Eddie Jones lancia l’allarme: “Il rugby? Sta diventando troppo simile al football americano”

Il coach dell’Inghilterra analizza l’evoluzione del gioco negli ultimi vent’anni

eddie jones rugby world cup 2019

Eddie Jones, allenatore dell’Inghilterra (ph. Sebastiano Pessina)

“Abbiamo bisogno di un rugby di qualità superiore. Il gioco si è gradualmente spostato lungo una traccia e non è stato analizzato abbastanza attentamente. Ora abbiamo uno scenario che è quasi simile a quello della National Football League (NFL di football americano)”, parole e musica di Eddie Jones.

Il vulcanico allenatore inglese, intervenuto nel corso di una trasmissione rugbystica neozelandese, ha quindi affermato che gli sport giocati con “palle ovale” si stanno progressivamente avvicinando nel loro percorso di crescita e di sviluppo della partite e delle regole.

Il tasto dolente per Jones sembra essere quello della mischia, con i reset dei due raggruppamenti individuati come vero e proprio punto debole dello svolgimento degli ottanta minuti: “Pensandoci un po’ si dovrebbe trovare una penalità che non consenta di calciare verso i pali dopo aver ottenuto un fallo a favore in mischia – afferma – magari far ripartire giocando rapidamente o favorendo le successive possibili touche. Quello che dobbiamo ottenere è che tutto sia maggiormente movimentato”.

Poi continua facendo una riflessione sull’eccessiva ricerca di fitness a discapito delle abilità tecniche: “Si è data troppa importanza all’aspetto fisico, va ripristinata la continuità nel gioco. In questo senso la National Rugby League mi sembra un buon esempio”.

Successivamente una proposta: “In panchina bisognerebbe avere solo sei riserve, questo aumenterebbe la fatica dei giocatori in campo e si potrebbero vedere finali di gara con più giocate alla mano in spazi aperti: tre prime linee, un seconda/terza linea, un mediano e un utility back a disposizione per le sostituzioni”.

Poi conclude facendo un’ulteriore riflessione sulla forza fisica: “Passando da Graham Henry a Steve Hansen, gli All Blacks hanno portato la loro percentuale di vittorie dall’80 al 90%. In passato giocando contro di loro provavamo a metterli in difficoltà proprio sulle fasi statiche, ma questo continuo allenamento ha condotto anche loro a diventare fortissimi in queste aree modificandone uno stile che invece prima era più aperto. Una scelta che di conseguenza è ricaduta anche sulle altre formazioni, come Inghilterra e Sudafrica, chiamate a seguire questa linea per provare a superarli”.

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