Il numero 10 è stato al centro delle lodi ai Wallabies dopo la clamorosa rimonta di sabato, ma dopo la vittoria si contraddistingue per umiltà

Rugby Championship: un’Australia forte e fortunata, dice James O’Connor – ph. Phill Magakoe / AFP
A 35 anni James O’Connor è di nuovo il beniamino del pubblico australiano.
La sua performance con la maglia numero 10 dell’Australia, tornata ad indossare dopo tre anni dall’ultima volta, ha giustamente attirato gli applausi e le lodi, essendo stata centrale nella rimonta clamorosa che ha portato i Wallabies a battere a sorpresa i campioni del mondo del Sudafrica sabato pomeriggio nella prima giornata del Rugby Championship.
Sotto di 22 punti dopo mezz’ora, gli australiani hanno rimontato fino a vincere 38-22, approfittando di errori difensivi e con la palla in mano di una squadra avversaria prima sopita dall’impressione di dominio, poi incapace di riaccendersi quando la partita si è riaperta.
Leggi anche: Rugby Championship: gli highlights dell’incredibile rimonta dell’Australia sul Sudafrica
O’Connor è perfettamente consapevole che, per quanto la prestazione dei suoi sia stata brillante, c’entra anche una certa quantità di fortuna: “Dico la verità: abbiamo avuto un po’ di fortuna quando loro sono riusciti a rompere la difesa e hanno poi gettato la palla, e per contro noi abbiamo avuto dei pezzi di bravura individuali da alcuni dei nostri – ha detto il giocatore – In termini di preparazione, non c’era molto da festeggiare. A fine partita stavamo tutti cercando aria e a me è venuta un po’ di quella tosse che arriva quando si gioca in altitudine. E poi era un pezzo che non giocavo 80 minuti, quindi anche questo è stato un elemento.”
Tuttavia O’Connor è convinto che il Sudafrica abbia fatto male i suoi conti cercando di giocare una partita estremamente espansiva, convinto di prendere i Wallabies per sfinimento: “Sapevo che se avessimo giocato un rugby propositivo e tenuto molto la palla in gioco saremmo stati in grado di tenere a livello atletico per tutti gli 80 minuti. Quest’anno ho avuto la sensazione che il Super Rugby fosse a un livello di intensità come non avevo mai provato prima, anche a livello di test matches.”
Dopo una carriera infinita, iniziata con esordi precoci in Super Rugby e in nazionale, O’Connor si è ritrovato titolare dell’Australia quasi per necessità: Noah Lolesio e Ben Donaldson, le prime scelte, si sono infortunate, e Joe Schmidt lo ha preferito all’uncapped Tane Edmed.
“Non so come dire, ma mi sento come se avessi vissuto tre o quattro vite nel mondo del rugby. Per ognuna di queste ho una partita preferita, ma questa in particolare è stata una vittoria speciale perché pure io dubitavo di me stesso.”
“Sono arrivato in raduno e ho pensate: wow, ho fatto il passo più lungo della gamba? In allenamento c’era una velocità e un’intensità a cui non ero pronto. Ci sono arrivato lavorando passo dopo passo. Ho passato l’intera stagione a uscire dalla panchina. Il mio ruolo era questo: chiudere le partite.”
“Quando Joe mi ha detto che avrei giocato dall’inizio, ero entusiasta. Sono sempre pronto e voglio sempre essere il titolare, ma allo stesso tempo, c’era una vocina in fondo alla testa che mi diceva: sei sicuro di essere all’altezza degli Springboks?”
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.