New Zealand Maori-Sudafrica del 1921: “La partita più sfortunata di sempre”, inizio di una storia razzista

Ripercorriamo a 100 anni di distanza quello che successe nel primo tour degli Springboks in Australia e Nuova Zelanda, un viaggio segnato da molte polemiche

Ecco i Maori All Blacks che sfideranno Samoa in due test-match

New Zealand Maori-Sudafrica del 1921: “La partita più sfortunata di sempre”, inizio di una storia razzista

Nel 2021 si è tanto parlato del secolo di rivalità tra Nuova Zelanda e Sudafrica, le cui prime sfide ufficiali si giocarono nel 1921 e nel corso della storia sono sempre state segnate da un tasso di scontro difficilmente riscontrabile tra altre due squadre. A scandire il racconto di quanto accadde 100 anni fa c’è un libro, pubblicato in Nuova Zelanda, intitolato “1921 Rugby, Race & Empire” che ricostruisce gli eventi. In particolar modo è interessante scendere dalla macchina del tempo il 7 settembre 1921 a Napier, nell’Isola Nord della Nuova Zelanda. Quel giorno al McLean Park era in programma il match tra i New Zealand Maori e il Sudafrica, la cui nazionale era in tour per la prima volta in Oceania. Un lungo cammino tra Australia e Nuova Zelanda, una sfida di preparazione all’ultimo test match ufficiale con gli All Blacks dopo che i primi due si chiusero sull’1-1 (13-5 per il Sudafrica e 9-5 per gli All Blacks).

“L’evento”, se così purtroppo si può chiamare, principale del tour non è però legato a quelle tre partite ma a quella contro i Maori. Prima del match i rapporti tra le due nazioni furono a dir poco eccellenti, con i sudafricani invitati in tantissimi posti ed entusiasti di conoscere la realtà locale, visitando fattorie, scuole, municipi e anche andando alla festa di compleanno di una ragazzina di 10 anni.

I problemi però iniziarono anche prima del via alla gara. Durante l’esecuzione della Haka e di altre danze, è stato riportato che diversi sudafricani voltarono le spalle, qualcuno guardava per terra, altri se ne fregavano. Jack Blake, ala dei Maori, disse: “Quella scena ci fece ribollire di rabbia. Sam Gemmel, uno dei miei compagni più anziani, mi disse che stavamo giocando per la nostra razza”. La gara poi fu una rissa continua, con la vittoria del Sudafrica per 9 a 8 segnata da tante scorrettezze da tutte le parti. Tutte, oltre che entrambe le squadre, visto che anche il pubblico si inferocì in diverse occasioni con l’arbitro.

Sarebbe anche quasi potuta finire lì, invece lo scandalo esplose poche ore dopo la gara. Charles Blackett, un giornalista sudafricano al seguito del tour scrisse un cablogramma da mandare all’Advertiser, un giornale di Durban. Il problema fu che quel cablogramma venne letto dai vari impiegati postali, che non credevano ai loro occhi. Questa la sintesi delle parole di Blackett: “È stata la partita più sfortunata di sempre. Solo la grande pressione effettuata sul manager del Sudafrica ha fatto accettare la sfida con i Maori. Già era brutto giocare contro una formazione di nativi, ma il peggio si è raggiunto guardando gli spalti: uomini bianchi che facevano il tifo per una squadra di colore affinché sconfiggesse membri della propria razza. Gli Springboks erano disgustati”.

Il pubblico di Napier venne definito estremamente antisportivo, ma comunque il messaggio fece scandalo. È stato poi sottolineato l’atteggiamento dei giocatori sudafricani nel trattare i Maori, considerandoli allo stesso modo dei neri nella loro patria. Da parte della squadra del Sudafrica invece ci fu la volontà di smentire tutto, dicendo che quel messaggio non rappresentava il sentimento comune della selezione, che anzi ringraziava i Maori per l’ospitalità offerta.

Il “carico” però lo mise il Telegraph, un giornale neozelandese, riportando una conversazione avvenuta dopo la partita tra un funzionario sudafricano (J.M. Brown) e Ned Parata, manager della squadra Maori. Si era parlato della possibilità di far giocare la formazione neozelandese in un futuro tour in Sudafrica, ma il manager degli Springboks avrebbe risposto dicendo che sarebbe stato meglio evitare la presenza di qualsiasi Maori in Sudafrica. Il suo ragionamento verteva intorno al fatto che ne Parata, ne alcun giocatore, avrebbero trovato mai un alloggio nel suo paese.

Tutte situazioni estremamente delicate da affrontare, ma dettate anche da un fatto che in tanti ricordarono successivamente agli Springboks, rimproverati di non aver capito come la realtà neozelandese fosse molto diversa dalla loro, una realtà dove i bianchi non avevano conquistato i nativi che invece vivevano praticamente con le stesse possibilità.

L’ultimo giorno del tour del 1921, un alto ministro parlò a una cena post-partita per giocatori e funzionari dopo il terzo test a Wellington (finito abbastanza clamorosamente 0-0). Salutando i sudafricani, dichiarò che la Nuova Zelanda era orgogliosa del popolo Maori e che “Maori e Pakeha (i bianchi discendenti degli europei) sono una cosa sola in Nuova Zelanda”.

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