Giocò contro i Wallabies nella serie del 2013, adesso allena gli avanti australiani per provare a battere la selezione

Geoff Parling in allenamento con la maglia dei British & Irish Lions nel 2013 – ph. WILLIAM WEST / AFP
Dodici anni dopo Geoff Parling ritrova i British & Irish Lions esattamente dove li aveva lasciati.
Brisbane, Melbourne, Sydney: si gioca nel 2025 nelle stesse città in cui si giocarono nel 2013 i tre test della serie fra la selezione in rosso e l’Australia.
Allora Parling aveva 30 anni e una più che solida carriera alle spalle tra Newcastle Falcons e Leicester Tigers. Arrivato al rugby internazionale solamente una stagione prima, si era riuscito a imporre come uno dei migliori ingegneri della rimessa laterale. Una qualità che aveva convinto Warren Gatland a convocarlo con i Lions per il tour in Australia, malgrado non fosse esattamente una delle stelle più brillanti del rugby mondiale.
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Non solo: il seconda linea giocò in tutti e tre i test contro i Wallabies. Selezionato in panchina per il primo test, divenne titolare a partire dal secondo a causa dell’infortunio occorso a Paul O’Connell. Le sue doti si rivelarono cruciali per tenere in piedi la rimessa dei Lions, concedendosi anche un placcaggio salva-meta con una francesina su Jesse Mogg lanciato in campo aperto nel corso del terzo test, e ottenere un successo nella serie per 2-1 che fu meno scontato del previsto.
Oggi, a quasi 42 anni, Geoff Parling si prepara nuovamente a incrociare la propria carriera con la secolare storia dei British & Irish Lions, ma in una veste diversa e per certi versi tanto inattesa quanto quella di dodici anni fa: l’ex seconda linea è oggi nello staff di Joe Schmidt, è l’allenatore degli avanti dell’Australia e sta preparando il pacchetto di mischia dei Wallabies a fare i conti con quello della selezione in maglia rossa.
Parling è uno dei giovani allenatori di maggior prospettiva che ci sono in giro. Dopo aver chiuso la sua carriera di giocatore nel 2018 ai Melbourne Rebels, a cui approdò dopo una parentesi in Giappone, è entrato a far parte dello staff della franchigia australiana, scomparsa alla fine della scorsa stagione. Da lì, nel 2020, è entrato a far parte dello staff della nazionale, assumendo sempre maggiore rilevanza e stima da parte dei colleghi: è rimasto a bordo dello staff con Dave Rennie, Eddie Jones e Joe Schmidt.
La serie contro i Lions è il suo ultimo valzer, essendo promesso sposo dei Leicester Tigers, il suo storico club del quale diventerà capo allenatore al termine delle tre gare.
È apparso, ingrigito e dimagrito rispetto ai suoi trascorsi da giocatore ma ancora imponente dall’alto dei suoi due metri di altezza, in conferenza stampa all’inizio della settimana del primo test, che si giocherà sabato 19 luglio a Brisbane. Senza sorprese, dato il suo stile sempre sobrio e riflessivo, ha subito messo a tacere le speculazioni: “Mi porto dietro dei gran bei ricordi [del 2013] – ha detto ai giornalisti – ma il mio lavoro è un’altra cosa. Sto pensando solo alla prossima sessione di allenamento. Magari le cose cambieranno il giorno della partita, ma ora come ora per me è soltanto un altro test match da preparare, forse soltanto con molto più rumore attorno.”
I corsi e ricorsi storici sono però una delle linee narrative più entusiasmanti di ogni tour dei Lions, e chissà che nel corso delle prossime settimane quella di Geoff Parling non evolva ulteriormente. Già una volta ha spostato l’ago della bilancia della serie verso la squadra che rappresentava, potrebbe farlo di nuovo.
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