Non provate a casa la meta degli Hurricanes

Contro gli Highlanders hanno colpito due volte con lo stesso movimento, adeguandosi ai comportamenti delle difese moderne

Super Rugby Trans-Tasman 2021

Le innovazioni nella seconda e terza meta degli Hurricanes nel Super Rugby Aotearoa – ph. MICHAEL BRADLEY / AFP

In Highlanders-Hurricanes del Super Rugby Aotearoa, Jordie Barrett ha colpito due volte a distanza di cinque minuti, di qua e di là dall’intervallo, con le due mete scaturite da un medesimo schema di gioco.

Si sa, il campionato neozelandese è spesso laboratorio d’avanguardia per nuove variazioni, soprattutto dal punto di vista offensivo.

Quella portata in campo dagli Hurricanes, però, evitate di proporla al prossimo allenamento della vostra squadra: il livello di sofisticazione potrebbe essere leggermente differente.

La giocata, infatti, è una variazione che funziona perché gioca sui comportamenti di difese iperreattive, mostrando una cosa ben conosciuta per poi fare esattamente il contrario.

Come ha fatto notare su Twitter l’analista del Telegraph Charlie Morgan, infatti, la base di partenza è un movimento che attualmente è alla base delle strutture offensive giocate praticamente da qualsiasi squadra di alto livello nel mondo: un pod di avanti che fissa la difesa, con il giocatore centrale che passa il pallone dietro la schiena del compagno esterno a un trequarti sull’asse, innescando così un tentativo di aggiramento del muro difensivo.

Anche al Sei Nazioni è un’azione che abbiamo visto centinaia di volte, da parte di tutte le squadre.

Gli Hurricanes ribaltano la situazione e, quando il pallone va dietro al trequarti, questo cambia improvvisamente senso di gioco per un compagno che torna ad attaccare vicino al raggruppamento.

È una nuova evoluzione, probabilmente proveniente dal rugby league, dell’eterno dialogo fra attacco e difesa, dove l’uno si adatta e cerca di sfruttare i comportamenti dell’altra e viceversa. Questa azione funziona perché la difesa degli Highlanders preme forte per andare immediatamente verso l’esterno, riconoscendo un’azione alla quale sono stati di fronte in tantissime occasioni. Così facendo, però, si espone vicino, dove i giocatori sono poco densi o hanno le spalle non parallele alla linea di meta, maggiormente vulnerabili, come nella seconda occasione.

In un contesto meno evoluto, un’azione del genere probabilmente finirebbe solo per andare a trovare una difesa ancora folta, più pigra, che non ha reagito immediatamente all’azione dell’attacco ma che è in grado a quel punto di neutralizzarlo. Ecco perché, a meno che tu che leggi non faccia parte dell’élite ovale del pianeta Terra, don’t try this at home.

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