Leonardo Marin e l’infortunio alle spalle: “Sembrava non ci fosse una fine, adesso mi godo questo momento”

Il Benetton Rugby ha ritrovato definitivamente il giovane talento dopo 2 anni difficili

Leonardo Marin dalla piazzola

L’impatto di Leonardo Marin nel rugby seniores è stato immediato. Nel 2021 entra a far parte della rosa del Benetton e dimostra rapidamente le sue qualità al piede e grande personalità nella gestione del gioco.

Poi Kieran Crowley ad inizio 2022 lo lancia nel palcoscenico del Sei Nazioni, affidandogli compiti tattici importanti.

Dalla vittoria con il Galles del 19 marzo 2022, Marin sostanzialmente sparisce dai radar della nazionale e del Benetton, non per scelta sua ovviamente.

A fermarlo è un brutto infortunio che a causa di molteplici ricadute si trasforma in un vero e proprio calvario durato 2 anni.

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Leonardo Marin e l’infortunio alle spalle: “Sembrava non ci fosse una fine, adesso mi godo questo momento”

Intervistato da gazzetta.it dopo la positiva prova nel derby di United Rugby Championship fra Benetton e Zebre, il versatile apertura/centro classe 2002 di origine veneta ha spiegato cosa è successo in questo lungo segmento temporale.

“Fisicamente ora sto bene, ho avuto tanti alti e bassi e ho dovuto ricominciare da zero dopo il secondo infortunio alla tibia, ma è stato meraviglioso tornare in campo. Sono più sereno e positivo adesso”, spiega Marin.

A rendere tutto più difficile è stato un insieme di problemi fisici. Non solo la tibia, ma anche delle fastidiose ernie. Tutto ciò nella fase iniziale.

“È stato strano, quando mi sono fratturato la tibia la prima volta (novembre 2022, ndr) l’infortunio in teoria non sarebbe stato così grave da tenermi fuori così tanto. Dopo essermi fatto male però ci sono state delle complicazioni, già mi portavo dietro anche due ernie inguinali, poi quando ho provato a rientrare dal primo infortunio mi sono nuovamente fratturato la tibia, e a quel punto ho dovuto ricominciare tutto da capo ma a ritmi molto più lenti. Chiaramente abbiamo dovuto prendere tutto con molta calma, nel frattempo mi sono operato alle due ernie, c’è voluto il suo tempo, il rientro in campo è stato graduale”.

La riabilitazione e la forza mentale

Alla domanda su come sia andato l’iter riabilitativo, Marin ha spiegato: “Principalmente, quando mi sono fatto male, ho avuto una prima fase di completo scarico in cui non potevo né muovermi troppo né caricare sulla gamba infortunata. Facevo una vita normale, ma senza mettere carico sulla tibia. Poi ho fatto tanti esercizi per il piede, per la caviglia e per rinforzare il polpaccio: è stato fatto un lavoro di prevenzione sulla tibia. Ci sono stati tanti alti e bassi perché ho dovuto fare questo percorso due volte e ricominciare da capo. Alla fine sono riuscito a caricare sulla gamba, poi a correre e a saltare, fino a tornare in campo”.​

Durante l’estate 2023 arrivano le prime convocazioni di Kieran Crowley in vista del mondiale. Inaspettatamente Leoanardo Marin è nel listone iniziale. Il recupero è vicino, ma non ancora concluso. Il biglietto aereo per la Francia non arriva.

“Mi aspettavo di tornare molto prima, inizialmente sembrava dovessi riuscire a tornare in campo ad agosto, poi si è parlato di settembre, poi ancora di ottobre e novembre quindi ormai sarei stato fuori tempo per il Mondiale. Inizialmente c’era qualche speranza, ma sapevo che sarebbe stato difficile andare in Francia. Alla fine mi sono reso conto che non ce l’avrei fatta. Sono tornato a novembre, anche perché non avrebbe avuto nemmeno senso forzare troppo la cosa. Volevo solo ricominciare a stare bene e tornare al 100%”.

Un atleta giovane e in rampa di lancio non è preparato ad affrontare una sfida così dura. Per questa ragione, anche a livello psicologico Marin è dovuto uscire con le sue forze da un periodo molto complesso.

“È stata dura perché non vedevo la fine, mi sembrava quasi impossibile ricominciare a stare bene, era tutto un continuo rinviare. Il non avere delle tempistiche esatte e non sapere con certezza quando sarei rientrato. Razionalmente sapevo che un giorno avrei ricominciato a giocare, ma in quel momento mi sembrava non ci fosse una fine. Guardandomi indietro sono orgoglioso di quello che ho fatto. Mi godo questo momento il più possibile, so che non c’è mai niente di certo e quindi cerco sempre di dare il massimo”.

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