Ritiri e trasferimenti, come cambia il rugby internazionale dopo la Rugby World Cup 2023

Chi saprà rinnovarsi al meglio per il prossimo ciclo mondiale?

Ritiri e trasferimenti: come cambia il rugby internazionale dopo la Rugby World Cup 2023 – ph World Rugby

Sembra finita ieri la Rugby World Cup 2023 ma è già in corso una piccola rivoluzione nel mondo del rugby internazionale da quando Siya Kolisi ha alzato la Webb Ellis Cup per gli Spiringboks e dopo l’addio di molti protagonisti della scena alla loro nazionale. Tra ritiri, trasferimenti in club stranieri e cambi di allenatori, le maggiori nazionali mondiali sono da ricostruire.

Non che ci sia niente di strano: la Coppa del Mondo è la regina delle competizioni, la stella cometa che orienta le federazioni, le nazionali, i club, gli staff e i giocatori, che si gestiscono e organizzano il proprio operato in cicli scanditi dalle varie edizioni della Rugby World Cup.

Va da sé che la Coppa del Mondo transalpina da poco alle spalle non possa fare eccezione e segni il saluto internazionale di numerose stelle nel firmamento del rugby, come ci ricorda l’Equipe francese.

Come cambiano le prime della classe dopo la Rugby World Cup 2023

Il Sudafrica Campione del Mondo in carica potrebbe paradossalmente rappresentare uno dei casi più eclatanti. La squadra degli Springboks è stata infatti assieme all’Argentina la più vecchia per età media tra le partecipanti alla Coppa del Mondo. Ha già salutato Duane Vermeulen, 37 anni, ma potrebbero aggiungersi presto Willie Le Roux, 34 anni, Trevor Nyakane, 34 anni, Deon Fourie, 37 anni.

E c’è soprattutto da chiedersi come arriveranno a difendere la prossima Coppa del Mondo i vari Steven Kitshoff, Bongi Mbonambi, Frans Malherbe, Eben Etzebeth, Franco Mostert, Siya Kolisi,  Pieter-Steph du Toit, Damian de Allende e Faf de Klerk, tutti ultra trentenni.

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Non sembra passarsela meglio la Nuova Zelanda: alla delusione per la medaglia d’argento alla Rugby World Cup 2023 si aggiungerà infatti la difficoltà di sostituire veri e propri pilastri degli All Blacks, non solo per gli abbandoni della scena internazionale ma anche per i trasferimenti in Giappione di parecchi titolari dell’era di coach Ian Foster.

Si ritirano infatti Sam Whitelock, Dane Coles, Aaron Smith e Brodie Retallick, tutti nazionali da più di dieci anni. E in terra nipponica giocheranno per almeno un anno Richie Mo’unga, Beauden Barrett, il capitano Sam Cane e Shannon Frizell.

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Per quanto riguarda l’Irlanda il nome che fa più rumore tra i ritiri è quello del leader Johnny Sexton che si è ritirato dopo la terribile sconfitta nei quarti di finale contro la Nuova Zelanda. I suoi sostituti ideali Ross Byrne e Jack Crowley si sono già messi in mostra più volte, al Leinster il primo, in nazionale il secondo, ma resta da vedere se sapranno raggiungere l’altezza di Johnny Sexton e raccoglierne appieno l’eredità.

Soprattutto perché lo spogliatoio irlandese potrebbe perdere anche dei veterani della caratura di Conor Murray e Peter O’Mahony, entrambi 34enni annunciati a fine carriera; oltre a Keith Earls che ha già ufficializzato il suo ritiro.

La Francia invece perde due giocatori, ma importanti. Si tratta di Uini Atonio, 33 anni, e Romain Taofifénua, 33 anni, due veri colossi dei Bleus che così bene hanno saputo interpretare il rugby fisico di Fabien Galthié negli ultimi quattro anni.

Come pilone destro in particolare Uini Atonio sembra non avere rivali in Francia né sostituti e chi ha vestito la numero 3 della nazionale al suo posto negli ultimi anni: Dorian Aldegheri, Sipili Falatea e Demba Bamba non è stato capace di eguagliarlo, sia nella prestazione in mischia sia nell’impatto offensivo. Tutta da scoprire poi la potenzialità di Thomas Laclayat.

In seconda fila invece la partenza di Romain Taofifénua dovrebbe essere meglio compensata considerando i numerosi “5” a disposizione di Fabien Galthié: Thibaud Flament, Paul Willemse, Bastien Chalureau, Emmanuel Meafou, Posolo Tuilagi.

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Le altre nazionali in rifondazione dopo la Rugby World Cup 2023

La crisi del Galles sembra non avere fine, anche se alla fine del tunnel c’è sempre coach Warren Gatland. Oltre ai noti problemi legati agli addii a ridosso della Coppa del Mondo di Alun Wyn Jones, Justin Tipuric, Josh Navidi e Rhys Webb, i Dragoni hanno perso infatti due dei giocatori più influenti dell’ultimo decennio: Dan Biggar e Leigh Halfpenny, e sanno anche che l’ex capitano Ken Owens, 36 anni, potrebbe ritirarsi presto o non arrivare in condizione alla prossima Rugby World Cup.

Saprà per l’ennesima volta il geniale coach Warren Gatland far emergere giovani stelle? La missione sembrerebbe molto complessa ma le recenti prestazioni di Louis Rees-Zammitt, Rio Dyer, Christ Tshiunza, Dafydd Jenkins, Tommy Refell potrebbero far ben sperare. A guidarli poi ci sarebbe il nuovo capitano Jac Morgan, 23 anni, che ha già mostrato di avere stoffa da vendere.

Anche l’Inghilterra dal suo canto avrà a che fare con le difficoltà del rinnovamento dopo i ritiri di Courtney Lawes, Ben Youngs e Jonny May e i possibili saluti di gente come Danny Care, 36 anni, Dan Cole 36 anni, e Joe Marler 33 anni, per quella che pare presagirsi come la fine di un’era per il XV della Rosa.

Stessa storia per l’Argentina, con diversi giocatori che potrebbero ritirarsi dai Pumas: Agustin Creevy, 38 anni, Francisco Gomez Kodela, 38 anni, Nicolas Sanchez, 35 anni e Juan Imhoff, 35 anni. Senatori e pedine preziosissime dell’Argentina da titolari o a gara in corso, hanno saputo far valere tutto il loro peso tecnico e di esperienza alla Rugby World Cup 2023.

Da capire anche in ottica Pumas la gestione delle strutture interne, ampiamente riviste negli ultimi anni. Il rugby argentino infatti lotta da parecchio tempo per ritrovare un posizionamento all’altezza tra i club mondiali, con la maggior parte dei suoi giocatori che giocano in Francia o Inghilterra.

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