Il Sei Nazioni non esclude la pay tv dal suo futuro prossimo, in UK

Sky Sports pare essere la favorita per trasmettere il torneo, dal 2022. Ma tutto è ancora in via di definizione

Rugby World Cup 2019, operatori tv (ph. Sebastiano Pessina)

Per la prima volta dal 2000, nel Regno Unito, il Sei Nazioni potrebbe essere trasmesso – a partire dal 2022 – su una pay tv. Nonostante sia ancora tutto in fase di definizione, con le proposte delle varie aziende media interessate che verranno formalizzate ufficialmente nel corso delle prossime settimane, l’apertura in tal senso è arrivata direttamente da Benjamin Morel, alta carica dirigenziale del Six Nations.

A più riprese, l’amministratore delegato del torneo ha fatto sapere che, anche se una decisione, in una direzione (tenere il Sei Nazioni free) o nell’altra (pay tv) non è ancora stata presa, di fronte ad un’offerta di un certo tipo (Rugby Paper ha ipotizzato un esborso di 300 milioni di sterline, da parte di Sky, per assicurarsi il rinnovato pacchetto di diritti ovali – con il torneo maschile, quello femminile, quello under 20 e i test autunnali, tutti compresi – almeno fino al 2024) non è possibile escludere la soluzione della tv a pagamento.

Attualmente, i diritti tv del torneo – con scadenza 2021 – in UK, appartengono a ITV e BBC (unitesi per riuscire a competere con i colossi pay), con le partite trasmesse integralmente in chiaro. Il nuovo bando, tuttavia, non consente la possibilità di formalizzare offerte “condivise”, con Sky, dunque, che appare come la grande favorita in una corsa il cui esito potrebbe mutare radicalmente il panorama televisivo (e non solo) del torno più prestigioso dell’emisfero nord.

Una possibilità che ha creato qualche malumore tra gli appassionati britannici convinti che il Sei Nazioni sia parte integrante della cultura UK, e che la sua copertura debba, dunque, essere garantita in chiaro, affinché il Torneo sia raggiungibile dal maggior numero possibile di persone.

In Galles, addirittura, il parlamentare Kevin Brennan si sarebbe preso la briga di presentare una mozione affinché il governo renda il  torneo, attualmente di categoria B , un evento sportivo di categoria A (ossia di quelli per cui è obbligatoria la trasmissione free to air).

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