C’è chi dice che Antoine Dupont sia il migliore di sempre

Dopo aver determinato la finale per l’oro olimpico sui social è scattato un dibattito acceso sul mediano di mischia francese

Antoine Dupont

Antoine Dupont – ph. World Rugby

Fischio finale di Francia-Fiji: lo Stade de France esplode, i quasi 70mila tifosi presenti si spellano le mani per applaudire Antoine Dupont, che ha deciso con un paio di azioni una finale tiratissima.

Nel frattempo rischiano di esplodere anche molteplici tastiere in giro per il mondo. Mentre infatti a Parigi si celebra l’oro vinto dalla nazionale di casa, su tutti i principali social media l’impresa della Francia si trasforma in un dibattito binario: Antoine Dupont è il miglior giocatore di rugby di tutti i tempi oppure no?

Effettivamente, dopo la delusione del mondiale casalingo, la stagione 2023/2024 ha offerto una versione davvero uber alles del mediano di mischia, capace di portarsi a casa il Top 14, la Champions Cup, il SVNS (ex World Sevens Series) e l’oro olimpico. A titolo individuale è stato il man of the match della finale di Champions, il miglior giocatore dell’anno della medesima competizione, il man of the match della finale di Top 14 e il rookie dell’anno del circuito SVNS. Tutto questo dopo aver già raggiunto da qualche tempo lo status unanimemente condiviso di uno dei migliori giocatori al mondo.

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In uno degli sport di squadra dove il collettivo è più rilevante, Dupont continua costantemente a dimostrare come l’eccellenza individuale può brillare ed essere decisiva.

E così molti si sono spinti a definirlo il GOAT della palla ovale. No, non una capra come vorrebbe la traduzione letterale della parola, ma l’acronimo usato dagli anglosassoni per definire il migliore di tutti i tempi, the greatest of all times.

Uno dei primi a pronunciarsi è stato il popolare youtuber gallese Squidge Rugby, ma anche il giornalista irlandese Murray Kinsella, solitamente piuttosto equilibrato nelle sue considerazioni, si è lasciato andare a una emoji con la capra, che per l’appunto è simbolo corrente valido per indicare l’acronimo inglese.

Le reazioni sono state molteplici, dalla condivisione al rifiuto, generando non solo un nuvolone di interazioni sui social, ma anche lo straripare del dibattito sulle pagine dei principali portali online di settore.

Il titolo di migliore di sempre a un francese ha fatto scattare immediatamente la replica dei tifosi, ma anche degli addetti ai lavori sudafricani, sempre attenti a reclamare attenzioni sui propri campioni del mondo. Perché chiamare Dupont il migliore di tutti i tempi è ridicolo, titola il sito dell’emittente sudafricana Supersport, la TV che trasmette tutte le partite degli Springboks.

Joseph Robinson ha scritto su Rugby World, la rivista numero uno della palla ovale in lingua inglese, che in fondo si tratta di un dibattito da bar. Divertente, certo, ma senza poi tanto fondamento. Non ne facciamo una cosa seria.

Mick Cleary, storico giornalista del quotidiano inglese Telegraph, ha scritto che per essere davvero il migliore Dupont avrebbe bisogno di mettersi al collo un’altra medaglia: quella di un mondiale di rugby. Quella che guardacaso ha indossato un altro inglese che potrebbe stare nella discussione sul migliore di tutti i tempi: Jonny Wilkinson.

Con un lungo articolo su RugbyPass in cui ascolta i pareri di diversi giocatori e analizza il ruolo di Dupont in campo con il Sevens, Nick Bishop conclude sostenendo che: “Antoine Dupont ha raggiunto gli altri dèi del rugby moderno sull’Olimpo: il più grande atleta a giocare a rugby (Jonah Lomu al suo meglio) e i giocatori a tutto tondo che capivano in maniera più profonda ogni aspetto del gioco (Dan Carter, Kieran Read, Ben Smith, Danie Gerber). Per adesso, dovrà accontentarsi di essere uno di quelli che siedono sulla vetta del monte insieme ad altri titani, ma non è ancora Zeus.”

Sono poi arrivati gli endorsement di Dan Carter e Aaron Smith, che senza spingersi a definirlo il migliore di sempre, ne hanno sottolineato le straordinarie performance. 

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Quel che è certo è che diventa difficile da confutare in questo gioco dove ognuno sostiene la propria parrocchia è che, citando una campagna pubblicitaria che Nike aveva dedicato al suo testimonial cestistico LeBron James diversi anni or sono, siamo tutti testimoni. Testimoni di qualcosa che forse non sarà unico e irripetibile, ma che ha senz’altro spostato qualcosa nel mondo della palla ovale. Se non altro, gli occhi di molti su un campo con i pali ad H.

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