Eddie Jones contro le critiche: “Irrispettosi nei confronti dei giocatori”

Nonostante la vittoria la stampa e il pubblico inglesi criticano il piano di gioco del tecnico

Eddie Jones ha risposto alle critiche in conferenza stampa – ph. Sebastiano Pessina

Avere i tifosi allo stadio è grande cosa, anche se solo duemila fortunati hanno avuto la possibilità di assistere alla finale tra Francia e Inghilterra, disseminati fra gli spalti dell’immenso Twickenham. Fortuna che hanno trovato a tratti non così grande, se è vero che in un momento di prolungato ping pong tra le due formazioni si sono potuti sentire i boo del pubblico.

Nonostante la vittoria della partita, una nazionale imbattuta in tutto il 2020 e la conquista di Sei Nazioni prima e Autumn Nations Cup poi, la stampa inglese è tornata all’attacco nei confronti di Eddie Jones e del suo gioco offensivo monotono, della strategia zero rischi della sua squadra.

Nelle vittorie contro Italia, Georgia, Irlanda e Galles, gli inglesi si erano già uditi alcuni mugugni dall’altra parte della Manica per il continuo gioco tattico con il piede. Dopo la finale, dove l’Inghilterra ha estremizzato ancor più il piano di gioco, senza rischiare mai e continuando a calciare in maniera continuativa anche quando la situazione sembrava oramai disperata, i lamenti hanno finalmente preso definitivo corpo nelle parole di Stuart Barnes sul Times e Andy Bull sul Guardian, tra gli altri.

Leggi anche “Allarme Rugby: L’esasperazione del gioco al piede ammazza lo spettacolo?”

Critiche che Eddie Jones non ha recepito benissimo: “Posso solo dire che penso siate totalmente irrispettosi nei confronti dei giocatori, criticando il loro rugby?”

“Considerate che i giocatori sono usciti da una stagione di 10 mesi senza aver tempo di prepararsi per la finestra internazionale.”

“Se penso che il rugby sia solo a proposito di vincere o sia importante anche lo spettacolo? La trovo una domanda un po’ infantile. Certo che dobbiamo vincere. Se non vinciamo, non alleniamo.”

“In termini di rugby: pensate che andiamo là fuori e non vogliamo giocare un buon rugby? State davvero chiedendomi questo? Qualche volta non si può giocare un bel rugby, quindi mi scuso. Mi scuso.”

“Se avessimo fatto correre il pallone da ogni parte del campo e avessi perso 30 palloni e fossimo stati sconfitti 30-15, chiedereste perché non abbiamo calciato di più. Questi sono i migliori giocatori al mondo e voi mi state dicendo che giocano in un certo modo perché non vogliono giocare un bel rugby? Siate rispettosi.”

In effetti, la questione sollevata dagli addetti ai lavori sembra ignorare il fatto che per tutto il secondo tempo la Francia ha messo il naso nella metà campo avversaria per un tempo davvero irrisorio. Il piano di gioco zero rischi dell’Inghilterra, basato sul dominio aereo, ha fruttato quantità di possesso e territorio davvero industriali.

Se lo spettacolo è stato limitato e se l’Inghilterra è stata costretta a vincere ai supplementari, non senza l’aiuto di alcune imprecisioni arbitrali, è da una parte merito di una prestazione oltre le aspettative della orgogliosa formazione francese e dall’altra di una miriade di errori della squadra in maglia bianca: una percentuale ai pali mai vista, in senso negativo, da parte di Owen Farrell, palloni perduti in-avanti, brutte scelte ed esecuzioni con la palla in mano, come sottolineato più volte anche da Paul Griffen in telecronaca.

Temi tattici, prima che strategici, che tornano a portare l’attenzione su un’Inghilterra il cui aspetto mentale è spesso il primo nemico da battere. La Francia è stata brava a togliere progressivamente certezze agli avversari, a mettere pressione su di loro, e a replicare in piccolo lo stesso processo che ha portato gli inglesi a uscire autonomamente di partita dalla finale della Rugby World Cup. E’ questo il grande punto sul quale la stampa dovrebbe interpellare Eddie Jones, a prescindere dai titoli e dalle vittorie ottenuti nel 2020: perché questa Inghilterra è capace di prestazioni come quella contro l’Irlanda, e poi di entrare in una corto circuito mentale e attitudinale come quello di domenica pomeriggio.

Lorenzo Calamai

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