Dopo una serie in crescita arriva un crash test col Sudafrica, poi dopo il Rugby Championship ci sarà l’Italia

Quale futuro per l’Australia? Wallabies promossi o bocciati dopo la serie coi Lions? (ph. Sebastiano Pessina)
Doveva essere un 3-0 scritto, a maggior ragione dopo il primo test. Alzi la mano chi alla vigilia della serie contro i British&Irish Lions avrebbe pensato di vedere l’Australia vincere una partita e sfiorarne addirittura un’altra.
Invece, nonostante il 2-1 finale i Wallabies escono da questa serie con molte più certezze rispetto a un mese fa: se vi siano più meriti australiani o più demeriti dei Lions – oggettivamente sotto tono e mai in grado in oltre un mese di trovare una vera e propria quadratura – è difficile da dire, fatto sta che la squadra di Joe Schmidt ha fatto ampiamente il suo, e lo dimostra il netto successo per 22-12 nell’ultimo test, dopo una partita dominata.
Leggi anche: Dan Sheehan a rischio squalifica per l’intervento su Tom Lynagh in Lions-Australia
Un successo che, come spiegato da Nic White, alla sua ultima (forse, le ultime dichiarazioni lasciano aperto uno spiraglio) in maglia Wallabies, rappresenta un punto di svolta: “Da qui è stata tracciata una linea ora non si torna più indietro”. L’Australia, adesso, può soltanto migliorare, e potrà dimostrarlo al Rugby Championship. Anche perché c’è un sesto posto nel ranking da difendere, che varrebbe la prima fascia nel mondiale casalingo, quello al quale tutto il rugby australiano punta ormai da anni per risollevarsi dopo una Rugby World Cup 2023 disastrosa.
È stata la serie di un devastante Will Skelton, di un Suaalii sempre più a suo agio nel rugby a XV, di un Tupou ritrovato, di un Ikitau diventato sempre più protagonista. Questa squadra ha un futuro, ma avrà bisogno di passare ancora lungo tante tappe, tanti ostacoli, e un altro cambio di allenatore (nel 2026 arriverà Les Kiss) per presentarsi al meglio al Mondiale 2027. Inevitabile, inoltre, aggiungere che l’Australia ha perso tanti giocatori chiave, da Lolesio a Valetini, con Joe Schmidt che a un certo punto si è ritrovato quasi senza aperture, con il solo Donaldson (che ormai gioca principalmente estremo) a disposizione dopo l’uscita per concussion di Tom Lynagh.
Nonostante tutto – e nonostante qualche scelta bislacca di Schmidt, che per non togliere Wright dal ruolo di estremo ha giocato quasi tutto il secondo test con McDermott, un 9, all’ala dopo l’infortunio di Potter – l’Australia è cresciuta col passare dei minuti e delle partite. Un primo accenno si era già visto nel finale del primo test, ma era stato da tutti interpretato come una semplice reazione d’orgoglio dopo che i Lions avevano già chiuso la questione in 42 minuti.
Nel secondo test però la musica è cambiata: ai Wallabies è mancata la costanza per 80 minuti, soprattutto dopo le uscite di Skelton e Tupou che non potevano avere nelle gambe tutta la partita, e nel finale – al netto delle polemiche, anche eccessive, sulla decisione di Piardi – alla fine i Lions hanno avuto la meglio. Certo, considerando com’è poi finita la serie rimane il rimpianto, perché con una gestione più accorta degli ultimi minuti di quel match i Wallabies col senno di poi avrebbero potuto addirittura vincere la serie, ma considerando la differenza di qualità (almeno sulla carta) tra le due formazioni è stato il primo vero grande segnale dato dall’Australia, che a Sydney ha completato l’opera tra tuoni, fulmini e risse in un match praticamente dominato.
E adesso? Il Rugby Championship ultimamente ha portato solo grandi delusioni, con due ultimi posti consecutivi (l’ultimo con una sola vittoria su 6 partite) e pochissime gioie. E l’inizio sarà un vero e proprio crash test: due partite in Sudafrica, il 16 agosto a Johannesburg e il 23 agosto a Città del Capo. I Wallabies, probabilmente, non sono ancora pronti per provare a vincere partite del genere, ma ciò che conta per Joe Schmidt sarà continuare a vedere i progressi fatti contro i Lions. Se l’Australia dovesse superare indenne l’impatto con gli Springboks, allora potrà giocarsi le sue carte nelle due sfide in casa contro l’Argentina, prima del gran finale contro gli All Blacks, con tanto di Bledisloe Cup come sempre in palio. Sarà un Rugby Championship da seguire con attenzione anche dall’Italia, perché il modo in cui i Wallabies usciranno dal torneo potrebbe dire tanto anche sulla sfida di Udine dell’8 novembre.
Francesco Palma
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.