Sei Nazioni 2024, i volti nuovi della quarta giornata

Quali sono le numerose novità proposte dalle squadre, in particolare Francia, Scozia e Galles

Cameron Redpath Scozia

Cameron Redpath con la maglia della Scozia nel Sei Nazioni 2021 – ph. Adam Davy / POOL / AFP

La quarta giornata del Sei Nazioni 2024 porta con sé una inaspettata ventata di novità.

Ad eccezione dell’Irlanda, tutte le altre formazioni scelte dai rispettivi staff tecnici hanno un certo grado di cambiamento rispetto a quelle delle prime giornata.

In un Torneo contrassegnato già di per sé dal rebuilding per la maggior parte delle nazionali dopo il precedente ciclo mondiale, le partite del 9 e 10 marzo porteranno tifosi e appassionati a scoprire ulteriormente volti nuovi delle formazioni impegnate.

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Italia-Scozia

La partita di sabato pomeriggio allo Stadio Olimpico di Roma vede novità soprattutto sul lato degli ospiti. I tre cambi in formazione voluti da Gregor Townsend non propongono esordi, ma offrono una opportunità assai rilevante a giocatori che non ne hanno avute prima o le hanno avute in un momento molto diverso della carriera.

È il caso ad esempio di George Horne, a cui lo staff ha accordato la maglia numero 9. Ventotto anni e ventotto caps, non è un giocatore di primo pelo. Eppure sabato saranno 1613 giorni dalla sua ultima partenza da titolare in nazionale, il 9 ottobre del 2019 contro la Russia alla Rugby World Cup 2019. Sarà inoltre solo la quarta presenza dal primo minuto a livello internazionale per il giocatore dei Glasgow Warriors, che per caratteristiche rappresenta un finisher ideale e che dopo essere rimasto a lungo chiuso da Ali Price ha trovato sulla sua strada un ottimo Ben White.

Cameron Redpath ottiene il ruolo di primo centro per l’infortunio di Sione Tuipulotu. Giovane dal sicuro talento, gioca a Bath al fianco dello stesso Finn Russell apertura della nazionale. A 24 anni questo sarà il suo tredicesimo cap, il quarto da titolare dopo la Romania al mondiale 2023, le Fiji nella Autumn Nations Cup del 2022 e l’Inghilterra nel Sei Nazioni 2021. Per il classe 1999 si pensava a una carriera professionistica che esplodesse in maniera più rapida, invece questo finale di Torneo rischia di essere la sua opportunità migliore per dimostrare di poter essere titolare in maniera consistente.

Il flaker Andy Christie dei Saracens è invece alla prima assoluta da titolare, l’occasione più grossa della sua giovane carriera. Nato a Bristol da padre nigeriano e madre per metà inglese e per metà scozzese, Christie è stato uno dei giocatori più attivi della Premiership nella campagna della lega contro il razzismo e in quella del suo club per le donazioni di sangue. Ha debuttato nel 2022 contro la Francia, a sorpresa, sostituendo all’ultimo Hamish Watson che aveva contratto il Covid. Finora per lui è stato un entrare e uscire dal giro della nazionale, ma nel nuovo ciclo della Scozia vuole ritagliarsi un ruolo importante.

Per l’Italia, ovviamente, il volto nuovo è quello di Louis Lynagh, esordiente. Classe 2000, nato a Treviso nel momento in cui il padre Michael, leggendario numero 10 dei Wallabies, giocava al Benetton, ha scelto di rappresentare l’Italia dopo aver partecipato a diversi camp della nazionale inglese, senza però mai giocare con il XV della Rosa. Gioca attualmente agli Harlequins, ma alla fine della stagione si trasferirà nella sua città natale per giocare in biancoverde. Dotato di grande rapidità e di un notevole impatto fisico, Lynagh promette di poter essere un notevole upgrade alla sempre maggiore profondità degli Azzurri nel triangolo allargato.

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Inghilterra-Irlanda

Inghilterra e Irlanda sono le squadre che hanno cambiato meno rispetto alle scorse giornate del Sei Nazioni 2024.

Nella quarta giornata l’Irlanda ripresenterà lo stesso XV che ha giocato nel primo turno contro la Francia, con l’unica eccezione di Iain Henderson al posto dell’infortunato James Ryan come seconda linea in panchina.

Nell’Inghilterra due piccole novità. Prima partenza da titolare in carriera per l’ala degli Exeter Chiefs Immanuel Feyi-Waboso, 21 anni. A Edimburgo, nella scorsa giornata, ha dimostrato tutto il suo talento segnando la prima meta internazionale e mettendosi in mostra nel tempo a lui concesso in campo con la velocità esplosiva che lo contraddistingue. La sua assenza dal ritiro inglese per preparare un esame della facoltà di medicina la scorsa settimana non ha inciso sulle scelte dello staff. A Twickenham contro l’Irlanda sarà la partita più importante della sua vita, per il momento.

Prima da titolare nel torneo di quest’anno per George Martin, classe 2001, seconda o terza linea. Avrà il numero 5 sulla schiena sabato pomeriggio. È considerato uno dei talenti più promettenti del rugby inglese e decisamente più maturo della sua giovane età. Questo sarà il suo decimo cap.

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Galles-Francia

Non lesinano sulle novità invece Warren Gatland e Fabien Galthié.

Il tecnico neozelandese dei Dragoni dà al capitano Dafydd Jenkins la maglia numero 6, schierandolo terza linea per la prima volta in carriera. Al contempo lascia a riposo i due centri veterani, Nick Tompkins e George North, per dare un’opportunità ai più giovani Owen Watkin e Joe Roberts.

Per Roberts in particolare si tratta del secondo cap in carriera dopo l’esordio estivo nel test di preparazione al mondiale contro l’Inghilterra. Il giocatore degli Scarlets, 23 anni, ha segnato 2 mete in 10 presenze in stagione e abbina rapidità e potenza a una notevole intelligenza rugbistica.

Tre esordienti nel XV titolare per la Francia: Emmanuel Meafou, Nicolas Depoortere e Leo Barré. Solo in altre rarissime occasioni una squadra si è presentata con tre o più debuttanti nei primi quindici uomini al Sei Nazioni: Lionel Faure, Julien Brugnaut, François Thrin-Duc e Julien Malzieu debuttarono per la Francia contro la Scozia nel 2008; Andrea Lovotti, Ornel Gega, Mattia Bellini e David Odiete per l’Italia contro la Francia nel 2016; Stuart Hogg, Chris Cusiter e Tom Philipp per la Scozia contro il Galles nel 2004; Owen Farrell, Brad Barritt e Phil Dowson per l’Inghilterra contro la Scozia nel 2012.

Meafou, seconda linea del Tolosa, era in predicato di essere un titolare di questa Francia già a inizio Torneo, ma un infortunio lo ha tenuto fermo. Nato in Nuova Zelanda da genitori samoani, cresciuto in Australia, è eleggibile per residenza (oltre che cittadino francese) dopo essersi trasferito a Tolosa nell’estate del 2018. Il club rossonero fu l’unico a offrire una possibilità al giocatore, rimasto senza contratto in Australia e senza sbocchi nel suo tentativo di sbarcare in NFL tramite l’International Player Pathway Program, lo stesso attualmente intrapreso da Louis Rees-Zammit. È un seconda linea fisicamente straripante, 203 centimetri per 145 chili, che la Francia puntava ad aggiungere alla squadra già da prima della Rugby World Cup.

Leo Barré è un talento classe 2002 emerso nelle fila dello Stade Français. Può giocare apertura, centro ed estremo e già dai tempi delle nazionali giovanili è un giocatore con le stimmate del predestinato. Ha tutto: gambe, fisico, piede, tecnica individuale, un alto quoziente intellettivo ovale. A 21 anni ha già 74 presenze da professionista in Top 14. Un’esperienza che spinge lo staff francese a fidarsi di lui gettandolo nel calderone del Millennium Stadium di Cardiff per la sua prima partita internazionale.

Nicolas Depoortere è ancora più giovane: nato il 13 gennaio 2003, è stato il capitano della nazionale under 20 campione del mondo lo scorso anno. Passato subito come titolare in mezzo al campo per il Bordeaux in Top 14, ha dimostrato di essere in uno stato di forma sensazionale, segnando peraltro una meta da 80 metri solo lo scorso weekend. Giocatore alto (1,94 m) ma ancora fisicamente longilineo, ha dalla sua una rapidità e una falcata che non si vedono spesso.

La Francia si affiderà inoltre a Nolann Le Garrec, giocatore che ha esordito nella prima giornata di questo Sei Nazioni e avrà la sua prima opportunità da titolare, e a Georges-Henri Colombe, pilone 25enne di La Rochelle che partirà dalla panchina per ottenere il suo primo cap internazionale.

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