Sei Nazioni 2021: una grande Scozia si riprende la Calcutta Cup

A Twickenham finisce 6-11. Prima vittoria della Scozia in casa dell’Inghilterra dal 1983

Sean Maitland in azione al Twickenham Stadium contro l’Inghilterra – Credit: Adrian DENNIS / AFP

Inghilterra in campo con una maglia speciale (con sponsor sulle maniche e rosa “storica” sul petto), Scozia con maglia della stagione in corso su cui sono stati cuciti i nomi dei quindici giocatori che, nel 1871, sfidarono proprio i Bianchi al Raeburn Place di Edimburgo nel primo test match internazionale della storia del rugby.

La sfida per la Calcutta Cup è anche questo, tanta simbologia oltre agli ottanta minuti di battaglia sul terreno di gioco. Le squadre sono scese in campo a Twickenham in un clima surreale cui, nonostante gare giocate in autunno, si fa davvero fatica ad abituarsi – né, onestamente, ci vogliamo abituare. Giocare senza tifosi di casa poteva dare un piccolo, leggero vantaggio psicologico alla Scozia ma lo scorso anno, quando si giocò in un BT Murrayfield esaurito in ogni ordine di posto, l’Inghilterra non ha per nulla patito il clima “ostile” e ha conquistato vittoria e Calcutta Cup.

Il drop d Farrell dà il via al match e l’Inghilterra, dopo qualche fase, ha la prima occasione con Itoje che va a murare il calcio dal box di Price nei 22m scozzesi, recuperando l’ovale ma facendosi pescare da Brace (direttore di gara oggi) in un tenuto nel raggruppamento successivo.

Scampato il pericolo, la Scozia alza il baricentro conquistando due punizioni consecutive che Russell calcia in rimessa laterale. Dalla seconda penal’touche nasce un’ottima piattaforma offensiva (bello spunto di Turner), la difesa inglese si salva ma deve concedere un’altra punizione che Russell stavolta calcia tra i pali per il vantaggio (0-3).

La reazione inglese non produce pericoli e la Scozia (nonostante un altro muro di Itoje su Price) si riporta in attacco, tornando nei 22m inglesi con la terza penal’touche della gara (quinta punizione in totale concessa dai Bianchi ne primi dodici minuti). Stavolta i Dark Blues non scelgono la maul e decidono di giocare l’ovale veloce e al largo, ma dopo qualche fase un in-avanti di Ritchie vanifica gli sforzi.

Il pack inglese vince la prima chiusa del match (infrazione fischiata contro Zander Fagerson) ed alleggerisce la pressione col piede di Farrell, ma solo temporaneamente. La Scozia in questo avvio di gara resta molto concentrata e le tattiche studiate da Townsend e dal suo staff, finora, stanno dando i frutti sperati. Al 15′ May si lascia scappare un calcio dal box di Price (efficace il kick-and-chase scozzese) e dalla mischia successiva arriva un’altra punizione.

Sette, in totale, le punizioni concesse nel primo quarto di gara dai padroni di casa, davvero tante ma finora la Scozia ha trovato punti solo in una occasione e non è riuscita ad essere sufficientemente concreta in attacco. Russell e Farrell si alternano con calci di avanzamento per cercare di allargare le maglie delle difese avversarie e guadagnare terreno, ma al 23′ arriva la prima svolta (potenziale) del match col giallo a Billy Vunipola che paga un po’ per tutti dopo un placcaggio alto su Finn Russell.

Dall’ennesima penal’touche nasce una buona azione offensiva della Scozia ma la difesa inglese riesce a tenere l’ovale di Watson alto. Si riparte con mischia ai 5m per i Dark Blues da cui nasce un’altra punizione (tardo pomeriggio, finora, davvero pesante per gli inglesi dal punto di vista della disciplina) e dopo qualche minuto di pressione la Scozia concretizza finalmente superiorità numerica e di gioco andando in meta con Duhan van der Merwe.

L’ala, ricevuto l’ovale al largo da Turner (che a sua volta è stato servito da un bel passaggio di Redpath), si invola verso la linea di meta trascinandosi oltre gli avversari in disperato tentativo di interrompere la sua avanzata. Russell spedisce la trasformazione di poco a lato ma alla mezz’ora la Scozia si porta oltre il break (0-8).

Owen Farrell da quaranta metri riporta sotto i suoi alla prima, vera occasione (punizione concessa in posizione centrale) e nonostante gli sforzi, il risultato è 3-8 quando l’Inghilterra torna in parità numerica. Hogg e Russell pasticciano alla ripresa del gioco e rischiano di crearsi un grosso problema, ma poco dopo è un’altra scorrettezza commessa dalla Scozia che regala a Farrell l’occasione di aggiungere altri tre punti al tabellino. Il TMO pesca Russell in un placcaggio irregolare a Ben Youngs e la Scozia resta cosi, a sua volta, in inferiorità al 37′, prima che l’apertura dei Saracens trovi i pali fissando il risultato sul 6-8 con cui le squadre vanno a riposo

La Scozia torna in campo in quattordici per altri otto, lunghi minuti quando Hogg dà il via alla ripresa. Otto minuti che sono già un test importante per la fiducia mentale della Scozia, per testare la capacità dei Dark Blues di far fronte alla prima vera difficoltà del Torneo.

La Scozia risponde alla grande, schiacciando l’Inghilterra nei propri 22m e conquistando tre punizioni consecutive. Russell, tornato in campo, decide di tornare sul primo vantaggio e, da sotto i pali, allunga il vantaggio scozzese (6-11) prima di mancare, da posizione piuttosto favorevole, un altro calcio pochi minuti dopo.

Stuart Hogg, finora un po’ in ombra, trova un calcio di avanzamento ‘mostruoso’ che ricaccia l’Inghilterra nei propri 5m. I Bianchi continuano a commettere errori ed infrazioni ma la Scozia non riesce a trovare la meta che potrebbe, a questo punto della gara, spostare davvero gli equilibri.

La difesa inglese continua a tenere, nonostante evidenti difficoltà, quando la gara entra nell’ultimo quarto e il risultato resta apertissimo. La Scozia è aggressiva in tutti i breakdown e concede pochissimo ai Bianchi, che a loro volto difendono forte e provano a sfruttare ogni minima occasione che si crea. Si gioca davvero sui dettagli ormai e, come detto per i primi minuti del secondo tempo, anche gli ultimi dieci sono un ulteriore test per le ambizioni di ‘grandezza’ della Scozia.

Il gioco è molto frammentato ma la Scozia tiene i nervi saldi, vince una chiusa e il calcio di Russell costringe May a commettere un in-avanti poco fuori i propri 22m. Il pack scozzese tiene il possesso e dalla mischia nasce un’azione multi-fase, con la Scozia che decide di scegliere sempre il pick-and-go per cercare la punizione che chiuderebbe i giochi – e, nel frattempo, far correre il cronometro.

Russell, servito da Jonny Gray, prova il drop ma il suo tentativo è sballato, Steele recupera l’ovale ma il suo calcio d’avanzamento è sbagliato e l’Inghilterra, col cronometro rosso, ha un’ultima chance. I Bianchi ripartono da una mischia chiusa sui propri 10m e provano a risalire il campo ma perdono l’ovale dopo qualche fase.

Finisce 6-11, la Scozia vince a Twickenham dopo 38 anni con una prova di “testa e cuore”, per l’Inghilterra tanto lavoro da fare.

Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Anthony Watson, 13 Henry Slade, 12 Ollie Lawrence, 11 Jonny May, 10 Owen Farrell (C), 9 Ben Youngs, 8 Billy Vunipola, 7 Tom Curry, 6 Mark Wilson, 5 Jonny Hill, 4 Maro Itoje, 3 Will Stuart, 2 Jamie George, 1 Ellis Genge
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Beno Obano, 18 Harry Williams, 19 Courtney Lawes, 20 Ben Earl, 21 Dan Robson, 22 George Ford, 23 Max Malins

Marcatori Inghilterra
Mete:
Trasformazioni:
Punizioni: Farrell (33′, 38′)

Scozia: 15 Stuart Hogg (C), 14 Sean Maitland, 13 Chris Harris, 12 Cameron Redpath, 11 Duhan van der Merwe, 10 Finn Russell, 9 Ali Price, 8 Matt Fagerson, 7 Hamish Watson, 6 Jamie Ritchie, 5 Jonny Gray, 4 Scott Cummings, 3 Zander Fagerson, 2 George Turner, 1 Rory Sutherland
A disposizione: 16 David Cherry, 17 Oli Kebble, 18 WP Nel, 19 Richie Gray, 20 Gary Graham, 21 Scott Steele, 22 Jaco van der Walt, 23 Huw Jones

Marcatori Scozia
Mete: van der Merwe (30′)
Trasformazioni:
Punizioni: Russell (6′, 48′)

Matteo Mangiarotti

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