Andrea Lovotti saluta il rugby d’alto livello: “È stata la mia ultima partita da professionista”

Il pilone annuncia l’addio al professionismo, dopo una carriera che l’ha visto indossare l’azzurro 47 volte. Ma non lascerà subito la palla ovale

Italia - Andrea Lovotti

Andrea Lovotti saluta il rugby d’alto livello: “È stata la mia ultima partita da professionista” – ph. Massimiliano Carnabuci

“La partita tra Colorno e Fiamme Oro è stata la mia ultima da professionista”. Ad annunciarlo è Andrea Lovotti, pilone dei biancorossi classe 1989 dopo una vita passata sui campi della palla ovale.

L’esperienza a Colorno è stata soltanto l’ultima nella lunga carriera del 35enne nel rugby d’alto livello. Andrea Lovotti, appena ventenne, ha debuttato in A1 con la maglia del Livorno, quindi una stagione nei Crociati Parma, tre a Calvisano, giocando sempre nella serie italiana più alta. Dal 2014 al 2022 il salto nei campionati di massimo livello con la franchigia delle Zebre Parma, in quello che oggi è conosciuto come United Rugby Championship.

Leggi anche: Zebre Parma, un rinnovo importante in seconda linea

Ma Andrea Lovotti è conosciuto soprattutto per l’importante contributo dato alla Nazionale azzurra per diversi anni: dal 2015 al 2023 il pilone ha rappresentato l’Italia 47 volte, prendendo parte a ben sette edizioni del Sei Nazioni e a due Coppe del Mondo (2015 e 2019).

Ora, dopo un triennio passato con Colorno, il giocatore piacentino ha deciso di lasciare il professionismo. Eppure il suo saluto al rugby suona più come un arrivederci che un addio, come spiegato dal pilone in un’intervista al quotidiano locale Libertà.

Andrea Lovotti saluta il rugby d’alto livello: “È stata la mia ultima partita da professionista”

Il match Colorno-Fiamme Oro, che ha chiuso la regular season di Serie A Elite, “È stata la mia ultima partita da professionista perché sto per iniziare un nuovo lavoro che ha nulla a che fare con il rugby. Non lascio definitivamente la palla ovale e mi piacerebbe giocare ancora per qualche anno visto che sto bene e che il fisico ancora tiene”.

“Dove? In una società dove non ci sia quella pressione costante che è presente ad alto livello e dove poter mettere la mia esperienza al servizio dei più giovani. Un’idea ce l’avrei e nei prossimi giorni vedremo se è attuabile. Il ruolo di allenatore? Non fa per me”.

Nel corso dell’intervista Andrea Lovotti ha ricordato il suo percorso nel rugby professionistico: “Sono stato fortunato perché, oltre a piacermi, il rugby è poi diventata la mia professione, portandomi in club importanti e in Nazionale. A livello di club, a Calvisano ho vissuto un bel periodo vincendo due scudetti (2012 e 2014) e un Trofeo Eccellenza (Coppa Italia, 2012), però gli anni nelle Zebre sono stati certamente i migliori sul piano professionale: a livello fisico, di crescita di gioco, di gruppo squadra. Avevamo tutti la stessa età e sono nate amicizie importanti”.

“Grazie alla Nazionale poi ho potuto affrontare le migliori squadre e i migliori giocatori a livello mondiale – ha ricordato il pilone – Ho avuto l’opportunità di visitare tanti Paesi: senza palla ovale non avrei mai viaggiato così tanto. Un rimpianto? Non aver provato un’esperienza all’estero: è qualcosa che mi manca. Col senno di poi avrei potuto provare o meglio, crederci di più quando si è presentata l’occasione”.

“Proprio per questo non voglio avere altri rimpianti e quindi mi piacerebbe continuare a divertirmi ancora per qualche anno. No, il mio non è un addio ma un arrivederci”. Le indiscrezioni riportate dal quotidiano parlano di un indirizzo di Andrea Lovotti verso il biancorosso del Piacenza Rugby ma dal protagonista nessuna parola ancora sul suo prossimo futuro.

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