cosa aspettarsi dall’Italia alla Rugby World Cup 2025
Intanto c’è il primo ostacolo da superare: la fase a gironi, quest’anno più difficile delle precedenti edizioni. L’allargamento da 12 a 16 squadre, infatti, esclude le migliori terze dalla qualificazione ai quarti. Bisogna arrivare tra le prime 2 e questo, a meno di situazioni particolari, significa che bisogna vincere almeno 2 partite su 3. Al di là della Francia, che merita un discorso a parte, la squadra di Roselli non può permettersi passi falsi contro Sudafrica e Brasile.
Se le sudamericane appaiono oggettivamente poca cosa, le Springbok Women hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi 12 mesi: detto questo, però, la differenza tra le due squadre sembra ancora evidente. Certo, se tutto dovesse andare come da copione Italia-Sudafrica sarà praticamente un ottavo di finale, con tutto il carico di tensione e pressioni che si porterebbe dietro, ma le Azzurre possono e devono vincere questa partita per qualificarsi ai quarti. Poi tutto il resto verrà dopo, quando si parlerà di sfide a eliminazione diretta, accoppiamenti e tabelloni.
E arriviamo allora alla Francia. Meglio affrontarla subito o no? Le Azzurre dicono di sì, ma ormai il discorso è già passato di moda, perché il calcio d’inizio è ormai troppo vicino per parlarne ancora. Se Caroline Drouin non avesse spedito nella stratosfera il calcio a tempo scaduto del possibile sorpasso in quello psicodramma che fu la semifinale di 3 anni fa tra Francia e Nuova Zelanda, la storia di quel Mondiale avrebbe potuto prendere una piega ben diversa. In questi 3 anni, però, le Bleus non sono mai riuscite a togliersi di dosso l’immagine di eterna incompiuta: nell’ultimo Sei Nazioni una serie di decisioni scellerate hanno regalato all’Inghilterra una partita che si poteva anche vincere, poi però nell’ultimo test pre-mondiale le inglesi hanno fatto il bello e il cattivo tempo, vincendo 40-6.
Chiaro, il Mondiale è un’altra cosa, ed è diverso anche dal Sei Nazioni: la Francia, nonostante tutto, arriva in Inghilterra per provare a vincere, e l’Italia per loro rappresenta comunque l’ostacolo più duro nella fase a gironi. Sanno di non poter sbagliare questa partita, ed è lì che le Azzurre dovranno provare a colpire, aggiungendo sale su ogni piccola ferita che potrebbe apparire sulla superficie del sempre precario equilibrio francese.
D’altro canto, è pur vero che l’Italia non batte la Francia dal settembre del 2022, nel test pre-Mondiale di Biella. Da lì, solo sconfitte: alcune pesanti, come il 39-3 dei quarti del Mondiale o il 38-15 del 2024, altre beffarde come quella del 2023 o del 2025 con le Azzurre in vantaggio, rimontate e poi staccate nel finale di partita. Inevitabile, quindi, dire che per portare a casa questa partita serve un’impresa: non è impossibile, tutt’altro, ma per farlo l’Italia dovrà sfruttare ogni minimo segnale di cedimento di una Francia che per forza di cose non sarà ancora al massimo, perché chiaramente vuole arrivare in fondo e anche la sua preparazione è stata pensata non per la prima partita ma per le fasi finali.
L’identità delle Azzurre
Ma cosa può fare e cosa può dare questa Italia? Prima di tutto, le Azzurre sono riuscite a ritrovare quell’identità che dopo il Mondiale 2022 si era un po’ smarrita. L’Italia era (ed è tornata ad esserlo) sempre stata in grado di sopperire ad alcuni limiti tecnici (soprattutto gioco al piede e fasi statiche) e fisici con un’incredibile consapevolezza e competenza rugbistica: c’è tanto spazio per la libertà individuale, ma tutte le ragazze sanno esattamente cosa devono fare con il pallone in mano e senza. Ciò che conta è che questa consapevolezza, questa convinzione e questa capacità di leggere le situazioni rappresentino il grande punto di forza dell’Italia: chiunque la affronti sa di trovare davanti una formazione che sa cosa fare e sa come farlo. E soprattutto questo tipo di gioco – da un lato maturato con tanto lavoro giornaliero, dall’altro legato comunque alle decisioni individuali – permette a ogni azzurra di esprimersi al 100% del proprio potenziale.
Dall’altro lato, c’è un fattore determinante per fare il definitivo salto di qualità: l’esecuzione. L’Italia sa quello che deve fare, e spesso lo fa bene, ma non sempre. Tante partite sono finite diversamente da come le Azzurre avrebbero meritato (una su tutte, proprio l’ultimo Italia-Francia a Parma, nel Sei Nazioni) proprio a causa dei tanti errori di handling o di un passaggio troppo lungo o troppo corto che vanifica magari un’azione ben costruita e pensata. E poi ci sono i problemi cronici delle Azzurre: il gioco al piede e la rimessa laterale. Sul primo, Roselli sembra aver trovato una soluzione dando ancora più responsabilità a Sofia Stefan e ai suoi calci dalla base, mentre sulla seconda c’è ancora da lavorare: il rischio è che le avversarie possano usare questa fase di gioco per disinnescare i possessi azzurri, facendo calare il ritmo delle partite e aumentando ancora di più la fisicità.
Il sogno semifinale
Se le Azzurre sono le prime a crederci, allora è giusto andar loro dietro. Per conquistare le semifinali serve almeno un’impresa: o contro la Francia nella fase a gironi, per evitare lo scoglio della Nuova Zelanda ai quarti di finale, o proprio contro le Black Ferns nell’eventuale sfida a eliminazione diretta. Difficile pensare di poter sfuggire a questo destino, a meno di un’eventualità altrettanto remota ma non impossibile: una vittoria dell’Irlanda sulla Nuova Zelanda, cosa già accaduta lo scorso anno (ma era il WXV, non il Mondiale, e questo fa la differenza) che cambierebbe completamente le carte in tavola. Il gruppo D, quello dell’Italia, è infatti accoppiato al gruppo C con Nuova Zelanda, Irlanda, Giappone e Spagna. La prima di un girone affronta la seconda dell’altro.
Certo, anche vincendo il girone o con un clamoroso tonfo delle Black Ferns l’Italia avrebbe di fronte comunque un avversario di altissimo livello come l’Irlanda, che al Sei Nazioni ha vinto con un netto 54-12, ma vedendo tutta la stagione azzurra nel contesto, è chiaro che quel match rappresenti solo un incidente di percorso di una squadra che aveva appena iniziato un nuovo ciclo. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che Fabio Roselli ha preso in mano questa squadra all’inizio del 2025 con il compito di portarla ai Mondiali in 7 mesi, passando per un Sei Nazioni che si sapeva sarebbe stato ostico, ma che alla fine si è rivelato assolutamente soddisfacente. E a questo punto, la speranza è che accada lo stesso anche al Mondiale.
Francesco Palma
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