Il numero di gare delle stagioni coinvolte rimarrà lo stesso, ma al costo di sacrificare una stagione di Champions Cup

Il mondiale per club non aggiungerà partite al calendario – ph. Michael Bradley / AFP
È notizia recente quella del lancio di una nuova competizione, la World Club Cup, a partire dal 2028: un mondiale per club che metta di fronte il meglio del rugby europeo contro il meglio dell’emisfero sud.
Che l’idea fosse vicina a una sua effettiva realizzazione era cosa nota: ne aveva diffusamente parlato il CEO di EPCR, ente organizzatore della Champions e della Challenge Cup, in una intervista rilasciata a OnRugby Podcast nella prima parte della stagione.
Una delle notizie più rilevanti in merito, già accennata proprio in quella intervista, è che il mondiale per club non aggiungerà partite al già fitto calendario delle squadre di club.
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Il nuovo torneo si dovrebbe svolgere infatti coinvolgendo le otto squadre qualificate ai quarti di finale della Champions Cup contro sei o sette squadre del Super Rugby e una rappresentanza di una o due squadre della massima divisione giapponese, la Japan Rugby League One.
Nel 2028 e poi nel 2032, una volta giocate le fasi a gironi e la prima fase eliminatoria degli ottavi di finale, la Champions Cup confluirà nel mondiale per club. Non ci sarà quindi l’assegnazione della Champions per quella stagione, per come sono state presentate fin qui le cose.
Se da una parte il mantenimento del numero prefissato di partite annuali rassicura dal punto di vista del player welfare, dall’altra rimane aperta la porta a legittimi dubbi e critiche: sarà davvero vantaggioso per tutte le parti in causa (tifosi, appassionati, giocatori, staff, club e organizzatori) rinunciare anche solo per una stagione alla competizione più prestigiosa e celebrata per affrontarne un’altra che lascia molti punti di domanda?
Perché è chiaro che l’appeal di un confronto fra le squadre dei due emisferi è alto, soprattutto quando si parla di una finale da sogno come potrebbe essere una tra Tolosa (o Leinster) e Crusaders, ad esempio. Ma ce ne sarà altrettanto per seguire partite come una eventuale Glasgow Warriors-Brumbies giocata in campo neutro, con pochi tifosi allo stadio e quasi solo di una delle parti in causa?
Mancano ancora tre anni alla partenza di questo nuovo progetto. Tre stagioni che rappresentano un tempo lunghissimo e all’interno delle quali può accadere molto in un mondo in rapida evoluzione come quello dello sport professionistico. In attesa di saperne di più nel prossimo futuro sulla esatta programmazione del mondiale per club sono queste le questioni che sorgono in merito, in un contesto più ampio nel quale in diversi ambiti il rugby sembra andare in direzioni che lasciano talvolta perplesso l’ampio pubblico affezionato allo status quo.
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