Jacob Umaga, dal successo a Treviso al sogno mondiale

Il mediano di apertura dei biancoverdi ha raccontato le sue origini e ciò che vorrebbe per completare la sua carriera

(ph. Benetton Rugby)

Jacob Umaga Stade Benetton

L’inizio del campionato di United Rugby Championship del Benetton Rugby è stato profetico. Il 21 ottobre 2023 i biancoverdi portano a casa una vittoria importantissima sul campo di Cardiff grazie ad un piazzato al 79′ minuto.

Bel modo per inaugurare la stagione, ma soprattutto il segnale chiaro che l’autore del calcio, Jacob Umaga, sarebbe diventato un giocatore sempre più influenti negli equilibri della squadra.

Arrivato in Italia dopo l’improvvisa e inaspettata crisi fallimentare dei Wasps, ha gradualmente preso spazio e offerto prestazioni convincenti, fino a diventare un punto di riferimento per lo staff di Marco Bortolami.

Intervistato da Il Gazzetino, Umaga ha raccontato le sue origini, i suoi legami e il suo rapporto con lo sport, senza dimenticare un obiettivo individuale molto importante.

Jacob Umaga, dal successo a Treviso al sogno mondiale

Figlio di Mike Umaga, ex centro della nazionale samoana negli anni 90 e nipote di Tana Umaga, leggenda assoluta degli All Blacks, Jacob Umaga è cresciuto in un ambiente ricco di stimoli.

«Sono praticamente nato con un pallone da rugby in mano. A 4 anni già giocavo e non ho praticamente più smesso. Mio papà allenava, andavo a vedere le sue partite e spesso anche gli allenamenti. Non c’era solo il rugby, mi piaceva fare un po’ tutti gli sport, giocavo a calcio, cricket, basket, atletica, ma quando le cose hanno cominciato a farsi più serie mi sono reso conto che se volevo fare strada nello sport il rugby era l’unica via percorribile. Ho cominciato a rendermi conto che poteva davvero essere il mio futuro a 15 anni, quando ho dovuto scegliere tra Rugby League e Rugby Union. Ho scelto la seconda, andando nell’accademia dei Leicester Tigers. E lì ho capito che non era più solo divertimento».

Jacob Umaga incarna un mix di culture e anche di scuole rugbistiche.

«Sono nato in Inghilterra, mio papà in Nuova Zelanda, ma la sua famiglia è di Samoa. Diciamo che il sangue è mezzo inglese, mezzo samoano, quando sono con gli inglesi mi sento più samoano, quando sono coi samoani più inglese. Però devo dire che l’anno che ho passato in Nuova Zelanda, ad Auckland, mi ha fatto capire quanto quella sia la cultura probabilmente più vicina alla mia. Direi quindi che sono un mix, faccio fatica a identificarmi in un solo paese onestamente».

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La vita in Italia e l’obiettivo a lungo termine

Alla domanda sul suo rapporto con l’Italia e con la città di Treviso, ha risposto: «Mi sto trovando molto bene. Sono sincero, prima di firmare mi sono guardato qualche video della squadra, ma della Benetton e di Treviso non conoscevo davvero nulla. Ora, però, ho firmato il rinnovo per altri due anni quindi resterò qua ancora per un po’».

Uno step di crescita personale che lo ha messo in condizione di conoscere una realtà differente.

«Adattarsi a una nuova cultura non è mai facile, ma sto apprezzando il vivere lontano dal mio paese. Io adoro la pizza e qui ne sto trovando di favolose, ma in generale la qualità del cibo è notevole. Rispetto all’inghilterra mi sembra che tutto proceda con più calma, sono tutti più rilassati, che in molti casi è un bene, altre volte meno. Il traffico attorno alle mura della città è ciò che soffro di più, non sono abituato. L’italiano comincio a capirlo, soprattutto se si parla di rugby, mentre a parlarlo faccio ancora parecchio fatica».

Dopo aver parlato dei suoi idoli familiari (suo padre e suo zio), Jacob Umaga ha detto di ispirarsi anche Dan Carter e alla stella del Rugby League Benji Marshall. Infine lo scopo di una intera carriera: «Giocare una Coppa del Mondo. Ci è riuscito mio zio, ci è riuscito mio padre, evorrei essere il prossimo Umaga a giocarne una».

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