Benetton, Marco Bortolami: “La componente psicologica nel mio lavoro vale un buon 50%”

L’Head Coach dei Leoni ha spiegato il suo ruolo di tecnico e di comunicatore

Benetton, Marco Bortolami: “La componente psicologica nel mio lavoro vale un buon 50%”

Gestire una rosa numerosa come quella del Benetton Rugby, il cui roster quest’anno era composto da 50 giocatori, riguarda sia l’aspetto tecnico ma anche e soprattutto quello mentale. Marco Bortolami, head coach dei veneti, non è un “semplice” allenatore ma anche una guida che deve sapere comunicare con i propri ragazzi.

“La componente psicologica nel mio lavoro vale un buon 50%”. Devo comprendere il carattere del giocatore, dove e come stimolarlo. E chi riesce a emergere è colui che riesce sempre a superarsi, a andare oltre i propri limiti” ha dichiarato l’allenatore dei Leoni al giornale La tribuna di Treviso.

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Benetton: Marco Bortolami coach e psicologo

A Marco Bortolami non piace fare reprimende, preferisce stimolare un comportamento diverso che porti a un miglioramento: “Solitamente mi faccio sentire a metà partita, nello spogliatoio, nell’intervallo: so che in quel momento posso cambiare l’andamento del match. A me importa stimolare al consapevolezza che se solo tutti riusciamo a trovare un percorso consistente, gli obiettivi potranno essere raggiunti”.

Per il coach biancoverde la comunicazione ha un ruolo fondamentale, è importante sapere i bisogni della squadra in quel preciso istante e andare incontro alle necessità del gruppo.

A proposito di aspetto mentale, Marco Bortolami è consapevole che ogni tanto è importante “steccare”: “Se vuoi l’alta performance ogni tanto bisogna anche steccare, nel senso di sbagliare, e anche staccare. Il rugby a volte è psicologia e neuroscienza. Lamaro dopo i dispendiosi mondiali ha compiuto un certo percorso, e ne è uscito cresciuto, poi l’ho lasciato a casa per il tour sudafricano perché aveva di nuovo assoluta necessità di riposare”.

I miglioramenti avuti dal Benetton negli ultimi mesi e anni dipendono anche dal fatto che il livello qualitativo del gruppo si è progressivamente alzato: “Il rugby è sport nudo e crudo…qualcuno resta fatalmente indietro. Ma a guardar bene questo è un vantaggio: se tutti fossero stati egualmente competitivi non si sarebbero visti i salti di qualità” ha dichiarato Marco Bortolami.

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