Sei Nazioni: Scozia-Italia vista dalle statistiche

Il grande possesso degli Highlanders spiegato con l’occhio dei dati: dove gli Azzurri sono mancati e dove hanno fatto bene

Scozia-Italia-Sei-Nazioni-2025

Sei Nazioni: Scozia-Italia vista dalle statistiche – Ph. ANDY BUCHANAN / AFP

Il Sei Nazioni 2025 è iniziato per l’Italia con una sconfitta 31-19 per mano della Scozia. Da Murrayfield la Nazionale del cardo esce così col bottino pieno di 5 punti, con le cinque mete segnate che sono valse il bonus offensivo, mentre gli Azzurri, guardando al crudo punteggio in classifica, tornano a casa con un pugno di mosche.

Chiunque abbia seguito la partita però sa bene che sul campo si è detto molto di più: vero che l’Italia ha iniziato male la partita, anche per la gran voglia della Scozia di mettere le cose in chiaro dopo la sconfitta dello scorso anno, ma dopo i primi 10′ d’inferno il match ha seguito una strada ben diversa.

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Gli Azzurri prima sono saliti di colpi in difesa, prendendo una sola altra meta nel corso del primo tempo, e nel frattempo hanno approfittato di alcune leggerezze degli scozzesi, capitalizzando i loro falli grazie al piede preciso di Tommaso Allan. Altrettanto decisivo per tenere la squadra in partita alla fine del primo tempo è stato il turnover conquistato da Paolo Garbisi.

Sei Nazioni: Scozia-Italia vista dalle statistiche

A questo proposito, le statistiche dicono che il migliore “a mettere le mani” sul pallone è stato Tommaso Menoncello con due turnover conquistati. Oltre a Garbisi, sono a un turnover effettuato anche giocatori più specializzati come Danilo Fischetti, Simone Ferrari e Lorenzo Cannone. Davvero poche volte in complesso, considerando che la Scozia ha fatto numeri simili e che il possesso del pallone è stato largamente in mano agli avversari.

Come avrà notato anche lo spettatore meno esperto, il dominio del gioco infatti è stato praticamente sempre in mano alla Scozia. Le statistiche alla fine recitano un possesso palla 57 a 43 per i padroni di casa, e 55 a 45 a territorio. Dati alquanto netti, che oltretutto sono “drogati” da fatto che negli ultimi 10 minuti di partita l’Italia ha avuto l’80% di possesso, spostando un po’ a suo favore un dato del possesso che altrimenti sarebbe stato ancor più sbilanciato.

Tanto possesso della Scozia con un’Italia poco capace a togliergli il pallone dalle mani. A favore della squadra di Gregor Townsend ci sono infatti i dati di uscita del pallone dalla ruck e degli offloads.

Riguardo alle ruck: per la Scozia 53% in meno di tre secondi (Italia 47%), 34% tra i tre e i sei secondi (33%), 13% sopra i sei (20%). Pallone che viaggiava più veloce per la nazionale del Cardo quindi, capace oltretutto di continuare a tenerlo in vita: ben 14 gli offloads in confronto ai soli 5 degli Azzurri.

Considerando la grande differenza di possesso, e della qualità dello stesso, sono pesanti i 13 errori gestuali degli italiani a confronto dei 19 degli scozzesi.

Questa differenza non può che ripercuotersi anche sul dato della difesa. L’Italia ha chiuso 188 placcaggi secondo le statistiche Opta, sbagliandone 30; la Scozia ne ha completati 117 e non chiusi 16. A livello individuale a salire in cattedra è Sebastian Negri con 26 effettuati con successo, seguito poi da Giacomo Nicotera (20) e Michele Lamaro (19). Il primo placcatore scozzese è Rory Darge con 13, ma in classifica complessiva è solo l’ottavo della partita: davanti a lui ci sono Danilo Fischetti, Tommaso Menoncello, Simone Ferrari e Lorenzo Cannone.

Infine passiamo alle statistiche più equilibrate della partita. A livello di calci la situazione è di sostanziale parità: 28 eseguito dagli Highlanders contro i 27 degli Azzurri, con 748 metri metri conquistati dai primi e 752 dai secondi. Secondo dato molto equilibrato, e qui con grande merito per la Nazionale di Gonzalo Quesada, è quello della disciplina: 8 punizioni concesse dagli scozzesi rispetto alle 7 degli italiani, che considerando la partita giocata sostanzialmente in difesa è un dato più che positivo.

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