Benetton, Marco Bortolami: “Si chiude un ciclo di 4 anni dove il club ha costantemente raggiunto risultati senza precedenti”

Nella conferenza stampa dopo la partita di Cork il tecnico dei biancoverdi fa un bilancio della stagione, del suo periodo alla guida della squadra e difende Troncon dalle critiche

Marco Bortolami

Benetton, Marco Bortolami – ph. OnRugby

È l’amaro giorno dopo della sconfitta del Benetton a Cork contro il Munster nell’ultima giornata di United Rugby Championship. Il 30-21 maturato negli ottanta minuti in Irlanda hanno decretato la qualificazione dei padroni di casa ai playoff, a discapito proprio della squadra italiana.

“Nessun rimpianto – afferma Marco Bortolami in una conferenza stampa organizzata dal club nella mattinata di sabato, riflettendo sulla stagione e sulla gara – Secondo me è stata una stagione in cui la Benetton si è confermata tra le migliori d’Europa. L’anno scorso abbiamo raggiunto i playoff con certezza solo all’ultima partita con Edimburgo. Quest’anno siamo arrivati in una situazione simile, dovevamo giocarci il tutto per tutto. Penso che la squadra sia entrata in campo e abbia giocato un primo tempo molto buono. Ci sono stati 10 minuti all’inizio del secondo tempo in cui ci è sfuggita un po’ la partita di mano dal punto di vista della disciplina e questo ha dato loro accesso ai nostri 22, che hanno portato a un paio di marcature.”

“Il gioco aereo probabilmente è stato l’area del gioco in cui hanno avuto la meglio loro, ma poi in tutti gli altri aspetti siamo stati alla pari, e in alcuni addirittura dominanti: lo sport è fatto di questo, di partite che devi giocare a viso aperto. Penso che questo sia stato fatto dalla squadra, nonostante tutti gli ostacoli di questa stagione, che se devo iniziare a raccontarveli c’è una lista molto lunga, ma forse lo faremo in un’altra intervista.”

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Il Benetton arriva al termine della stagione con appena un paio di punti di distacco dall’ottavo posto, ed è inevitabile notare come sia una delle squadre ad aver ottenuto meno punti di bonus nell’arco dell’annata, finendo per arrivare decima in classifica malgrado abbia ottenuto in bilancio vittorie-sconfitte migliore della sesta, della settima e della nona (gli Scarlets, ottavi, devono ancora giocare al momento della stesura di questo articolo).

“La stagione è un percorso a ostacoli, non è un 400 metri piani – prosegue Bortolami – Credo che ovviamente l’esperienza di giocarsi fino in fondo i playoff per il secondo anno consecutivo ci fa maturare come squadra, fa maturare i giocatori dal punto di vista della consapevolezza. Probabilmente l’anno prossimo ci sarà bisogno di fare uno step in più proprio su questo: la capacità di cogliere ogni cosa trovi per strada, perché sai che alla fine farà la differenza.”

“Una stagione è fatta di tante fasi e tanti momenti, penso che la cosa importante sia ottimizzare le varie fasi e per la nostra squadra sappiamo che ci sono tanti momenti durante l’anno che mettono alla prova la profondità e la qualità della rosa. Avremmo potuto dare di più in alcune fasi, ma ci sono sempre gli avversari di mezzo, le finestre internazionali, le scelte, gli infortuni, per cui credo che guardarsi troppo indietro lasci un po’ il tempo che trova.”

“Non sono d’accordo sul fatto che in questa stagione ci sia mancato qualcosa dal punto di vista del gioco offensivo. È vero, ci sono stati dei momenti dove l’attacco ha un po’ fatto fatica, ma in altri momenti invece ci ha consentito di vincere delle partite, e vincerle anche alla grande o di rimanere nelle partite fino in fondo. Fare quasi 40 punti a Castres non è da tutti.”

“Questa è una cosa che un po’ mi dispiace onestamente: ho molta stima e riconoscenza per il lavoro che ha fatto Alessandro Troncon, che viene soltanto criticato e non gli viene mai dato merito quando le cose invece girano per il verso giusto. L’attacco è un sistema che si basa su meccanismi molto sottili, che devono essere molto oliati. La sfida di questa squadra non è sapere che giocata fare in quale momento, ma far vedere la stessa situazione a giocatori con un vissuto rugbistico totalmente diverso l’uno dall’altro.”

“Jacob Umaga e Paolo Odogwu, che sono cresciuti e si sono formati in Inghilterra, hanno una visione del rugby molto diversa da uno che è nato, cresciuto e si è formato in Argentina come Tomas Albornoz, che a sua volta ha una visione molto diversa da Malakai Fekitoa o Rhyno Smith. La sfida è allineare i giocatori per vedere tutti le stesse cose sul campo e questo è un compito grande e difficile che credo Alessandro abbia svolto molto bene. È stato uno dei motivi per cui l’anno scorso siamo arrivati ai playoff e uno di quelli per cui in questa stagione ce la siamo giocata fino in fondo. Non è stato tutto perfetto, ma è una sfida diversa da quella che può sembrare dall’esterno.”

Infine, Bortolami si è dedicato a una riflessione sul proprio percorso alla guida del Benetton: “Le scorse settimane sono state le mie ultime con la squadra. C’è la consapevolezza che si chiude un ciclo, adesso se ne aprirà un altro. È stato un bel percorso, forse il ciclo di 4 anni dove il club ha avuto più continuità ad altissimo livello: la squadra ha raggiunto con continuità dei risultati mai conseguiti prima e secondo me questa è la prova più importante della qualità del lavoro che tutti insieme abbiamo fatto. A mio modo di vedere adesso c’è un altro step evolutivo da fare. È chiaro che non sarà facile, ma è l’unica cosa che si può provare a fare.”

“Penso che possa servire un riequilibrio delle forze e un rafforzamento della seconda squadra per gestire meglio la situazione durante le finestre internazionali. Finché le cose saranno così sbilanciate sarà veramente molto gravoso, malgrado tutti facciano del proprio meglio. Non è un caso che i nostri periodi migliori arrivino tra dicembre e gennaio, una volta scaricate le tossine di novembre, e una volta che ci siamo messi alle spalle il Sei Nazioni. Merito ai giocatori che distinguendosi con il Benetton ottengono di indossare la maglia della nazionale, ma per noi inevitabilmente questo è un costo. Non un costo monetario, ma comunque qualcosa che ci fa spendere risorse per la stagione. Due squadre hanno questo problema: noi e il Leinster. Chiaro che la profondità, la qualità della rosa e dell’intero movimento irlandese, che ha le spalle un po’ più larghe del nostro, fanno la differenza.”

“Avere a che fare con questa sfida sarà inevitabilmente il compito del prossimo e dei futuri allenatori del Benetton.”

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