Leggende ovali: a tutta velocità con Bryan Habana

Una delle ali più iconiche degli ultimi vent’anni di rugby

ph. Sebastiano Pessina

“Corri ragazzo laggiù, vola tra i lampi di blu”, l’inizio della celebre sigla del cartone animato Jeeg Robot potrebbe tranquillamente essere utilizzata per descrivere una delle ali più straordinarie che la storia del rugby abbia visto calcare i campi da gioco negli ultimi vent’anni: il sudafricano Bryan Habana.

Letteralmente un ghepardo. Correva i 100m in 10.2 secondi, slalomeggiava al largo come un moderno “Alberto Tomba” e segnava mete a ripetizione.

La rivelazione totale al mondo sportivo avviene nel 2007, quando nella Rugby World Cup giocata in Francia si veste dei panni del supereroe per trascinare gli Springboks al secondo trionfo iridato della loro storia.

Nella storia dei Mondiali segnerà complessivamente (2007-2011-2015, quelli da lui disputati) ben 15 mete – record assoluto per un singolo giocatore – che contribuiranno ad un totale nella sua carriera internazionale, fatta di 124 caps, di 67 segnature pesanti; l’ultima delle quali contro l’Italia nel 2016, in una giornata dolcissima per gli azzurri, visto che poi arriverà il trionfo 20-18 all’Artemio Franchi sui sudafricani.

Oltre alla nazionale con cui ha avuto una carriera di 13 anni (2004-2017), nella quale vanno menzionati anche i successi del Rugby Championship 2009 e l’affermazione nella serie contro i British & Irish Lions dello stesso anno, Bryan Habana ha avuto anche una importante militanza nei club: dall’Emisfero Sud a quello Nord.

I Bulls, con cui ha vinto il Super Rugby nel 2007 e nel 2009, poi un triennio agli Stormers e infine il grande salto in Francia, nel Top14 ai “Galacticos” del Tolone; con i quali ha alzato al cielo due Champions Cup e uno scudetto transalpino.

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